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Altri spunti di preghiera per l’Afghanistan
Una risorse di Porte Aperte
Roma (AEI), 18 agosto 2021 – L’Afghanistan è uno dei paesi più chiusi al Vangelo al mondo. Non a caso è alla seconda posizione della World Watch List di Porte Aperte (preceduto solo dalla Corea del Nord) e proprio la sua estrema chiusura rende difficile un conteggio accurato dei credenti presenti nel paese. Nei vari report internazionali si parla di un minimo di qualche centinaio ad un massimo di circa 8000 cristiani, a fronte di una popolazione totale di 38 milioni. I cristiani si radunano segretamente nelle case. Negli ultimi giorni, dalle poche testimonianze a disposizione, si registrano già minacce verso chi è sospettato di essere cristiano. Negli ultimi anni il lavoro missionario nel paese è stato svolto soprattutto tramite canali satellitari, radio, internet e persino telefonici e affidandosi ai neo-convertiti venuti a contatto con il Vangelo mentre si trovavano all’estero.
“La preghiera per l’Afghanistan non sia solo un emoji”
Un invito da parte di un’operatrice evangelica
Roma (AEI), 18 agosto 2021 – Si intitola “La tragedia dell’Afghanistan. Non bastano le mani giunte sui social” un articolo di Valeria Marzano su www.locicommunes.it, magazine di cultura evangelica. L’autrice è coinvolta da dieci anni in un’opera evangelica (frutto della collaborazione tra chiese locali e agenzie missionarie) a favore di profughi, molti dei quali sono afghani.
Dopo aver ricordato la drammaticità della situazione nel Paese, l’articolo plaude ai tanti inviti alla preghiera che circolano sui social da parte di credenti evangelici. E’ bene e giusto pregare in questo momento in quanto la preghiera non è l’ultima risorsa, ma la prima. L’articolo, tuttavia, contiene anche alcuni inviti per far sì che la preghiera non sia solo emotiva e passeggera.
Vicini al popolo afghano, severi sul ruolo dell’Occidente
L’AEI invita il popolo evangelico alla preghiera e ad una presa di responsabilità
Roma (AEI), 18 agosto 2021 – Le notizie drammatiche che arrivano dall’Afghanistan, a seguito del ritiro delle truppe alleate che si è consumato in questa metà di agosto, ci addolorano grandemente ma nello stesso tempo ci incoraggiano a pregare ed agire in favore del popolo afghano. Siamo consapevoli della sofferenza che il popolo afghano sta subendo che va ad aggiungersi ad anni di privazioni, violenze, illusioni perpetrate e promesse non mantenute. Allo stesso modo siamo coscienti della prova e della persecuzione che anche i cristiani stanno affrontando lì in questi drammatici momenti.