“Avanti col grande Mandato: celebrando il 50 anniversario del Patto di Losanna”

La Settimana Internazionale di Preghiera dell’Alleanza Evangelica Europea

Roma (AEI), 7 dicembre 2023 – Si terrà dal 14 al 21 gennaio 2024 la Settimana Internazionale di Preghiera (SIP) indetta dall’Alleanza Evangelica Europea. A partire dal 1861, l’Alleanza promuove la Settimana Internazionale di Preghiera nella prima metà del mese di gennaio. All’inizio fu qualcosa di rivoluzionario, perché i suoi ideatori erano convinti che, senza dover rinunciare alla propria specifica identità, fosse possibile a credenti di diverse chiese, uniti dalla stessa fede nel Gesù presentato nelle Scritture, fraternizzare attraverso la preghiera. Si trattava, non di pregare per ritrovare un’unità perduta, ma di rallegrarsi piuttosto perché si era uniti in Cristo, nonostante diversità secondarie.

L’Alleanza non nacque sotto la spinta di sollecitazioni burocratiche, o del bisogno di visibilità, o della possibilità di sentirsi più forti. Prese origine, invece, da un autentico fervore spirituale e dottrinale. Fin dal suo sorgere, l’Alleanza ha sostenuto la necessità del reciproco riconoscimento tra credenti sulla base di una comune piattaforma dottrinale. Essa non ha mai dato per acquisito il consenso né ha fatto conto che esista, ma ha piuttosto cercato di testimoniarlo.

La «Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani» (SPUC) patrocinata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e dalla Chiesa cattolica romana è nata molto più tardi (1958) per iniziativa del «Centro ecumenico per l’unità cristiana» di Lione. Le due iniziative hanno visioni dell’unità cristiana profondamente diverse e non devono essere confuse. La Settimana dell’Alleanza Evangelica si basa sull’unità tra i nati di nuovi, quella ecumenica sull’unità tra i battezzati delle chiese.

In genere, ogni anno un’Alleanza Evangelica di un Paese diverso provvede a fornire i materiali per la preghiera. Sono incoraggiati incontri tra credenti di chiese diverse e momenti speciali di preghiera all’interno delle singole chiese. Quest’anno i materiali della SIP sono stati curati dalla Commissione teologia e dialogo dell’Alleanza Evangelica Italiana.

Il materiale della SIP in lingua italiana è accessibile anche dall'App per la lettura della Bibbia "YouVersion". Si può cercare tra i piani di lettura e preghiera con il titolo INSIEME IN MISSIONE.

PROGRAMMA
Settimana internazionale di preghiera 2024

Nel linguaggio evangelico, Losanna evoca un congresso per l’evangelizzazione (1974) che ha dato una svolta nella vita dell’evangelismo contemporaneo. Ad esso parteciparono 2700 persone da più di 150 Paesi che diedero vita ad un convegno dall’importanza storica in quanto fu un punto di incontro e di rilancio degli evangelici da tutto il mondo. Losanna evoca anche un movimento che si è sviluppato ed è proseguito in numerosi convegni, documenti e in due successivi congressi (Manila 1989 e Città del Capo 2010) mentre è previsto il quarto congresso di Losanna per il 2024 a Seul (Corea). Infine, Losanna parla di uno spirito contrassegnato da una visione della missione olistica e collaborativa.

Uno dei frutti del congresso di Losanna fu il Patto che è una dichiarazione della fede evangelica che è diventata un punto di riferimento per la missione dei credenti evangelici nel mondo. A 50 anni di distanza, questa Settimana internazionale di preghiera dell’Alleanza evangelica europea ci dà l’occasione per riconsiderare e mantenere quel Patto volendo alimentare il movimento di fedeltà all’evangelo e la passione per la missione. Con lo stesso “spirito” di umiltà e penitenza che caratterizzò Losanna, vogliamo pregare ed impegnarci ad essere insieme in missione per rispondere al grande mandato del Signore Gesù, facendoci accompagnare dai singoli articoli che compongono il Patto di Losanna.

Il testo del Patto di Losanna è qui: https://www.alleanzaevangelica.org/documenti/2014-4_pattodilosanna.pdf

Altre risorse per approfondire:
J. Stott, Tutta la chiesa deve portare tutto il vangelo a tutto il mondo. Un commento al Patto di Losanna, Chieti, GBU 2010.
M.S. Dahle, L. Dahle, K. Jörgensen (edd.), The Lausanne Movement. A Range of Perspectives, Oxford, Regnum Books 2014.
Av.Vv., “Lo spirito di Losanna quarant’anni dopo”, Certezze 1 (2014).
Aa.Vv., “L’eredità di Losanna (1974-2014)”, Studi di teologia NS XXVI (2014) N. 52.

Il materiale della SIP di quest’anno è stato coordinato dalla Commissione teologia e dialogo dell’Alleanza evangelica italiana. Esso contiene una meditazione sugli articoli del Patto di Losanna, argomenti di preghiera e di confessione e un quotidiano spunto di preghiera.

14 gennaio: Celebrare l’Iddio Trino (art. 1)
15 gennaio: Affidarsi e sottomettersi alla Parola di Dio (art. 2)
16 gennaio: Gesù Cristo, l’unico e il solo (art. 3)
17 gennaio: Condividere l’evangelo in modo olistico (artt. 4-5, 10-11)
18 gennaio: Insieme in missione (artt. 6-9)
19 gennaio: Il costo del discepolato e della missione (artt. 12-13)
20 gennaio: La perseveranza paziente (artt. 14-15)
21 gennaio: Avanti col Grande Mandato, da Losanna 1974 a Seul 2024

14 gennaio: Celebrare l’Iddio Trino (art. 1)

Lettura biblica: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 18,19)

La fede trinitaria. Come i credi della chiesa antica fedeli alla Parola di Dio, il Patto di Losanna inizia con un articolo che riassume la missione come piano dell’Iddio uno e trino: Padre, Figlio e Spirito Santo. Losanna non dà voce ad un nuovo movimento religioso, ma alla fede biblica, apostolica e storica del cristianesimo: quella una volta e per sempre tramandata ai santi (Giuda 1,11) e radicata nella professione trinitaria della fede. L’impegno per la missione è organicamente collegato alla confessione comune in Dio Padre, Creatore dei cieli e della terra, in Dio Figlio incarnatosi nella persona di Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio, Salvatore e Signore del mondo, in Dio Spirito Santo che dà vita, la sostiene e la rigenera. Lungi dall’essere solo una “attività” sganciata da impegni di fede, la missione è parte integrante della fede cristiana che riconosce che Dio è Colui che si è rivelato nella Sacra Scrittura. Se la missione non nasce da qui, può risultare in un desiderio di dinamismo religioso o in un progetto umanitario, ma non è la missione cristiana.

La missione nutrita dalla fede trinitaria. Come si esprime la missione che nasce dalla fede trinitaria? Intanto essa è una risposta fedele e ubbidiente alla missione di Dio per il mondo. Prima di esserlo noi, è Dio che è missionario; è il Padre che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio affinché chi crede appartenga al suo popolo per la potenza dello Spirito Santo. Quindi chi crede in Lui non può non rispondere alla sua missione se non in modo missionario. La missione di Dio precede, attiva e orienta la nostra missione. In secondo luogo, la missione è una risposta personale, ma sempre collegata al popolo di Dio nel suo insieme. Non ci sono “free lance” nella missione o persone che agiscono in modo isolato: tutti stiamo rispondendo alla missione di Dio in quanto membra di una famiglia e lo facciamo come parte di un popolo. Come la missione del Figlio non è solitaria all’insaputa del Padre e dello Spirito Santo, così la missione della chiesa, nutrita della fede trinitaria, è sempre un’azione corale, ecclesiale, in cui tutti i credenti partecipano come appartenenti all’unico popolo di Dio.

Motivi di gratitudin
Grazie Dio Uno e Trino per essere il Dio missionario che precede, orienta, sostiene la nostra missione e la corregge se va in una direzione sbagliata. Grazie perché sei il garante ultimo della missione.

Confessione
Chiediamo perdono se abbiamo trascurato la chiamata a rispondere al Dio missionario con un impegno tiepido, intermittente, svogliato, oppure animato dal desiderio di “fare” senza riconoscere la nostra dipendenza dall’Iddio Uno e Trino.

Richieste
Che la nostra missione non sia “anonima” ma porti il segno di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Che nel nostro mondo in cui tanti hanno una “missione”, la nostra onori Te e ubbidisca a Te affinché le genti credano in Gesù Cristo e siano salvate
(Leonardo De Chirico, Commissione teologia e dialogo dell’Alleanza evangelica italiana)

15 gennaio: Affidarsi e sottomettersi alla Parola di Dio (art. 2)

Lettura biblica: “Ho conservato la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te” (Salmo 119,11); “Le tue testimonianze sono la mia eredità per sempre, esse sono la gioia del mio cuore” (Salmo 119,111).

Viviamo in una società che spinge le persone verso l’autorealizzazione ed il successo a tutti i costi. Come conseguenza di ciò le persone sono spinte a far conto solo su sé stessi e a non volersi sottomettere a nessun giudizio, perché il proprio pensiero e la propria volontà diventano il solo faro che guida le proprie azioni. Il cristiano oggi deve perciò fare attenzione perché non sia trascinato dalla cultura dominante e considerare quanto invece sia importante affidarsi e sottomettersi alla Parola di Dio. Lutero poteva dire: “Io sono vincolato dalle Scritture che ho citato e la mia coscienza è prigioniera della Parola di Dio”; e noi? Perché dobbiamo affidarci e sottometterci alla Parola di Dio?

Il Patto di Losanna dà voce alla fede evangelica di ogni tempo. Innanzitutto, dobbiamo riconoscere che la Parola di Dio è una meravigliosa lettera d’amore che Dio ha lasciato all’uomo perché possa conoscerlo: è la fonte suprema della rivelazione di Dio. E’ ultima autorità in materia di fede e di vita ed è l’unico sostegno sicuro per la nostra vita. Inoltre, la Parola di Dio è la fonte della nostra salvezza. Giacomo infatti diceva: “Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità” (Gc 1,18).

Oltre a questo, la Parola di Dio ci protegge contro la tentazione e l’esempio migliore lo riceviamo da Gesù stesso che, quando fu tentato dal diavolo, rispose con le parole: “Sta scritto!”. Il salmo 119,11 esorta a conservare la Parola nel cuore per non peccare, ed al verso 111 dello stesso salmo ci viene detto che la Parola di Dio è la nostra eredità e la nostra gioia.

Siamo perciò esortati ad umiliarci davanti alla Parola di Dio sapendo che è una cosa impegnativa da fare. A volte la nostra vita è così dura che diventiamo difficili da ammaestrare. In secondo luogo abbiamo la sfida della nostra carne che non vuole mettersi in ascolto ubbidiente della Scrittura e, invece, vuole sottometterla a sé. Siamo esortati come cristiani ad andare ogni volta a questa preziosa Parola con un atteggiamento di mitezza, appartati per Dio e con un cuore da discepolo per poter essere istruiti (Is 50,4), purificati e pronti per ricevere questa parola che, impiantata e radicata nel cuore, diventa produttiva e può salvare le anime nostre, rinnovando la nostra mente (Gc 1,21; Rm 12,2).

Ma quale deve essere il modo in cui dimostriamo che questa Parola è importante per noi? Diventando dei “facitori” di questa Parola. Sempre Giacomo infatti ci esorta a non far sì che la testimonianza che riceviamo dalla Scrittura sia solo una soddisfazione illusoria (Gc 1,22), ma agendo secondo la Sua preziosa guida verremo fortificati nella verità perseverando in questo. Allo stesso modo come guide di chiesa resteremo ancorati a questa Parola sicura, saremo in grado di esortare secondo la sana dottrina e saremo in grado di convincere coloro che la contraddicono (Tito 1,9).

Come figli di Dio amati, vogliamo trovare in questa Parola la nostra gioia, vogliamo meditarla giorno e notte, vogliamo amarla con tutto il cuore. Riceviamo questa Parola con sottomissione, con disponibilità ad ascoltare, con riverenza e con la volontà di ubbidire. Potremo anche noi dire con Lutero: Qui io sto! Che Dio mi aiuti! Amen.

Motivi di gratitudine
Grazie Signore per aver ispirato la tua Parola scritta, per averla preservata e fatta circolare in tutto il mondo affinché sia la luce che illumina il cammino della fede. Grazie per Cristo Gesù, la Parola fatta carne, che conferma la Parola scritta.

Confessione
Perdonaci, Signore, se vogliamo anteporre la nostra parola alla tua Parola.
Perdona il nostro conformismo alle tante parole del mondo e la nostra ribellione alla tua Parola.

Richieste
Se riconosciamo quanto questa Parola è preziosa, chiediamo a Dio di rimuovere il peccato, quella cera che ostruisce le nostre orecchie e ci impedisce di ascoltare la verità.
Che possiamo essere umili e docili nell’ascolto della Parola e coraggiosi nell’ubbidienza.
(Dario De Crescenzo e Cristian Careddu, Accademia Teologica Italiana)

16 gennaio: Gesù Cristo, l’unico e il solo (art. 3)

Lettura biblica: “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (At 4,12)

Qualunque cosa si possa pensare, viviamo in un mondo segnato dalla dimensione religiosa. Il Patto afferma che tutti hanno “un qualche genere di conoscenza di Dio” e l’apostolo Pietro parla di “salvezza”. È quindi falso immaginare che l’uomo sia estraneo a Dio. Egli ha piuttosto una certa conoscenza di Dio che anziché tradursi in un culto a lui, viene soffocata. Ci si illude di potersela cavare da soli. Ma la questione rimane in tutta la sua drammaticità, come si può essere salvati?

Una tragica perdizione. Qualunque salvataggio si abbia in mente, siamo persone perdute. Perdizione significa essere sotto la giusta ira del Dio rivelato ed essere impotenti a trovare una soluzione per uscirne. Tra chi ha spezzato l’alleanza e Dio c’è un abisso incolmabile da parte dell’uomo. Qualunque rattoppo si possa immaginare appare insufficiente. Tra gli aggiustamenti umani e la salvezza rimane un baratro. C’è bisogno d’una vera soluzione. Tra Dio e l’uomo occorre un rapporto totalmente diverso rispetto all’illusione di poter far leva su presunte capacità umane.

Chi è perduto necessita d’un Salvatore. I bricolage umani non possono alcunché. Gesù Cristo è unico. E anche se la tendenza più diffusa è quella d’inginocchiarsi davanti a tutti, e rimanere in piedi davanti all’Unico, il dramma della perdizione umana rimane.

Una esclusiva soluzione. Anche nel primo secolo all’esclusivismo dell’evangelo si contrapponevano varie forme di sincretismo. Ma la chiesa continuò ad annunciare che “in nessun altro è la salvezza” anche in contesti culturalmente rilevanti e impregnati d’altre categorie. Alcuni modi d’annunciare l’evangelo potevano cambiare, ma tale diversità convergeva in un unico contenuto e in un unico Salvatore (“un solo Salvatore e un solo Vangelo”). Anche oggi sembra sia necessario essere inclusivi. Più si è inclusivi e più si è moderni. Anzi, non si pensa neppure sia necessario essere salvati. Ma per quanto diversi si possa essere, la questione del peccato rimane (“Tutti gli uomini e tutte le donne periscono a causa del peccato”). A causa di esso abbiamo tutti rigettato la conoscenza di Dio soffocando la verità. Lode allora a Dio per aver provveduto un Salvatore unico e sufficiente. Allora desidero fin da ora inchinarmi davanti a lui prima che un giorno tutti debbano farlo. Oggi è un giorno di gioia, allora sarà d’amarezza.

Motivi di gratitudine
Siamo grati a Dio perché la rivelazione biblica evoca i nodi più profondi dell’esistenza umana e non c’illude con l’autostima.
Siamo grati a Dio perché la rivelazione biblica evoca la necessità della salvezza vera e propria e non s’accontenta di semplici salvataggi.
Siamo grati a Dio perché la rivelazione biblica annuncia un Salvatore pienamente sufficiente e non dissipa la salvezza in pseudo salvezze.

Confessione
Ci umiliamo perché non sempre realizziamo il dramma della perdizione dell’uomo davanti a te.
Ci pentiamo perché non riusciamo sempre a vedere la tragedia di chi vive fuori dall’alleanza con te.
Ti chiediamo perdono perché non osiamo sempre prendere posizione con franchezza nei confronti dell’unico Salvatore Gesù Cristo.

Richieste
Suscita nella tua chiesa una maggiore consapevolezza della perdizione di chi è fuori dall’alleanza e un’autentica passione per annunciare l’evangelo.
Forma persone in grado di proclamare l’evangelo anche in modo culturalmente rilevante e canali che lo consentano.
Permetti che altre persone riconoscano che tra Dio e l’uomo l’unico mediatore è il Signore Gesù.
(Pietro Bolognesi, Istituto di Formazione Evangelica e Documentazione)

17 gennaio: “Condividere l’evangelo in modo olistico” (artt. 4-5, 10-11)

Lettura biblica: “Lo Spirito del Signore, di DIO, è su di me, perché il SIGNORE mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l'apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare l'anno di grazia del SIGNORE” (Is 61,1-2)

La meravigliosa grazia, che ci salva e ci santifica, ci introduce in una nuova comunità di uomini e donne che si identificano con gli insegnamenti e la pratica di Colui che chiamano “Signore e Salvatore”: Gesù Cristo. Dio, inoltre, ci chiama ad essere suoi collaboratori nell’annunciare questa Buona Notizia, a fare suoi discepoli nel viaggio della vita. Proprio in questo viaggio possiamo raccontare ad altri dell’incontro rivoluzionario con il Risorto, dimostrando nella concretezza della sequela l’unica alternativa che ci riconcilia con Dio, con il prossimo e con l’intero creato, liberi dall’autosufficienza, dall’egoismo e dai compromessi con un sistema di valori corrotto.

Ora, la gioiosa speranza del Regno annunciato da Gesù ci fornisce anche una nuova prospettiva per come affrontare il cammino che ci è posto dinanzi. Infatti, lungi dall’essere un’attesa inoperosa, siamo piuttosto chiamati ad incarnare i principi di amore e giustizia del nostro Signore, vivendo con responsabilità la nostra vocazione e impegnandoci nell’opera di redenzione di Colui che fa “nuove tutte le cose” (Ap 21,5). Quando impariamo ad essere attenti ai bisogni che ci circondano, quando sappiamo essere inclusivi ed accoglienti, quando ci preoccupiamo di coloro che sono relegati ai margini della società, allora possiamo essere certi di stare dal lato giusto della Storia (Mt 25,35-40).

In tutto ciò, Dio ci ha fatto dono della creatività, affinché impariamo ad essere rilevanti e comprensibili nel tempo e nel luogo in cui viviamo. In questa relazione dinamica tra Evangelo e cultura, è bene ricordare quanto le Scritture ci incoraggino ad una ricerca attiva del rinnovamento dei nostri principi, senza la quale finiremmo inesorabilmente per conformarci al nostro contesto. Al contrario, quando lo Spirito ha libertà per operare in noi, ci è data facoltà di “esaminare ogni cosa e ritenere il bene” (1 Ts 5,21), di discernere ciò che giusto e ciò che è buono, secondo una trasformazione profonda che sfocia in una nuova condotta (Rom 12,2).

Quanto detto finora ci porta a considerare quanto sia essenziale essere “sempre pronti a render conto della [nostra] speranza” (1 Pt 3,15), incoraggiando uomini e donne a prepararsi responsabilmente per l’opera a cui Dio li ha chiamati. Per tutto ciò, è necessaria una chiara comprensione della propria fede, che deve essere radicata nella Scrittura e, al contempo, capace di riconoscere la traiettoria storica e teologica della propria tradizione, applicandovi la ragione e considerando la propria esperienza secondo la direzione dello Spirito. Solo in questa prospettiva possiamo aspettarci che le nostre comunità diventino capaci di condividere l’Evangelo in modo olistico.

Motivi di gratitudine
Dio Nostro, ti adoriamo per il tuo amore e la tua giustizia, per la meravigliosa grazia dimostrataci nell’accoglierci nel tuo popolo santo. Ti chiediamo perdono per tutte quelle volte in cui abbiamo lasciato che il nostro orgoglio e i nostri pregiudizi ostacolassero la nostra comunione ed intralciassero la testimonianza fedele del tuo Vangelo. Ti ringraziamo per la speranza che hai posto nei nostri cuori, per la Parola viva ed efficace che ci hai lasciato e per la guida certa del tuo Spirito. Aiutaci a vivere la libertà che ci hai donato con responsabilità, poiché rigenerati dalla tua redenzione e resi capaci di amarti e amare il nostro prossimo con tutto noi stessi! Amen.

Domande per la riflessione
Evangelizzazione – In che modo mi sono impegnato a fare discepoli del Signore Gesù Cristo? Sono stato capace di condividere il suo Vangelo, piuttosto che le mie personali convinzioni?
Responsabilità – Il mio impegno verso gli altri ha testimoniato con le opere la mia fede viva? Le mie azioni hanno rispecchiato l’amore e la giustizia del Regno di Dio?
Consapevolezza – Ho permesso allo Spirito Santo di guidarmi nel discernere ciò che deve essere cambiato nel mio modo di vivere? Quanto ho investito nella mia formazione di discepolo, per essere efficace nel prendere parte alla missione di Dio?

Richieste
Per una rinnovata passione per l’evangelizzazione. Uniamoci alla missione di Dio!
Per una sempre maggiore testimonianza di amore e giustizia, per vedere il nostro prossimo con gli occhi compassionevoli di Gesù.
Per tutti coloro che hanno una vocazione, che desiderano investire nella propria formazione teologica e ministeriale per servire il Regno di Dio.

(Matteo Riccardi, European Nazarene College)

18 gennaio: Insieme in missione (Artt. 6-9)

Lettura biblica: “Come tu hai mandato me nel mondo, anch’io ho mandato loro nel mondo” (Gv 17,18)

Nella missione il ruolo della chiesa è centrale. Dio ha scelto di compiere la sua missione tramite la missione della chiesa.

Non c’è evangelizzazione vera senza integrità cristiana (Art. 6). Se non c’è integrità cristiana, cioè armonia tra dire e fare, predicazione e azione, annuncio e servizio, la chiesa è una pietra d’inciampo all’evangelizzazione. L’Evangelo di Cristo salva la vita intera, abbatte gli idoli dell’anima, della politica e dell’economia, trasforma il cuore, la mente, le mani e la cultura e ci invita a raggiungere la nostra generazione annunciando che in Cristo solo è la salvezza e la vittoria sul peccato e sulla morte. Integrità vuol dire anche che la fedeltà al Dio di tutta e della sola Scrittura è il faro che deve guidare la nostra evangelizzazione.

L’evangelizzazione è impossibile senza l’unità del corpo di Cristo e senza azioni di collaborazione (Artt. 7-8). La prima non dipende da noi: è Cristo che l’ha guadagnata e che la conserva nello Spirito. Essa è distinta da ogni fratellanza umana perché si fonda sul sacrificio di Cristo e sulla verità della sua Parola. L’unità è già data e va mostrata in modo concreto affinché il mandato che ci è stato affidato sia efficace nel raggiungere le “estremità della terra” non solo geografiche ma anche sociali e culturali e affinché sia sostenibile perché svolto mettendo in comune i doni spirituali e materiali che il Padre ci ha elargito.

L’evangelizzazione è urgente e vasta (art. 9). Quando nel 1974 i rappresentanti evangelici si riunirono a Losanna radicali cambiamenti storico-sociali erano in corso in tutto il mondo. Non tutto era chiaro e delineato, le traiettorie della storia e delle nazioni erano per lo più imprevedibili ma una cosa era sicura e urgente: l’evangelizzazione del mondo. Oggi ci troviamo nuovamente ad un giro di boa nella storia dell’umanità: la crisi ambientale è al suo picco, i cambiamenti climatici danno vita ad un numero crescente di avvenimenti catastrofici, nuove pandemie si diffondono a livello globale, i conflitti politici e culturali si moltiplicano e giungono alle porte dell’Europa, profughi e rifugiati hanno raggiunto cifre impressionanti in ogni area del pianeta, le nuove tecnologie si impongono con sfide etiche assolutamente nuove, la comunicazione e l’informazione hanno perso credibilità e il gap generazionale sembra essere diventato un abisso. Ancora una volta in questo scenario, a 50 anni di distanza, non c’è parola d’ordine e imperativo più urgente di questo da portare avanti insieme: evangelizzare. La nostra missione non solo è urgente, è anche vasta perché non c’è centimetro dell’universo sul quale Cristo non possa rivendicare la sua supremazia. Le sfide del nostro secolo ci ricordano che l’urgenza è accompagnata dall’ampiezza. Dobbiamo portare l’Evangelo a tutte le estremità della terra e in tutti i meandri della vita.

Motivi di gratitudine
Adoriamo in Padre che ha inviato il Figlio nel mondo per la salvezza dell’uomo e della donna. Adoriamo il Figlio che manda ognuno dei suoi ad annunciare la buona notizia dell’Evangelo. Adoriamo lo Spirito Santo che per la Sua potenza ci manda a tutto il mondo.

Confessione
Chiediamo perdono per le nostre vite e quelle delle nostre chiese che sono state spesso pietre d’inciampo all’evangelizzazione.
Chiediamo perdono per gli scandali, per le nostre vite compromesse e per non aver avuto un comportamento “degno dell’Evangelo”.
Chiediamo perdono per aver dimenticato la nostra vocazione ad essere un popolo santo, una comunità radicalmente diversa.

Richieste
Preghiamo il Padre nel nome del Figlio affinché riempia di Spirito Santo questa generazione, esuberante di zelo per l’annuncio della Sua Parola, abbondante nella conoscenza di Lui, in discernimento e giustizia per penetrare e permeare il mondo.
Preghiamo che il Signore ci conservi in unità e amore sul sacrificio di Cristo, affinché il mondo creda che tu ci hai mandato.
Preghiamo che lo Spirito ci doni saggezza e intelligenza per collaborare a livello locale e globale in vista dell’evangelizzazione delle nostre città e del mondo intero.

(Lucia Stelluti, vice-presidente dell’Alleanza evangelica italiana)

19 gennaio: Il costo del discepolato e della missione (artt. 12-13) 

Lettura biblica: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente” (Mt 28,19-20)

Discepolato. Il Patto di Losanna all’art. 12 fa riferimento al combattimento spirituale che ci coinvolge tutti, alle tattiche che il diavolo usa fuori e dentro la chiesa per allontanarci dalla Verità, al rischio che tutti corriamo di manipolare gli altri per il proprio ritorno personale e quindi, al bisogno di indossare l’armatura di Dio per vigilare con discernimento per la salvaguardia dell’evangelo. La chiesa deve essere nel mondo ma il mondo non deve essere nella chiesa. L’articolo 13, invece, ci presenta il costo che spesso i cristiani sono costretti a pagare in quelle nazioni che li privano della loro libertà religiosa, ed invita gli altri a sostenerli in preghiera senza farsi intimorire. Vogliamo combattere contro l’ingiustizia e restare fedeli al Vangelo quale che sia il costo che dobbiamo pagare. Fino a poco tempo fa, parlando di discepolato, consideravo solo l’aspetto dal punto di vista del mentore, del Maestro ovvero di colui che fa altri discepoli. In realtà il termine discepolato rimanda alla propria condizione di discepolo. Questo, quindi, implica una doppia responsabilità: verso gli altri e verso sé stessi. Inoltre, la radice di discepolo è la stessa della parola disciplina, dal latino “discere”, imparare! Seguire Gesù implica una rinuncia a sé stessi e un esercizio di disciplina per compiere la volontà di Colui che ci ha chiamati.

Discepolato e missione. Le parole del passo di Matteo 28 non sono altro che il passaggio del testimone a noi che abbiamo deciso di seguire il Maestro e sono l’essenza del significato di missione. Una volta afferrato il testimone, l’atleta (discepolo) deve guardare avanti per raggiungere la meta e certamente non è una passeggiata. Lungo il percorso (Missione) si presentano ostacoli che rischiano di farci cadere ed è lì che possiamo fare la differenza mettendo in pratica tutti gli esercizi spirituali (disciplina) che ci danno la forza per proseguire la corsa. Dobbiamo essere equipaggiati, vigili, determinati, avveduti, fedeli e non lasciarci distrarre dalle “scorciatoie” che rischierebbero di portarci fuori strada impedendoci di passare, a nostra volta, il testimone a coloro che ci stanno aspettando sulla pista. Troppo spesso abbiamo visto “atleti” usare sostanze dopanti (falso vangelo, manipolazione, distorsione delle Scritture) per il proprio trionfo personale. Siamo consapevoli che lungo il percorso alcuni fanno più fatica e rimangono apparentemente indietro (torturati, imprigionati) e vogliamo operare per la loro liberazione proseguendo la corsa con la fiducia in Gesù, il Discepolo e Maestro per eccellenza che ha promesso di non lasciarci mai.

Motivi di gratitudine
Per tutti i discepoli del Signore, affinché siano consapevoli della doppia responsabilità che li investe (insegnare e praticare) senza cedere ai compromessi di fronte alle difficoltà che incontrano lungo il cammino.

Confessione
Perdonaci Signore, per tutte le volte in cui abbiamo perso di vista la meta, ci siamo stancati e abbiamo cercato delle scorciatoie senza porre la nostra fiducia in te.

Richieste
Per tutti i fratelli e sorelle che a causa della loro fedeltà al Vangelo, sono perseguitati: Signore, proteggili, liberali e dona loro la forza per affrontare le sfide continuando a glorificare il tuo nome.
Per i governanti delle nazioni, affinché garantiscano la libertà di pensiero e di coscienza e la libertà di praticare e propagandare la religione secondo la volontà di Dio, come anche espresso nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo.

(Carine Francq, Distretto Centro dell’Alleanza evangelica italiana)

20 gennaio: La perseveranza paziente (artt. 14-15)

Lettura biblica: “E prima bisogna che il vangelo sia predicato fra tutte le genti” (Mc 13,10)

La chiesa è in attesa del glorioso ritorno del suo Signore, ma non è un’attesa passiva, deve essere un’attesa coinvolgente, operosa. C’è una urgenza che trapela nelle parole dell’evangelista: “bisogna”, è necessario, è indispensabile che prima del grande giorno il vangelo sia predicato a tutte le genti. È questa un’opera immane, che non può essere realizzata con i nostri poveri mezzi, con le nostre misere parole o la nostra umana insufficienza. È questa l’opera dello Spirito Santo, lo Spirito che può fare di un singolo credente e della chiesa nel suo insieme una schiera di testimoni credibili efficaci e convincenti (At 1,8)

Nel Patto di Losanna leggiamo che “Il Padre ha mandato il suo Spirito per rendere testimonianza al Figlio; senza questa testimonianza la nostra stessa testimonianza è inutile”. E’ vero, perché è lo Spirito Santo che infonde nei cuori questa urgenza: “bisogna che il vangelo sia predicato”. Non è qualcosa di rimandabile a domani, nell’illusione che il domani sarà più facile di oggi. Oggi è il giorno della salvezza. Il grande evangelista Dwight Lyman Moody aveva iniziato a predicare alla sua congregazione una serie di sei sermoni sulla vita di Gesù. Domenica 8 ottobre 1871 completò il quinto sermone lasciando la chiesa con questa domanda: “Che farò dunque di Gesù detto Cristo?” (Mt 27,22). Quindi concluse dicendo loro: “Vorrei che portaste a casa con voi questo testo e lo rigiraste nella vostra mente durante la settimana; il prossimo sabato verremo al Calvario e alla croce, e decideremo cosa fare con Gesù di Nazaret”. Quella notte stessa un devastante incendio distrusse gran parte della città di Chicago, la chiesa di Moody e la sua abitazione, facendo centinaia di vittime e centomila senza tetto. Da quel giorno in poi, ogni suo messaggio sarebbe terminato con un appello alla salvezza.

Vieni Signore Gesù” è il grido della chiesa di tutti i secoli; “trafficate finchè io vengo” è l’eco che procede dalla sua santa presenza. Per raggiungere tutte le genti, prima di pianificare, prima di predisporre strategie, prima di collaudare nuovi metodi di comunicazione, la nostra preghiera sia quella che il Maestro ci ha suggerito, una preghiera nella Sua volontà, una preghiera che ha già, scolpito nelle pagine del Vangelo, il suo si, il suo Amen perché “Se voi, dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11,13).

Motivi di gratitudine

Ringraziamo il Signore Gesù per aver promesso di venire una seconda volta. La nostra fiducia è che Dio renderà perfetto il suo regno e noi attendiamo con impaziente attesa quel giorno e i nuovi cieli e la nuova terra in cui regneranno per sempre la giustizia e la sua volontà. Nel frattempo, ci riconsacriamo al servizio di Cristo e del prossimo nella gioiosa sottomissione alla sua autorità su tutta la nostra vita.

Confessione
Chiediamo perdono per quando abbiamo perso la speranza del ritorno di Cristo e per esserci appiattiti sulle nostre aspettative vuote delle promesse di Dio.

Richieste
Preghiamo per una visita dello Spirito sovrano di Dio, affinché i suoi frutti possano apparire in tutto il suo popolo. Solo allora vedremo l’intera chiesa diventare uno strumento efficace nelle sue mani, al punto tale che l’intera terra potrà ascoltare la sua voce.

(Valerio Mungai, Scuola biblica Elim)

21 gennaio: Avanti col Grande Mandato, da Losanna 1974 a Seul 2024

Lettura biblica: “Trovata una perla di gran valore, se n'è andato, ha venduto tutto quello che aveva, e l'ha comprata” (Mt 13,46). “Il suo padrone gli disse: ‘Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore’” (Mt 25,31)

Confrontando la parabola della perla di gran valore con quella dei talenti, si possono trarre due semplici conclusioni. Innanzitutto, dare valore ad una perla preziosa come il Vangelo, rappresenta una fedeltà semplice (“poca cosa”) del tutto simile a quella espressa dal buono e fedele servo. Anzi: più comprendiamo il valore e la grandezza del Vangelo, più sarà semplice collocarlo al centro della nostra vita e di ogni nostro progetto. Inoltre, se una perla come il Vangelo deve essere posta al centro della vita del credente e della chiesa, essa non potrà restare sotterrata come un ricordo del passato, ma costituirà il perno di ogni attività, la scintilla di ogni occasione, il sale di ogni contesto.

Il Patto di Losanna è un riflesso significativo del Vangelo, per cui obbedisce alla stessa regola. Esso stabilisce un’adeguata risposta alla chiamata del Dio missionario, una chiara sottomissione alla Parola di Dio, con l’obiettivo di annunciare che “in nessun altro è la salvezza” se non in Cristo Gesù. E se Lui è riconosciuto sia come “Signore” delle nostre azioni, sia come “Salvatore” della nostra anima, allora desidereremo passare il testimone del Vangelo portandolo a tutte le estremità della terra e in tutti i meandri della vita.

Comprendendo quanto sia prezioso il Patto di Losanna sarà naturale (“poca cosa”) metterlo al centro della nostra vita spirituale. Ma anche qui agli evangelici sono richiesti discernimento, fedeltà e perseveranza. Saremo servi buoni e fedeli? Sapremo incarnare la missione integrale che il Patto afferma?

Per la grazia di Dio la traiettoria fin qui percorsa, con il Manifesto di Manila (1989) e l’Impegno di Città del Capo (2010) hanno testimoniato una certa fedeltà, ma il nostro desiderio e la nostra preghiera, anche in vista del prossimo appuntamento di Seul, è che questo patrimonio spirituale possa proseguire integralmente alla gloria di Dio per il progresso della Chiesa nel 21° secolo.

Motivi di gratitudine
Ringraziamo il Signore per il dono del Patto di Losanna, certamente il più importante documento evangelico dell’ultimo secolo. Ringraziamo il Signore per il movimento che è scaturito dal Congresso di Losanna, e per le dichiarazioni di Manila e Città del Capo prodotte successivamente. Ringraziamo Dio per l’Alleanza Evangelica che dal 1846 incarna il medesimo spirito di cooperazione evangelica.

Confessione
Chiediamo perdono per non aver valorizzato il dono del Patto di Losanna, per miopia o superficialità. Chiediamo perdono per aver dimenticato od omesso alcune sue parti, interpretando la testimonianza evangelica senza integrità.

Richieste
Invochiamo il Signore per il congresso di Seul, chiedendo che possa rappresentare occasione di una rinnovata fedeltà al Vangelo ed un nuovo vigore missionario.
Preghiamo perché il Signore possa accordare discernimento, guida e saggezza alla Chiesa tutta e ai movimenti globali come l’Alleanza Evangelica.

(Giacomo Ciccone, presidente dell’Alleanza evangelica italiana)