Un “passaporto vaccinale” per i culti? No deciso di pastori britannici

Una lettera al Primo Ministro Johnson per denunciare il pericolo di apartheid sanitario

Roma (AEI), 20 aprile 2021 – Nel Regno Unito i pastori di un’ampia area di denominazioni evangeliche si sono pronunciati, attraverso una lettera al Primo Ministro, per esprimere la forte opposizione a qualsiasi tipo di controllo che potrebbe limitare l’accesso ai luoghi di culto. Qui di seguito riportiamo il testo integrale della lettera:

Caro Primo Ministro,

Come leader cristiani di varie chiese evangeliche, continuiamo a pregare per il vostro governo e “per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità” (1 Timoteo 2,2).

Vi scriviamo, tuttavia, in merito ad una questione di maggiore preoccupazione, ossia la potenziale introduzione nella nostra vita sociale dei cosiddetti "passaporti vaccinali", ora anche denominati "certificati di stato COVID" e "passaporti per la libertà". Siamo totalmente contrari a questo suggerimento e desideriamo evidenziare tre punti sulla potenziale presa in considerazione di qualsiasi proposta di questo tipo.

In primo luogo, la costituzione della vaccinazione come base per consentire l'ingresso in un luogo o la partecipazione a un'attività, non ha senso logico in termini di protezione dell’incolumità altrui. Presupponendo l’alta efficacia dei vaccini nel prevenire malattie importanti, come sembra essere l'evidenza dai risultati degli studi compiuti fino ad oggi, si deduce che le persone vaccinate non corrano rischi in presenza di persone non vaccinate. È inoltre da considerare che, non essendo i vaccini in grado di prevenire l'infezione, anche una persona vaccinata potrebbe potenzialmente trasmettere il virus. È quindi falso definire con sicurezza lo stato di “non contagioso” di una persona sulla base della sua immunità alla malattia.

In secondo luogo, l'introduzione dei passaporti per i vaccini costituirebbe una forma non etica di coercizione e violazione del principio del consenso informato. Le persone possono avere vari motivi per non essere in grado o non voler ricevere i vaccini attualmente disponibili, inclusi, per alcuni cristiani, gravi problemi di coscienza legati all'etica della produzione o dei test dei vaccini. Il rischio è di creare una società a due livelli, un apartheid sanitario in cui una sottoclasse di persone che rifiuta la vaccinazione è esclusa da aree significative della vita pubblica. Esiste inoltre il legittimo timore che questa iniziativa, andando oltre la sua applicazione contro la diffusione del Covid, funga da apripista per stabilire nuovi criteri in tutto il campo medico. È un modello che può condurre alla fine dell’attuale democrazia liberale, avendo in sé la potenzialità di stabilire uno stato di sorveglianza tecnologica da parte del governo su tutti gli aspetti della vita dei cittadini. In questo senso, quella in oggetto è vista come una delle proposte più pericolose mai fatte nella storia della politica britannica.

Come leader cristiani, infine, desideriamo affermare che non prevediamo circostanze in cui potremmo chiudere le porte a coloro che non hanno un passaporto vaccinale, un certificato di test negativo o qualsiasi altra "prova di salute". Per la chiesa di Gesù Cristo, escludere coloro che lo stato considera socialmente indesiderabili, rappresenterebbe una negazione della verità dell’Evangelo ed una maledizione per noi. Il messaggio che predichiamo è dato da Dio per tutte le persone e consiste esclusivamente nel dono gratuito della grazia offerto in Cristo Gesù, con la chiamata universale al pentimento e alla fede in lui. Negare alle persone l'ingresso per ascoltare questo messaggio vivificante sarebbe un tradimento fondamentale di Cristo e del Vangelo. Le chiese e le organizzazioni cristiane autentiche non potrebbero farlo, e come leader cristiani saremmo costretti ad opporci e resistere con vigore a qualsiasi legge del Parlamento.

Attiriamo la vostra attenzione sulla recente revisione giudiziaria che ha ribaltato il divieto del governo scozzese al culto pubblico, come dimostrazione che una prevenzione così sproporzionata del diritto al culto è una chiara violazione dell'articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Allo stesso modo , qualsiasi tentativo di impedire alle persone di radunarsi per il culto sulla base dell’assenza di passaporto sanitario, sarebbe considerato una violazione. Siamo d'accordo con quei membri del Parlamento che hanno già espresso opposizione a tale proposta. Sarebbe divisivo, discriminatorio e distruttivo introdurre una tale certificazione sanitaria obbligatoria nella società britannica. Chiediamo al governo di affermare con forza e chiarezza il rifiuto di andare avanti con questo piano illiberale e pericoloso, né ora né mai.