I campi di lavoro attuali dell’Alleanza Evangelica Italiana

Intervista al presidente Giacomo Ciccone

Roma (AEI), 5 ottobre 2020 – Sulle recenti iniziative dell’AEI e in vista dell’assemblea federale dell’AEI del 31 ottobre abbiamo intervistato il presidente Giacomo Ciccone.

Ideaitalia. In una recente dichiarazione, l'AEI ha segnalato all'opinione pubblica evangelica internazionale tre questioni (iniziative ecumeniche in nome della cura del creato, l’enciclica papale “Fratelli tutti” e la situazione in Cina) su cui è necessaria la vigilanza evangelica. Ci puoi riassumere le questioni in gioco?

L’idea di fondo era dare una visione d’assieme, che fosse sia attenta al clima e al contesto contemporaneo, sia aderente alle esigenze del Vangelo. L’AEI - per la grazia di Dio - è in grado di indicare una prospettiva globale sull’oggi caratterizzata da una visione alta della vocazione cristiana e della fedeltà al messaggio biblico. Credo che posizionarsi rispetto a queste dichiarazioni, come succederebbe con una cartina tornasole, può dirci qualcosa di fondamentale su cosa si intende col termine “evangelico”. Se dissentiamo dalle dichiarazioni allora - mi spingo a dire - che molto probabilmente abbiamo acquisito un’idea edulcorata della testimonianza evangelica, secondo cui la vera “fratellanza” sarebbe universale non solo tra i nati di nuovo come hanno sempre sostenuto alla luce della Bibbia gli Evangelici e la storia dell’Alleanza Evangelica, e che quindi potremmo pregare con tutti senza problemi di sorta. Ne risulterebbe una testimonianza evangelica asfittica, inutile e irrilevante nel panorama contemporaneo: sarebbero utili solo a reggere le candele di qualche evento “ecumenicamente corretto” ma perdendo ogni prerogativa sull’annuncio dell’Evangelo.

Se dopo che ti ho considerato “fratello” ed ho pregato con te, ti annunciassi la salvezza più che “evangelico” potrei essere considerato un po’ svitato. Se invece rinuncio io stesso a farlo, allora potrei essere coerentemente definito “non evangelico”. È poi paradossale che questa postura possa condurre, per una sorta di inerzia ecumenica, ad un totale disinteresse per le persecuzioni subite da decine di milioni di credenti, ma questa è la naturale cifra della sonnolenza spirituale.

Prendiamo l’enciclica “Fratelli tutti” uscita sabato scorso: essa fa dipendere il perseguimento della pace tra i popoli dall’affermazione di una fratellanza universale che è anche di ordine spirituale. Della serie si potrà vivere in pace solo se ci riconosceremo tutti fratelli. Vedi, anche nella saga “Zombie” si può assicurare una certa pace secondo una dinamica del tutto analoga: diventa uno di loro e smetteranno di inseguirti!

Ideaitalia. Sulla situazione dei cristiani in Cina, qual è la situazione sul campo e perché l'approccio del Vaticano è errato?

La situazione dei cristiani in Cina è drammatica, non solo per la consistenza e l’estensione delle varie forme di persecuzione in atto, ma per la incredibile situazione di silenzio e sonnolenza che l’attornia. Il mondo è distratto e lo sono anche molti credenti. Tutti hanno riconosciuto la serietà dei rapporti di Open Doors (Porte Aperte) o del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ma pochi si dimostrano ad essi susseguenti.

La chiesa cattolica, ad esempio, in tema di Libertà Religiosa sta sconfessando persino quei segnali positivi che avevano avuto luogo con la Dignitatis Humanae. Se tu fai accordi con uno come Xi Jinping che perseguita i cristiani ed altri - perché di questo si tratta - allora non solo stai irrobustendo quel regime e le sue politiche persecutorie, ma stai anche tradendo i fedeli.

Si era sperato che su un tema sociale come questo il cattolicesimo avesse raggiunto una maturità irreversibile, ma eccoci oggi ad osservarlo in una di quelle dinamiche a doppia narrazione, del tutto analoga a quella di Pio XII con nazismo e fascismo o di Pio IX in opposizione al Risorgimento.

Come Alleanza Evangelica Italiana, se da un lato abbiamo evitato l’unità spirituale e le preghiere comuni con la chiesa cattolica romana per le fondamentali questioni confessionali irrisolte di questa istituzione, d’altro canto abbiamo sempre cercato - per quanto possibile - di co-belligerare in alcuni ambiti socio-politici come la difesa della famiglia, la povertà o la lotta alla corruzione o anche la libertà religiosa. Ma le recenti scelte della chiesa cattolica in Cina costituiscono un ostacolo insormontabile per cooperare con essa contro la persecuzione religiosa.

Ideaitalia. La settimana scorsa una delegazione dell'AEI ha incontrato l'ambasciatore USA per la libertà religiosa. Cosa è emerso e quali sono le tue aspettative per il futuro?

L’AEI ha dimostrato nel corso di diversi decenni l’autorevolezza necessaria per confermarsi come interlocutore affidabile per il monitoraggio e la difesa della libertà religiosa in Italia e in altre regioni del mondo. Il lavoro encomiabile che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti svolge da molti anni rappresenta un unicum a livello mondiale che va salvaguardato. Con l’ambasciatore Brownback c’è stata identità di vedute su diversi dossier ed anche la volontà di attuare una cooperazione continuativa con l’AEI in tema di Libertà Religiosa. Allo stesso modo, su questi temi è molto significativo l’impegno del Sen. Lucio Malan e la cooperazione avviata da molti anni con noi.

Ideaitalia. A fine mese (il 31 ottobre) si terrà l'assemblea federale dell'AEI. Quali sono i temi principali all'ordine del giorno?

L’Assemblea 2020 è molto importante per alcune ragioni specifiche. Innanzitutto essa rappresenta una ripartenza quale prima assemblea dell’era post-Covid. Con il dilagare del coronavirus nel mondo, molti progetti nel campo del Signore si sono arenati o sono in una condizione di stand-by. Crediamo ci sia l’obbligo morale di ripartire e di dare segnali significativi in questo senso. L’AEI non si è per nulla fermata in questi mesi del 2020, anzi ha raggiunto nuovi traguardi inaspettati con le attività di preghiera promosse con le maggiori opere evangeliche italiane, con il comitato di scopo implementato per il protocollo con il Governo, con le azioni legali portate a vittoria assieme alla chiesa Punto Luce di San Giuliano Milanese, con le iniziative di discernimento in ambito internazionale, con quelle di Libertà Religiosa appena citate. Ciononostante, anche noi, abbiamo bisogno di tornare ad incontrarci e manifestare pubblicamente la nostra unità in Cristo in un modo visibile e simbolico.

In secondo luogo, questa assemblea rappresenta un miglioramento qualitativo della nostra vocazione. Talvolta in alcuni circoli Evangelici si fa l’errore di concentrarsi sulle cose di sostanza tralasciando la forma. Al contrario in questa assemblea desideriamo occuparci del nostro Statuto e delle prospettive dell’Alleanza Evangelica per il prossimo decennio. Questo obiettivo non è per nulla secondario, perché evangelicamente la forma è parte della sostanza, ed è nocivo fare distinzione tra le due cose. Lavorare per un nuovo Statuto, beneficiando di quanto la commissione istituita nel 2018 ha svolto, è un obbiettivo strategico importante e lungimirante per il futuro della testimonianza evangelica in Italia. Allo stesso modo, desideriamo che il nuovo assetto dell’Alleanza le conceda anche una postura istituzionale e associativa che sia consona alla vocazione che il Signore ci ha affidato. Contribuire a ciò è molto importante.

Infine, per la prima volta avremo l’opportunità di riunirci in Assemblea in una data significativa per gli Evangelici: quel 31 Ottobre che rappresenta la celebrazione della Riforma e di tutto quello che ne è seguito. Il Vangelo è attento al valore simbolico delle nostre scelte, e noi non possiamo rimanerne neutrali o indifferenti.