“Avvenire”, i fatti e l’accordo con la Cina

Fake news in sequenza in tema di persecuzione religiosa

Roma (AEI), 5 ottobre 2020 – Il suggestivo nome del quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) libra nell’aria i propositi di questo organo di informazione, proiettando sé e il lettore in ciò che non è successo ma si pensa o si spera possa succedere: Avvenire!

Questo intrigante anelito valga a parziale discolpa laddove dovesse svolazzare qualche notizia infondata o inesatta dalle colonne di questo autorevole giornale. Quanto successo nella passata settimana, però, è piuttosto grave perché concerne il tema dei cristiani perseguitati verso il quale bisognerebbe mantenere sempre un atteggiamento puntuale e preciso.

A seguito della presa di posizione del Segretario di Stato americano pubblicata dalla rivista cattolica americana First Things volta a far riconsiderare l’accordo sino-Vaticano in corso di rinnovo, un primo articolo apparso su Avvenire il 22 Settembre - a firma di Gianni Cardinale - travisa platealmente le parole del numero due del governo USA. Pompeo aveva espresso testualmente: “La situazione dei diritti umani in Cina si è gravemente deteriorata sotto il dominio autocratico di Xi Jinping, soprattutto per i fedeli religiosi”. Si tratta di una affermazione del tutto incontestabile chedefinirebbe ovvia chiunque abbia anche una minima infarinatura della recrudescenza delle persecuzioni in Cina da quando il nuovo dittatore si insediò nel 2013.

Oltretutto la considerazione di Pompeo non entrava ancora nello specifico dell’accordo sino-vaticano sul quale si sofferma solo successivamente: “è chiaro che l'accordo sino-vaticano non ha protetto i cattolici dalle depredazioni del Partito, per non parlare del trattamento orribile del Partito nei confronti di cristiani, buddisti tibetani, devoti del Falun Gong e altri credenti religiosi”. Anche questa è una affermazione ovvia, anzi, piuttosto prudente visto che la maggioranza degli addetti ai lavori sanno e sono pronti ad affermare che tra il 2018 (anno dell’accordo, stipulato in data 22/09/2018) e il 2020 la generale situazione della libertà religiosa in Cina è chiaramente peggiorata: per l’ONG evangelica Porte Aperte (Open Doors) in tale periodo la Cina è passata dal 43° al 23° posto nella classifica dei paesi per intensità della persecuzione; il portale cattolico Asianews - per bocca del suo caporedattore – ha spiegato che con l’accordo la Repubblica Popolare sta attuando un progetto che risale agli anni '80 quello di impossessarsi della chiesa cattolica cinese; Bitter Winter - un periodico cattolico online collegato al Cesnur che si occupa di libertà religiosa - riporta numerose testimonianze sulle acerrime persecuzioni in corso nel 2020.

Ma lo zelante giornalista distorce le parole di Pompeo a proprio piacimento: “lo stretto collaboratore di Donald Trump, dopo aver ricordato che «due anni fa la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il partito Comunista Cinese nella speranza di aiutare i cattolici in Cina», sostiene che nel frattempo «l’abuso del Partito Comunista Cinese sui fedeli è solo peggiorato»”. I maquillage di Cardinale sono concentrati su due paroline. Prima di tutto il “frattempo” fa indebitamente corrispondere il periodo del peggioramento ai soli due anni di accordo vigente, mentre Pompeo non ha sostenuto ciò. Poi quel “solo peggiorato” lascia intendere che sia negativo non solo il bilancio finale, ma ogni singola conseguenza dell’accordo, mentre il rappresentante americano non aveva scritto così.

In un successivo articolo del 25 settembre, lo storico ed editorialista di Avvenire, Agostino Giovagnoli, si appoggia sull’articolo del collega confermandone le medesime falsità. Scrive “Non corrisponde al vero neanche, anche se il capo della diplomazia Usa lo ha affermato, che in Cina «gli abusi sui fedeli siano solo peggiorati»”: Giovagnoli in barba al suo titolo di storico, sceglie di non andare alla fonte. Non contento subito dopo si spinge fino ad affermare che “pur se permangono molti problemi, l’accordo ha prodotto alcuni risultati positivi”: in altre parole, sarebbero misurabili dei miglioramenti mentre rimarrebbero molti problemi già presenti prima dell’accordo. Chiederemmo volentieri a Giovagnoli se sia capace di investire del medesimo ottimismo anche il cardinale Zen o il capo redattore Asianews, ma la favoletta del giornalista può avere luogo solo in una realtà rappresentata.

Sia chiaro, Mike Pompeo non ha certo bisogno della nostra difesa, né come Alleanza Evangelica ci identifichiamo con la politica dell’Amministrazione Trump verso la quale possiamo esprimere anche critiche. Ma su questo tema della libertà religiosa e della persecuzione in Cina, siamo certi che l’amministrazione americana sta facendo molto molto di più del Vaticano, qualunque cosa voglia raccontare Avvenire! (GC)