Omosessualità: lontano da pregiudizi, ma fedeli alla Parola di Dio
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Un centinaio di persone, tra cui molti conduttori di chiese, hanno partecipato alla tavola rotonda organizzata dall’Alleanza Evangelica Italiana a Torino presso la Chiesa della Riconciliazione di Pianezza il 15 ottobre 2011. L’occasione è stata un’utile messa a fuoco su un tema delicato che si è di nuovo imposto all’attenzione pubblica nel 2010 quando il Sinodo valdese ha acconsentito le benedizioni delle coppie dello stesso sesso, ma che divide il mondo evangelico almeno dagli Anni Ottanta. Gran parte del mondo evangelico è contrario alle aperture del protestantesimo storico, non per pregiudizi omofobici, ma per la semplice ragione che la Bibbia nel suo significato piano, semplice, ripetuto considera l’omosessualità un peccato come gli altri da cui la grazia di Dio chiama a ravvedersi.
Dagli Anni Ottanta l’AEI partecipa al dibattito fornendo prese di posizioni e occasioni di confronto per aiutare il mondo evangelico a rappresentare una voce biblica e corale. Nel 2004 ha anche redatto un documento “Omossessualità: un approccio evangelico” che ha riassunto gli argomenti biblici, teologici ed etici che rispecchiano gli orientamenti evangelici e nel 2010, dopo la decisione del Sinodo, ha diramato un comunicato di riprensione cristiana verso la decisione presa.
La tavola rotonda è stata presieduta da Kurt Jost, coordinatore AEI del distretto Nord-ovest. Nel suo intervento, Leonardo De Chirico, vice-presidente dell’AEI, ha ricordato come il tema dell’omosessualità non sia semplicemente una questione di carattere etico, ma abbia importanti addentellati dottrinali, visto che etica e dottrina sono organicamente collegate. Infatti nel modo in cui si affronta l’omosessualità si misurano il modo in cui si legge la Bibbia, la visione antropologica, la concezione del peccato, il senso della grazia, la dinamica della santificazione. Ha poi ricordato che la visione biblica dell’omosessualità non è solo legata ad un testo isolato, ma è il frutto di una convergenza di testi biblici appartenenti a tutto il canone biblico che formano una visione dell’uomo e della donna nel progetto della creazione, rovinato dalla caduta e sanato nella redenzione. La Bibbia considera l’omosessualità un peccato come gli altri. Tutti, omosessuali ed eterosessuali, abbiamo bisogno di ri-orientamento sessuale in quanto nessuno di noi, a causa del peccato, è sessualmente normale. Non si tratta, allora, di avere pregiudizi culturali, ma di ricevere il messaggio biblico attraverso cui Gesù Cristo vuole liberarci dalle nostre idolatrie sessuali.
Ernesto Bretscher, pastore della Chiesa della Riconciliazione, ha esaminato le cause dell’omosessualità sostenendo che non esistono geni gay. L’omosessualità è piuttosto il frutto di traumi infantili irrisolti da cui è possibile uscire grazie all’opera dello Spirito santo. Richiamando il testo di Giovanni 8, la chiesa è chiamata ad accogliere tutti con empatia, ma anche a presentare a tutti la necessità del ravvedimento e del cammino di trasformazione. Le risorse della grazia di Dio comprendono il perdono e la guarigione, oltre alla scoperta di nuovi equilibri della persona che portano ad un vissuto di genere maturo. Di fronte ai traumi infantili, l’amore paterno di Dio supplisce alle carenze umane e porta guarigione a chi ne è stato vittima.
In coda alla serata è intervenuto anche il senatore Lucio Malan, animatore della dissidenza valdese che ha polemizzato contro la decisione del Sinodo e ha richiamato la Chiesa valdese a non tradire la propria confessione di fede incentrata sull’autorità della Bibbia. Nel ringraziare l’AEI per essere stata un punto di riferimento nel dibattito, Malan ha ricordato come l’omosessualità fosse un orientamento molto presente nel mondo antico e che Paolo sapeva bene quello che diceva quando ne parlava come di un peccato. In fondo, la scelta è tra l’auto-idolatria, cioè elevare sé stessi o la cultura dominante a giudice della Bibbia, e l’ubbidienza alla Scrittura.
Alcune domande finali hanno sottolineato varie complessità dell’argomento, ma anche la necessità che il mondo evangelico non rimanga silente davanti agli slittamenti del protestantesimo storico. La Scrittura invita ad esercitare la vigilanza e la correzione fraterna, anche se questa è fuori dagli schemi del politicamente corretto. Saranno in grado le chiese evangeliche italiane di svolgere questo servizio nei confronti delle chiese storiche? Senza arroganza, né saccenteria, ma sulla base della fede in Gesù Cristo la cui opera è tanto ampia ed efficace da ri-orientare la vita di chi crede in Lui? La speranza è che occasioni come queste si ripetano in altre città italiane per sensibilizzare il popolo evangelico alle sue responsabilità per la testimonianza dell’evangelo.
24 ottobre 2011