L'AEI sulla decisione del Sinodo valdese-metodista di benedire le coppie omosessuali

Ecco, dice il Signore, io vengo contro i profeti che fanno parlare la loro propria lingua, eppure dicono: Egli dice” (Geremia 23,31)

L’Alleanza Evangelica Italiana ha in diverse occasioni offerto il suo contributo al dibattito su temi etici e pastorali legati alla omosessualità (AEI, Omosessualità: un approccio evangelico, 2003). Per questa ragione ha seguito con attenzione l’evoluzione delle posizioni del protestantesimo storico, cercando occasioni di dialogo e di confronto, e non ha mancato di richiamare tutti alla fedeltà biblica, anche su un tema delicato come l’omosessualità. D’altra parte, esso è argomento di dibattito e di divisione in tutto il mondo cristiano ed è diventato uno dei luoghi simbolici in cui passa la distinzione tra protestantesimo evangelicale e neo-liberale.

Abbiamo preso atto della recente apertura del Sinodo della Chiesa valdese-metodista (2010) alla benedizione delle coppie omosessuali ed esprimiamo la nostra più viva preoccupazione per questa decisione. Si tratta di uno smarrimento teologico prima ancora che etico, dove una discutibile ginnastica ermeneutica ha notevolmente impoverito la fedeltà all’evangelo. Non rispettare l’autorità biblica, evitando di chiamare peccato ciò che chiaramente è definito come tale (ad esempio: “Non avrai relazioni carnali con un uomo, come si hanno con una donna: è cosa abominevole” , Levitico 18,22, ed ancora, “similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento”, Romani 1,27), significa infatti procedere con determinazione verso la perdita dell’evangelo stesso.

La griglia normativa che riceviamo dalla Bibbia ci incoraggia senza incertezze a sostenere la famiglia come nucleo costruito sul matrimonio di un uomo e di una donna, i quali si uniscono volontariamente e pubblicamente in vista di un progetto condiviso all’insegna della solidarietà e della fedeltà. Altre unioni – di qualunque tipo – “che comportano rapporti sessuali sono considerate fornicazioni e adulteri” (AEI, Gli evangelici e le unioni di fatto, 2005) e viste come effetti del peccato. Senza Gesù Cristo, nessuno è “sessualmente normale”, ma chi vuole seguire Gesù Cristo in una vita di discepolato deve sempre aprirsi ad un cammino di cambiamento e di santificazione che, tra l’altro, comporta l’abbandono di relazioni sessuali al di fuori dal matrimonio, omosessuali od eterosessuali che siano. Nessuno, neanche un sinodo o un’autorità ecclesiastica, è autorizzato a benedire ciò che Dio non benedice. Se lo fa dice una menzogna e si carica di una grave responsabilità.

Invitiamo le chiese, le agenzie e le opere evangeliche ad impegnarsi con sensibilità e integrità pastorale verso tutti, senza farsi condizionare dall’orientamento sessuale, e a disapprovare la pratica omosessuale perché incompatibile con le Scritture.

Esprimiamo solidarietà fraterna alla minoranza all’interno della Chiesa valdese-metodista che si è espressa contro la decisione del Sinodo, invitandola a mantenere alta la Parola della vita e a coltivare relazioni col mondo evangelico sensibile alla fedeltà alla Scrittura anche su questo tema.

Invitiamo gli organismi evangelici impegnati in qualche forma di dialogo ufficiale con la Chiesa valdese-metodista ad esprimere la loro disapprovazione per la decisione come atto di franchezza evangelica, ad esempio sospendendo il dialogo in corso.

Infine, preghiamo per un radicale ritorno alla Parola di Dio (che è sempre accompagnato dal ravvedimento dal peccato), non solo nella Chiesa valdese-metodista, ma in tutto il popolo evangelico. Senza un costante ritorno alle fonti della Scrittura, la testimonianza evangelica è destinata ad inaridirsi.

Roma, 30 agosto 2010