Referendum sulla procreazione assistita: Tre e un no.

Noi Cristiani Evangelici, consapevoli della nostra responsabilità di cristiani e di cittadini, riteniamo opportuno rendere noto il nostro pensiero riguardo ai referendum sulla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA).

A riguardo ribadiamo quanto segue:

  • il valore del legame coniugale fondato sul matrimonio;
  • il ruolo sociale della famiglia quale ambito legittimo in cui vivere sane relazioni sessuali e una procreazione responsabile;
  • siamo grati a Dio per i progressi scientifici e tecnologici raggiunti e auspichiamo un’applicazione responsabile di essi in ogni ambito, in particolare quello relativo alla procreazione assistita;
  • riteniamo legittimo il ricorso alle tecniche di PMA da parte di quei soggetti individuati dalla legge 40/2004, per la soluzione dei problemi di infertilità e sterilità in alternativa all’adozione e l’affido;
  • consideriamo l’attuale legge sulla PMA una buona legge anche se perfettibile, il cui merito è quello di aver posto fine ad una sorte di Far West esistente. Essa però non risolve il problema degli embrioni congelati e sovrannumerari, circa il cui statuto e la cui tutela la legge accoglie in pieno le risultanze del pensiero sostanzialista cattolico, il quale non soddisfa pienamente;
  • rigettiamo altresì l’approccio di numerosi laici che adottano un criterio funzionalista circa lo statuto dell’embrione, il quale solo gradualmente, col processo di sviluppo delle sue funzioni, acquisirebbe proprietà umane.
  • consideriamo infine percorribile una terza via che riconosce lo statuto relazionale dell’embrione, che ha luogo con il suo impianto e annidamento (14° giorno) in utero materno, dando così inizio ad un processo di differenziazione dell’embrione sia rispetto alla madre che tra sé e le membrane.

Pertanto, diciamo si ai primi tre referendum, perché favoriscono la ricerca - anche se essa necessita di un quadro etico di riferimento che stabilisca criteri certi - e la tutela della donna, abrogando alcuni limiti applicativi della legge; mentre diciamo no al quarto perché riteniamo la pratica eterologa eticamente discutibile e legalmente sconsigliabile per gli scenari futuri che lascia intravedere.

il dott. Leonardo De Chirico
(Centro Studi Etica e Bioetica di Padova)