Una casa temporanea in Italia

Una testimonianza di ospitalità evangelica

Roma (AEI; evangelicalfocus.com), 23 marzo 2023 – “A temporary home (Una casa momentanea) è il titolo di una serie di interviste pubblicate dal web-magazine Evangelical Focus per parlare di ospitalità cristiana verso le famiglie ucraine profughe a causa della guerra. La redazione ha raccolto esperienze in quattro paesi europei che hanno aperto le porte ai profughi. Tra le storie anche quella di Rosa Calisti e della sua famiglia di Levico Terme e membro di una chiesa evangelica nella città di Trento. Dal 18 marzo 2022 ospitano una famiglia fuggita dall'Ucraina composta da madre, due figli e i nonni). La loro città, Chernihiv (150 km a nord di Kiev), è stata colpita dalla guerra nei primi giorni dell'invasione russa.

L’offerta di ospitalità cristiana è stata naturale ma non improvvisata. Il ruolo della chiesa locale è stato determinante.

Ripensando al primo anno trascorso insieme, Rosa dice di essere "profondamente grata a Dio per averci guidato nei momenti difficili che abbiamo passato".

È l'unica cristiana evangelica in una famiglia che comprende atei e cattolici. "Per me essere evangelica significa vivere la fede ogni giorno, testimoniando in modo concreto e coerente il mio amore e la mia gratitudine per Dio".

Il sostegno della sua famiglia ecclesiale è stato molto importante. "Quando abbiamo deciso di accogliere questa famiglia, ne ho parlato in chiesa e ho pregato per avere il loro sostegno. Molti membri della Chiesa mi hanno aiutato donando vestiti e ogni tipo di bene".

Gli ospiti ucraini sono cristiani ortodossi. "Ho detto loro che tutta la chiesa ha pregato per loro durante il loro viaggio in Italia. La prima volta che sono venuti in chiesa con me, la nonna ha ringraziato il pastore per le preghiere e ha chiesto di continuare a pregare per la pace nel loro Paese".

Rosa vede nelle parole di Gesù le ragioni per tenere aperte le porte della sua casa. (Matteo 22:37-39).

Cibo, relazioni, lingua e istruzione sono stati elementi fondamentali nel processo di accoglienza e integrazione.

"Per i primi due mesi abbiamo mangiato insieme tutti i giorni per farle sentire a casa e in famiglia", spiega Rosa. "Nonno Vitalij amava cucinare e ci ha fatto assaggiare i principali piatti tipici dell'Ucraina e abbiamo preparato molte specialità della cucina italiana".

Dopo due settimane, le ragazze hanno iniziato a frequentare la scuola. E anche la comunicazione è migliorata. "Inizialmente parlavamo in inglese con Vitalina e usavamo il traduttore con i nonni, ma presto ci siamo resi conto che era meglio parlare solo in italiano per aiutarle a integrarsi più velocemente". Vitalina è riuscita a trovare un lavoro come cameriera sia in estate che nel periodo natalizio. Anche altri parenti sono stati coinvolti nel processo di adattamento. "Daniela e Rada hanno subito legato con il mio nipote più piccolo Riccardo, che ha più o meno la stessa età di Rada. E un ruolo fondamentale nel riportare la serenità in famiglia è stato svolto dalla mia cagnolina Brunilde, un jack russel, che intuitivamente ha fornito amore e coccole a tutti loro".

La guerra non è finita, le paure sono molte e l’ospitalità secondo l’Evangelo può portare la speranza di Cristo laddove non c’è.

Nella casa italiana di Rosa, la guerra è diventata una realtà tangibile. "Vitalina soffriva molto per la lontananza dal marito" e le ragazze "desideravano che il padre fosse con loro". Allo stesso tempo, "la nonna sentiva molto la mancanza dell'altro figlio".

"Ogni volta che c'è un'esplosione in Ucraina, Vitalina mi chiede se abbiamo sentito la notizia e vuole sapere la nostra opinione" (...) Hanno un'app che le informa in tempo reale quando scatta l'allarme nella loro città. Il fratello di Vitalina è arruolato nell'esercito e non sanno esattamente dove sia. Daniela, la più grande, sa che c'è la guerra nel loro Paese e capisce che non può tornare a casa".

Nonna Svitlana dice spesso che la famiglia italiana che la ospita è "una benedizione di Dio", ma la lontananza dalla sua terra non è facile. Nelle prime settimane, ricorda Rosa, "abbiamo parlato raramente della guerra, era troppo doloroso per loro".

Un esempio di ospitalità ripreso anche dai media locali: Un anno di vita in Trentino dopo la fuga dall'Ucraina.