I dati della chiesa perseguitata
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Una precisazione sul Summit di Washington
Roma (AEI), 25 maggio 2017 – In merito all’articolo “La persecuzione è feroce, ma la chiesa non sarà fermata” (Ideaitalia, I, n. 5, 17/5/2017), riceviamo da Cristian Nani, direttore di Porte Aperte, la seguente precisazione che volentieri pubblichiamo:
L’articolo che rende conto del recente Summit di Washington cita un “rapporto annuale di Porte Aperte che parla di oltre 90.000 cristiani uccisi solo nello scorso anno e altri 215 milioni sottoposti ad alta, altissima, o estremamente alta persecuzione, con carcerazioni, demolizioni di chiese e abitazioni, esclusione sociale, ecc. in 50 paesi del mondo”.
90.000 martiri non è un dato di Porte Aperte, ma di un centro di ricerca americano, Center for the Study of Global Christianity (CSGC), ripreso in Italia più volte da Massimo Introvigne. Il nostro dato relativo al 2016 (per la precisione al periodo 1 nov 2015 – 31 ott 2016) parla di 1207 martiri cristiani, una differenza enorme, un dato che possiamo certificare. La differenza sta nel definire cosa è persecuzione a causa della fede. Secondo quanto dichiarato dal CSGC, la loro ricerca tiene conto dei cristiani, per es., morti nelle guerre; la nostra ricerca WWList invece, tiene conto solo di chi viene ucciso per motivi legati all’identificazione con Cristo e all’espressione della fede cristiana (ucciso perché cristiano, non perché si trova in un paese in guerra). Comunque una buona spiegazione delle differenze di posizioni può essere trovata qui. Rimane confermato invece il dato di oltre 215 milioni di cristiani perseguitai nei primi 50 stati della nostra WWList.