Da quasi mezzo secolo, le popolazioni del Sudan sono soggette a terribili sofferenze, guerre civili interminabili, disordini e violenze di ogni tipo.
Ad oggi la sharia (la legge islamica) è la fonte dalla quale sono tratte tutte le leggi nazionali. L’applicazione della Sharia - adottata sotto la presidenza di Gaafar Nimeiry nel 1983 - si è però rivelato come uno dei fattori scatenanti della guerra civile nord-sud che si è formalmente conclusa con l’accordo di pace del 2005.
Adesso l’accordo di pace rischia di saltare e da qualche tempo si assiste a un aumento delle tensioni tra nord e sud. Il 9 gennaio 2011 un importante referendum dovrà decidere se la regione del sud continuerà a far parte del Sudan o se diventerà indipendente.
La comunità cristiana internazionale nutre vive preoccupazioni per il futuro delle chiese e delle opere cristiane nel Sudan settentrionale in caso di secessione. L’eventuale secessione potrebbe, infatti, comportare dei gravi problemi per gli immigrati originari del sud, che vivono da anni nel nord Sudan, la maggior parte dei quali sono cristiani, oltre a minacciare la testimonianza cristiana nel suo complesso e cancellare del tutto la precaria libertà religiosa.
L’aiuto principale che la comunità cristiana globale possa offrire è, secondo gli stessi leader delle chiese sudanesi, ancora una volta, una preghiera attenta e vigilante.
Come risposta a questa richiesta, l’Alleanza Evangelica Italiana (AEI) e l’Alleanza Evangelica Mondiale (WEA) chiedono a tutte le chiese e a tutti i cristiani della nazione di unirsi in preghiera per le sorelle e i fratelli del Sudan per i seguenti motivi:
Roma, 23 novembre 2010