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La visita del papa: e ora?

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    Archivio articoli vari 2011-2016

Un’intervista a Pietro Bolognesi, teologo evangelico italiano

La visita del Papa al past. Traettino ha messo sotto i riflettori nazionali e internazionali il rapporto tra la fede evangelica e quella cattolica. Prima e intorno a quella visita ci sono stati movimenti interessanti nel mondo evangelico. Ne abbiamo parlato con Pietro Bolognesi, teologo evangelico, professore di teologia sistematica all’IFED di Padova, nonché già membro della Commissione teologica dell’Alleanza Evangelica Mondiale.

Cominciamo con la dichiarazione che l’AEI, le ADI, la FCP, la Chiesa Apostolica e le Congregazioni pentecostali hanno sottoscritto insieme il 19 luglio. Si era mai verificato una cosa del genere?
Quell’incontro e quel comunicato sono stati un dono di Dio che non credo si sia mai realizzato prima. Vedere le grandi famiglie dell’evangelismo italiano sottoscrivere una comune presa di posizione sull’evangelo e sulle necessarie distinzioni rispetto ai tentativi di abbraccio del cattolicesimo è una testimonianza di come l’unità evangelica sia difficile ma possibile se al centro c’è l’evangelo. I firmatari sono prima di tutto evangelici. Questa è la comune e primaria identità. Poi, nella casa evangelica ci sono altre declinazioni particolari, ma il peso unitario di quel comunicato sta nell’aver valorizzato il comun sentire evangelico. Prego che questo sia il primo passo di una nuova stagione di unità evangelica nel nostro Paese.

Alcuni hanno visto i toni del documento come eccessivamente negativi.
L’evangelo contiene dei sì e dei no. Sì alla Parola di Dio, no alle tradizioni umane che la vogliono imbrigliare. Sì alla grazia di Dio, no alle mediazioni umane. Mentre afferma la verità di Dio, l’evangelo deve negare la menzogna. Per questo bisogna diffidare di quanti dicono che bisogna sempre essere solo positivi. Con rispetto, si deve dire la verità, anche la sua parte scomoda.

Che risonanze ha avuto il documento nel mondo internazionale?
Molti siti esteri lo hanno ripreso in più lingue e il dibattito generato è stato interessante. L’Alleanza italiana è impegnata anche nei confronti dell’Alleanza Evangelica Mondiale che, proprio sui rapporti col cattolicesimo, conosce una fase di sbavatura. Il comunicato ci ha permesso di dire al mondo quello che la stragrande maggioranza degli evangelici italiani pensa del cattolicesimo.

Veniamo alla visita del Papa al past. Traettino. Intanto cosa ti ha colpito dell’evento?
Direi due cose: la richiesta di perdono e la sottolineatura della diversità riconciliata come pista per l’ecumenismo del futuro.

Perché la richiesta di perdono ti ha stupito?
Al di là della retorica del perdono, mi è sembrato un atto superficiale e confuso. I provvedimenti contro i pentecostali furono presi dal Governo fascista, non dalla chiesa cattolica. Semmai la chiesa cattolica è responsabile di secoli di opposizione alla libertà religiosa, ma su questo il papa è stato muto. Poi ha parlato di peccati di singoli cattolici, non mettendo quindi in discussione l’idea cattolica che la chiesa è indefettibile. Ogni richiesta di perdono deve contenere anche un atto di riparazione. Cosa ha detto il papa circa la libertà religiosa in Italia e sul fatto che la sua chiesa è il principale ostacolo alla eguaglianza dei culti in Italia? Nulla, mi pare. Il fascismo è finito, le persecuzioni pure, ma la libertà religiosa è ancora un tema caldo e Francesco è stato reticente.

Però ha detto che i pentecostali non sono una “setta”!
Sì, questo è uno spunto positivo. Contrariamente a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI che abitualmente parlavano degli evangelicali (cioè dire evangelici e pentecostali) come di una “setta”, questa è una novità. Perché Francesco non ha chiesto scusa per il linguaggio derogatorio dei suoi predecessori piuttosto che chiedere confusamente perdono?

Ha anche detto che l’unità non è uniformità ma una unità nella diversità.
E ha citato, senza nominarlo, Oscar Cullmann. La diversità riconciliata è un paradigma ecumenico secondo il quale le chiese si accettano come sono.  Ma come è possibile accettare la chiesa cattolica come una denominazione qualunque? E’ una chiesa che ha uno stato al suo cuore, che ha un’istituzione imperiale come il papato al suo centro, che ha una serie di dogmi antibiblici che sono immodificabili, che ha un impianto sacramentale, che promuove devozioni che deviano l’attenzione da Cristo … Insomma, come si fa ad accettare di essere “riconciliati” con questa realtà? L’unità è nella verità di Cristo, non nella reciproca accettazione delle differenze, qualunque esse siano.

Qual è allora il paradigma che deve orientare la relazione col cattolicesimo?
Il documento di Singapore dell’Alleanza Evangelica Mondiale del 1986 dice che non è possibile una riconciliazione con Roma senza una riforma secondo l’evangelo. Sin quando non accade una vera conversione alla Parola di Dio dell’istituzione cattolico-romana non è possibile alcuna unità. Si possono trovare forme di co-belligeranza, si può dialogare, ma l’unità avverrà se il vangelo di Gesù Cristo riformerà le strutture portanti di quella realtà.

Quale pensi sarà l’impatto immediato della visita sulla testimonianza evangelica nel nostro Paese?
Penso a due cose: da un lato crescerà la pressione sul territorio a partecipare alla Settimana ecumenica dell’unità dei cristiani. Si dirà: “se il papa è andato dagli evangelici, perché gli evangelici non possono andare dal papa?”. Crescerà la spinta a partecipare all’ecumenismo spirituale della preghiera comune con il movimento ecumenico. Le chiese evangeliche dovranno vigilare per non farsi irretire in queste iniziative che danno per scontato che siamo tutti uniti. In realtà, l’ecumenismo vero, quello dei figli di Dio, è stato introdotto in tempi moderni dall’Alleanza Evangelica nel 1846 e, da allora, la Settimana Mondiale di Preghiera dell’Alleanza è una grande risorsa per vivere l’unità che già esiste tra i credenti nati di nuovo. Mi auguro che le chiese promotrici del comunicato del 19/7 si ritrovino in questa Settimana e stiano alla larga da quella ecumenica. Più in generale, sarà sempre più difficile sostenere l’idea che le istanze dell’evangelo devono rompere gli schemi religiosi umani. Se il papa ha abbracciato gli evangelici, come potranno questi ultimi criticare le forme idolatriche del cattolicesimo? L’abbraccio del papa potrà essere un bavaglio alla franchezza evangelica.

1 agosto 2017

Fonte: www.buonanotizia.org

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