Ideaitalia - Nuova serie, Anno V · n. 21 · 9 giugno 2021

SPECIALE DOMENICA DEL RIFUGIATO
20 o 27 giugno 2021

Domenica del Rifugiato (I): una domenica per pregare e per coinvolgersi

L’iniziativa evangelica annuale per aprire gli occhi e intercedere

Roma (AEI), 9 giugno 2021 – Quest’anno la Domenica del Rifugiato si terrà a scelta in due domeniche consecutive, il 20 e 27 giugno. È un’iniziativa proposta dalla Refugee Highway Patnership in collegamento con l’AlleanzaEvangelica Mondiale. Lo scopo è quello di far crescere la consapevolezza e generare la preghiera per la condizione dei rifugiati e degli sfollati di tutto il mondo.

Il tema della Domenica del Rifugiato di quest’anno: “Accogli” ed è tratto dalla lettura combinata di Levitico 13,45-46 e Luca 7,20-23. La Domenica dei Rifugiato è un’occasione per allineare i cuori, le menti e la preghiera delle chiese evangeliche di tutto il mondo secondo il cuore di Dio ed il suo interesse particolare per i profughi.

L’Alleanza Evangelica Mondiale e la Refugee Highway Partnership hanno dato vita all’iniziativa della Domenica del Rifugiato più di 10 anni fa. Le chiese evangeliche possono partecipare all’iniziativa secondo la propria particolare chiamata. Ad esempio:

  • dedicando una parte del culto del 20 o del 27 giugno alla lettura dei testi biblici proposti,

  • svolgendo una breve riflessione sulla responsabilità cristiana nei confronti dei migranti,

  • prevedendo un tempo di preghiera per gli sfollati e i migranti che si trovano nella propria città, per i credenti sfollati a causa della persecuzione che si trovano nelle nostre città e per un ministero tra i profughi con cui la chiesa collabora.


Domenica del Rifugiato (II): “Accogli” come Gesù ha accolto gli esclusi

Il tema biblico di quest’anno

Roma (AEI), 9 giugno 2021 – Con l’invito “Accogli” (Embrace), la Domenica del Rifugiato di quest’anno si concentra sulla responsabilità cristiana ad accogliere coloro che sono esclusi, nello stesso modo in cui Gesù ha accolto coloro che erano esclusi. Per migliaia di anni, la comunità dei lebbrosi era stata evitata dalla società (Levitico 13,45-46), ma Gesù non ebbe paura di abbracciarli e di guarirli. Quando i discepoli di Giovanni lo avvicinarono per sapere se Lui fosse quello che stavano aspettando, Gesù rispose: “Andate a riferire a Giovanni quello che avete visto e udito: i ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, il vangelo è annunziato ai poveri” (Luca 7,20-23). La stessa chiamata è per il suoi discepoli oggi, anche per quanto riguarda coloro che sono esclusi dalla società, come i profughi e i rifugiati.

Nel mondo ci sono 80 milioni di persone che non hanno un posto che possono chiamare casa, a causa della persecuzione e della violenza. Sono stati costretti a diventare profughi o sfollati, lasciando dietro di sé ogni cosa, perdendo affetti familiari, amici, proprietà e il luogo più caro per vivere. Coloro che scappano nel mondo hanno una vulnerabilità e suscettività maggiore di rischio pandemico. I Paesi hanno chiuso le loro frontiere, impedendo la collocazione meno precaria dei profughi. Le infezioni, compreso il Covid-19, mietono più persone. L’alta densità di persone in piccoli spazi, l’impossibilità di evitare il distanziamento e la mancanza di accesso a cure mediche, sono un rischio potenzialmente esplosivo.


Domenica del Rifugiato (III): cosa può fare una chiesa locale?

Quattro suggerimenti per un coinvolgimento maggiore

Roma (AEI), 9 giugno 2021 – La domanda è legittima e frequente: cosa può fare una chiesa evangelica locale di fronte ad un fenomeno, quello della presenza di migranti nelle proprie zone, così vasto e complesso? Questi sono quattro suggerimenti:

Pregare
Le chiese locali possono incoraggiare i loro membri a pregare per i profughi: pregare per opportunità di amare i profughi, gli immigrati e i migranti nelle vostre città.

Assistere
Ci sono molti modi per assistere praticamente i rifugiati. Hanno spesso la necessità di trovare un letto o una casa, trovare lavore, imparare la lingua del Paese che li ha accolti, orientarsi nei servizi sociali e nel sistema scolastico, imparare ad usare i trasporti locali, capire la cultura del posto, ecc.

Crescere in consapevolezza
Le chiese locali possono aiutare i membri a comprendere la situazione dei migranti, il fenomeno delle migrazioni forzate, le responsabilità cristiane nei loro confronti per non avere di questi temi un’opinione “di pancia” o spezzettata, ma informata e in un’ottica missionale.

Condividere risorse
I migranti forzati spesso necessitano di cose basilari per la loro vita quotidiana: uno spazio sicuro, cibo sano, vestiti e scarpe adeguati al clima del Paese ospitante, biglietti per il trasporto pubblico. Fanno anche fatica ad integrarsi nella vita sociale. La chiesa può essere uno strumento per condividere risorse preziose per favorire questi percorsi.


Domenica del Rifugiato (IV): insieme per essere una benedizione per i migranti

Una testimonianza da una rete evangelica a Roma

Roma (AEI), 9 giugno 2021 – La Domenica del Rifugiato è anche l’occasione per raccontare un’esperienza di collaborazione evangelica nel ministero tra i profughi a Roma. Da circa un anno esiste una rete di collegamento tra alcune opere evangeliche che lavorano nell'ambito di ministeri rivolti ai profughi e migranti: la Rete Roma. Si tratta di un organismo informale di comunione, preghiera e sostegno reciproco di almeno tre centri attivi da diverso tempo: il Soggiorno dal 2012 (zona Monti), Centro Agape dal 2015 (zona Alessandrino), il Ponte dal 2019 (zona Lodi). Le iniziative operano nell'ambito dell' accoglienza, formazione, evangelizzazione, aiuti umanitari e talvolta anche attività all'interno di altri centri di accoglienza.

Tutti i centri si avvalgono della collaborazione tra chiese locali e agenzie missionarie operanti a Roma. La rete è incoraggiata dal distretto Centro dell’Alleanza Evangelica Italiana ed è uno dei progetti evangelici fruttuosi nella città a favore di profughi e migranti ed è desiderosa di crescere e rafforzarsi.


Domenica della Rifugiato (V): “L’amore raggiunge le persone che vivono nella diaspora”

L’esortazione dell’Impegno di Città del Capo (2010)

Roma (AEI), 9 giugno 2021 – La responsabilità cristiana nei confronti di chi vive nella diaspora, cioè è forzato a migrare o lo fa per scelta è ricordata nell’Impegno di Città del Capo (2010), l’importante documento del Movimento di Losanna. Ecco un estratto significativo (2.c.5):

Incoraggiamo i responsabili delle chiese e delle missioni a riconoscere e a rispondere alle opportunità missionari che si presentano grazie alla migrazione globale e alle comunità della diaspora, approntando piani strategici, formando e dotando di risorse coloro che sono chiamati ad agire in tali contesti.

Incoraggiamo i cristiani delle nazioni ospitanti che hanno nel loro mezzo comunità di immigrati provenienti da altri contesti religiosi a portare loro la testimonianza contro culturale dell’amore di Cristo con fatti e con parole, ubbidendo ai molteplici comandamenti biblici che invitano ad amare lo straniero a difendere la causa del forestiero, a visitare i prigionieri, a praticare l’ospitalità, a costruire relazioni di amicizia, ad accoglierli nelle loro case e a provvedere per loro aiuto e servizi (Lev 19,33-34; Dt 24,17; Rt 2; Gb 29,16; Mt 25,35-36; Lc 10,25-37; 14,12-14; Rm 12,13; Eb 13,2-3; 1 Pt 4,9).

Inoltre, nel 2015 l’Alleanza Evangelica Italiana produsse una brochure che, al netto di alcuni dati sulla situazione generale che sono cambiati, contiene molti materiali utili. Può essere scaricata qui.

Un’altra risorsa importante è il documento della Commissione etica e società dell’AEI “Immigrati e confini responsabili” (2008), pubblicato su Studi di teologia – Suppl. N. 7 (2009), pp. 28-30.

(lo Speciale Domenica del Rifugiato è a cura di Valeria Marzano).


“Chiamati a libertà”: la responsabilità evangelica sulla trasparenza

Intervista con Julie Roys (giornalista investigativa)

Roma (AEI), 9 giugno 2021 – In occasione dell'Assemblea Federale dell'AEI (sabato 5 giugno 2021) era prevista un'intervista a Julie Roys che per alcuni disguidi non è stato possibile fare sul momento. E’ stata registrata successivamente. Julie Roys è una giornalista investigativa evangelica nord-americana, autrice di The Roys Report, molto impegnata a promuovere una cultura della trasparenza e della rendicontazione nella vita delle chiese e delle opere evangeliche.

Dopo una breve introduzione, la Roys ha voluto sottolineare che Cristo non ci ha salvati dalla schiavitù della legge in modo che potessimo violare quella legge, ma ci ha salvati affinché potessimo essere riempiti del Suo Spirito e la Sua legge fosse scritta nei nostri cuori. Dio è Santo e vuole che la sua chiesa sia santa.

Molti cristiani (in particolare riferendosi al suo contesto americano) strumentalizzano la missione per costruire il proprio “business” e questo ha portato scandali dopo scandali. Si tratta della reputazione di Dio che viene macchiata e, come ai tempi della Bibbia, anche oggi il Signore è interessato di più della Sua reputazione che non alla nostra.

Facendo riferimento ad Efesini 5,11 che dice: “Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele”, la Roys ha affermato che è proprio quello che fa in quanto giornalista investigativa cristiana. “Dico la verità, espongo il peccato. E poi prego che la comunità cristiana faccia qualcosa al riguardo”.

Nell'intervista è stato affrontato anche il tema del rapporto tra evangelici e cattolici, facendo riferimento al documento “La Riforma è conclusa?” e le è stato rappresentato come l'AEI è impegnata a costruire una società aperta e pluralistica nella nostra nazione, in cui ogni visione del mondo possa essere presente nell'arena pubblica. A tal proposito Julie ha condiviso pienamente la nostra visione e ha concluso incoraggiando la Chiesa evangelica italiana ad abbracciare la Verità per essere veramente liberi. Il video dell'intervista completa qui.

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A cura dell’Ufficio stampa dell’Alleanza Evangelica Italiana
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Redazione: Lucia Stelluti, Chiara Lamberti, Leonardo De Chirico, Giovanni Marino, Stefano Bogliolo, Sergio De Blasi, Carine Francq.

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