Verso la dittatura dell'islamicamente corretto?

La società postmoderna ci ha resi sensibili a molte scorrettezze del linguaggio. Parlare in maniera violenta e discriminatoria nei confronti altrui è un abuso della lingua. Il pericolo, però, è quello di impedire la libertà di pensiero e di espressione in nome di un falso concetto di rispetto degli altri. Quando si instaura la dittatura della correttezza si imbocca una strada senza uscita.

Oggi non è “politicamente” corretto esprimere valutazioni morali su stili di vita come l’omosessualità, senza essere oggetto dell’ostracismo mediatico e sociale. Ad esempio, chi crede che l’omosessualità sia un peccato (come dice tutta la Scrittura) è ritenuto intollerante.

Oggi non è “ecumenicamente” corretto esprimere critiche alle formazioni religiose cristiane in quanto si pensa che tutte le forme esistenti siano parti di un tutto più grande. Chi, come l’apostolo Paolo, denuncia come un “altro vangelo” tutto ciò che si discosta dalla Parola di Dio, viene considerato retrogrado e fondamentalista.

Come se non bastasse, adesso dobbiamo prepararci ad un’altra forma di “correttezza”. Quella dell’islamicamente corretto. Citare un autore antico (come ha fatto Benedetto XVI) che denunciava l’islam come religione violenta ha scatenato gli animi di milioni di islamici che chiedono rettifiche e scuse pubbliche. Di fronte a questo scenario inquietante, ci domandiamo: non è possibile nemmeno citare fonti storiche? Saremo costretti a dire che l’islam è una religione rivelata, di pace e di fratellanza secondo la versione buonista di alcuni? Dovremo forse passare i nostri discorsi al vaglio della censura delle corti islamiche prima di poterli rendere pubblici? Potremo continuare a predicare il vangelo in modo franco e vero o dovremo rivedere la testimonianza alla luce della nuova correttezza, magari diventando tutti musulmani?

L’“Io sono la via, la verità e la vita” da parte di Gesù è politicamente scorretto in quanto ritenuto arrogante; è ecumenicamente scorretto in quanto considerato fondamentalista; è islamicamente scorretto in quanto non riconosce altre vie e altre verità. E’ per questo meno vero? Dovremmo abbandonarlo? Dovremmo accomodarlo alla nuova sensibilità?

Non è in discussione il rispetto degli altri (che la Bibbia ci chiama ad avere), ma la libertà di pensiero e di parola. Gli evangelici sono per la libertà di parola di tutti e per il confronto franco tra le religioni, senza coercizioni ed inibizioni. Queste forme di correttezza sono pericoli per la libertà. E’ ora di prenderne coscienza e di denunciare questa deriva postmoderna che adesso anche un certo islam cavalca. In Italia abbiamo già avuto l’Inquisizione cattolica e ci basta; dovremmo prepararci a subirne una islamica?

Rispettando i credenti islamici, noi evangelici riaffermiamo con gioia il messaggio dell’evangelo che invita tutti gli uomini ad abbandonare le proprie vie peccaminose e a credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio e figlio dell’uomo, l’unico nome nel quale è possibile essere salvati. Il dramma vero è che noi evangelici non riusciamo a fare la differenza e, a causa delle nostre divisioni, non siamo una voce autorevole. Quando ci convinceremo che la vera evangelizzazione dell’Islam e del mondo intero si fa lavorando insieme, dimostrando che è possibile perchè Gesù, per lo Spirito Santo, lo rende possibile?

Past. Roberto Mazzeschi