Ma la scuola deve diventare simile a una chiesa?

La religione nella scuola

Mentre continua, un passo alla volta, il lavoro del mondo cattolico per ritagliarsi spazi sempre più ampi nell’ambito della scuola italiana, alcuni cercano altre “soluzioni”.

È il caso del mondo evangelico federato, che guarda di buon occhio all’introduzione dello studio del fatto religioso nelle scuole statali.

In questo contesto, è anche nata un’associazione, la “31 ottobre”, che intende promuovere una scuola laica e pluralistica. Attraverso le sue attività, essa si prefigge di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione e favorire un’idea più “laica” per la religione nella scuola.

Altri si chiedono se ce ne sia veramente bisogno. Perché attribuire allo Stato ruoli anche in questo campo? Il Collegio dei Pastori di Salerno, in una sua lettera al Ministro della Cultura, dell’Istruzione e della Ricerca, chiedeva giustamente perché mai uno Stato laico e aconfessionale avrebbe dovuto farsi “carico dell’insegnamento religioso, giacché quest’ultimo riguarda i credenti e le confessioni religiose”. Altri evangelici sostengono, infatti, che la stessa idea di “laicità”, per quanto attiene al fatto religioso, sia una pia illusione. Il fatto religioso “presuppone un’assolutezza incompatibile con modalità didattiche laiche”, perché attinge a qualcosa di profondo e radicale. Ecco perché lo Stato non ha competenza in questo campo.

Le circostanze inducono a pensare che il Tevere sia sempre più stretto... Gli interventi del Vaticano sono sempre più invadenti, e quel che più rattrista, è che a destra e a sinistra si sia molto attenti a ciò che si dice di là dal Tevere, perché si è capito che in questo Paese non si può governare senza l’appoggio del mondo cattolico. La chiesa cattolica continua a dettare legge nella scuola con interventi puntuali, che però non destano allarme più di tanto.

È noto che l’“insegnamento religioso cattolico” ha carattere concordatario e confessionale; che gli insegnanti di religione, nominati dalle rispettive diocesi (e da queste revocabili), sono a carico del bilancio dello Stato; che un cardinale di santa romana chiesa è stato chiamato a presiedere un Comitato che dovrebbe elaborare un “Codice deontologico” per gli insegnanti; che gli insegnanti di religione passano di ruolo senza dover superare nessun concorso, violando tutte le norme che regolano lo stato giuridico degli insegnanti... Ma è possibile che non si possa trovare una soluzione veramente alternativa? Possibile che non vi sia nulla di meglio che un altro spazio religioso nella scuola?

La posizione cattolica è chiara, mentre nel mondo evangelico si registrano sensibilità differenti che meriterebbero forse una riflessione più approfondita. Anziché aggiustare lo scenario esistente, sarebbe meglio contribuire a disegnarne uno nuovo. Chi è sensibile alla libertà deve forse chiedersi quale debba essere un contributo conforme all’Evangelo in questo delicato settore.

P.B.