“Chi non è d’accordo col papa, diventi evangelico”. Davvero?

Un commento alla dichiarazione del card. Bassetti

Roma (AEI), 27 gennaio 2020 – “Se a qualcuno non piace questo Papa lo dica perché è libero di scegliere altre strade. A qualcuno io ho detto: diventa evangelico”. Così si è espresso il 25 gennaio il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, a margine dell'incontro con i giornalisti a Perugia in occasione del patrono della categoria, San Francesco di Sales. Interessante questo riferimento agli evangelici come a dei cristiani senza papa. Gli evangelici sono tirati in ballo sia da destra che da sinistra.

Talvolta, papa Francesco, per il suo linguaggio poco convenzionale e fuori da schemi paludati, è criticato dai tradizionalisti di voler trasformare la chiesa di Roma in una chiesa protestante. Questo esito è visto da questi ambienti come il tracollo di Roma. Altre volte, come è il caso di Bassetti – sostenitore della linea di papa Francesco -, agli evangelici sono rinviati i critici conservatori del papa. Se a loro non va bene questo papa, che diventino protestanti. Insomma, da destra e da sinistra, gli evangelici si sentono tirati per la giacca.

Qualche considerazione. Non è su papa Francesco che si definisce il motivo della diversità evangelica rispetto al cattolicesimo. Ci sono buone ragioni per essere evangelici sia che il papa fosse Leone X (come ai tempi di Lutero), Pio IX (come ai tempi dell’unità d’Italia), sia che il papa sia Francesco. Non sono la personalità del papa, lo stile del papa, le enfasi conservatrici o progressiste del papa che distinguono gli evangelici dalla chiesa di Roma. E’ la dottrina del papa a costituire il problema. Che ci sia un papa tomista (come GP II) o agostiniano (come B XVI)  o gesuita (come Francesco) poco importa. E’ la rivendicazione del papa di essere “vicario di Cristo”, al vertice di una struttura modellata su una forma imperiale, gerarchica e sacramentale, a risultare biblicamente indigesta. E questa rivendicazione è scolpita nel dogma della chiesa di Roma. Questo è il punto irriducibile.

Il papa può risultare simpatico o avvicinabile, innovatore o consolidatore, ma sino a quando sarà il simbolo, il garante e l’interprete della teologia papale, sarà sempre il pontefice romano al vertice di una chiesa che ha aggiunto all’evangelo biblico elementi che contraddicono l’evangelo e finiscono per inquinarlo. Alla chiesa non serve un papa romano: a guidarla basta Gesù Cristo, Signore vivente, per mezzo della sua Parola e del suo Spirito. Come afferma il documento dell’Alleanza Evangelica Mondiale Una valutazione evangelica del cattolicesimo romano (1986), “la Scrittura non induce a delle semplici correzioni della dottrina cattolica del papato, ma costringe invece a rigettare l’idea stessa del primato di Pietro quale base dell’infallibilità papale … Sotto l’autorità sovrana di Gesù Cristo, noi evangelici cerchiamo di onorare il ruolo subordinato del popolo di Dio nel governo della chiesa attraverso l’esercizio del ministero di tutti i credenti” (in Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, Bologna, EDB 1997, p. 293). Uno diventa evangelico non perché ora c’è Francesco o prima c’era Benedetto, ma per le ragioni dell’evangelo che, ad esempio e tra l’altro, escludono che la chiesa abbia bisogno di un papa romano per essere tale. (LDC)