Conosciamo le Dichiarazioni evangeliche II (19)

In questa nuova rubrica presentiamo una scheda su ciascun documento contenuto nel volume Dichiarazioni evangeliche II. Il movimento evangelicale 1997-2017, a cura di Pietro Bolognesi, Bologna, EDB 2017.

Ciascuna scheda descrive i principali contenuti delle singole dichiarazioni, nella consapevolezza che esse esprimono una varietà di sensibilità evangeliche  su cui vi possono essere valutazioni diverse (ndr).

Dichiarazione di Bad Urach (2010)

Verso una teologia evangelica della sofferenza, della persecuzione e del martirio

Roma (AEI), 11 settembre 2018 – A cura dell’Alleanza Evangelica Mondiale, la Dichiarazione di Bad Urach mette a tema una questione centrale nella condizione della chiesa globale contemporanea: la realtà della persecuzione. Il nostro secolo è un tempo di accentuata ostilità nei confronti della chiesa in alcune aree del mondo. La chiesa non sembra essere attrezzata a trattare i temi della sofferenza e del martirio. La Dichiarazione è un’ampia trattazione della teologia biblica della persecuzione e un utile strumento per centrare il tema biblicamente e missionalmente.

Per la chiesa contemporanea, è importante fare due cose. Primo, la chiesa deve familiarizzarsi con la teologia biblica della persecuzione, della sofferenza e del martirio. Senza eroismi, dolorismi e sentimentalismi, ma anche contro l’imborghesimento della fede, occorre fare i conti con il dato della sofferenza per Cristo che è iscritto in modo costitutivo nella sequela evangelica. Rispetto a questa, non ci sono scorciatoie o altri percorsi per i discepoli di Cristo. I tempi e le modalità, l’intensità e l’impatto saranno diversi e a macchia di leopardo, ma il “programma” della vita cristiana è quello sino alla seconda venuta del Figlio di Dio. Secondo, oltre alla preghiera e alla solidarietà, la chiesa deve pensare alla chiesa perseguitata in modo consapevole rispetto alle questioni di sistema. Deve, cioè, metabolizzare la cultura della libertà religiosa, diventando portavoce di chi ne è privo e promotrice di assetti più avanzati ovunque se ne riscontrino di inadeguati. Dovrebbe essere un segnale preoccupante vedere tanto interesse per la chiesa perseguitata se scarso è l’interesse per il tema della libertà religiosa. I due, invece, vanno insieme. Dove c’è il primo, c’è anche il secondo perché in mezzo c’è una chiesa che, ubbidendo al suo Signore, svolge un ruolo sacerdotale nella preghiera d’intercessione, svolge un ruolo profetico nella denuncia del peccato e svolge un ruolo regale nel farsi interprete di un’istanza insopprimibile di libertà.