Per il bene dell’Italia

Un contributo evangelico in vista delle elezioni politiche

Roma (AEI), 26 febbraio 2018Per il Bene dell'Italia è un documento significativo prodotto dall'Alleanza Evangelica nel 2008. Nonostante ci rendiamo conto che possa e debba essere integrato con risposte alle nuove sfide poste dalla società contemporanea (tecnologia, migranti, responsabilità sulle risorse economiche), desideriamo riproporvelo oggi in vista delle prossime Politiche del 4 Marzo 2018, come utile strumento per esprimere un voto consapevole e fondato su alcune chiare priorità bibliche. Organizzato in 10 paragrafi tematici, il documento esordisce offrendo un maturo e sereno approccio evangelico alla politica al riparo tanto dagli atteggiamenti fuggiaschi quanto da quelli compromessi.

L’Alleanza Evangelica Italiana, consapevole di essere un organismo di comunione e di collegamento delle chiese, delle opere e dei credenti basato "su grandi principi evangelici comuni" invita con il presente documento ad una riflessione sulla natura e le possibilità dell’impegno politico nella prospettiva evangelica.

Come evangelici [1] siamo espressione dell’ortodossia cristiana e biblica, parte di una famiglia che in tutto il mondo cresce in modo significativo. Anche se con vicende alterne e numerose difficoltà, nel nostro Paese è presente una vibrante minoranza evangelica che davanti a Dio e a tutta la società civile vuole contribuire alla formazione di una riflessione politica biblicamente fondata e che, contestualmente, contribuisca al bene della nazione.

Pur riconoscendo la forte diversità in ambito politico manifestata dagli stessi cristiani siamo consapevoli della portata che i principi politici possono avere nella vita delle persone e nell’impatto che esercitano nella ricerca di un orientamento di fondo del  Paese. Come evangelici e cittadini italiani vogliamo offrire una piattaforma di quelle che, secondo noi, sono le linee guida ineludibili e irrinunciabili per i cristiani evangelici. Le polarizzazioni contemporanee - l’individualismo liberale e conservatore da un lato, e il tecnicismo pragmatico e comunitario dall’altro – anche se esercitano forti attrazioni non sono infatti pienamente compatibili con la differenza e la prospettiva socio-politica cristiana. Inoltre, pensiamo, che tali approcci non siano in grado di offrire soluzioni adeguate e robuste.
Crediamo che Gesù ci chiami a seguirlo in ogni ambito della vita, e questo include la politica e l’impegno sociale. Anche se la Bibbia non offre un programma politico, è indubbio che i suoi insegnamenti fondamentali forniscono gli elementi chiave per una articolazione giusta e responsabile della vita sociale. Siamo consapevoli, allora, che la domanda non è se la fede cristiana ed evangelica sia pertinente alla riflessione politica, ma come deve esserlo. [2]

Senza voler proporre commistioni o interferenze improprie, consideriamo la tipica dicotomia tra “religione – politica” problematica. Anche nel nostro Paese, la religione è infatti spesso pensata come una funzione isolata di una qualche affiliazione religiosa, nettamente separata da ogni altro ambito (sport, politica, economia …). Probabilmente questa formulazione tranquillizza chi fa propria la visione del mondo illuministica o desidera la supremazia di un certo razionalismo. Ma tale dualità non appartiene alla prospettiva cristiana ed evangelica. Dio non solo è “pubblico” ma esercita sempre autorità su ogni cosa. Per questo motivo  la vita cristiana non può  mai ridursi ad un mero culto privato o alla coltivazione di una qualche preferenza personale.

L’azione politica non rappresenta il centro del Regno di Dio, e l’impegno politico non potrà mai sostituire l’evangelizzazione, la fondazione e il consolidamento delle comunità cristiane. La migliore politica e l’amministrazione più luminosa sono incapaci di trasformare e rinnovare il cuore degli esseri umani. Solo Cristo e l’opera dello Spirito Santo possono fare questo. Per questo lo scopo dell’azione e della riflessione politica è limitato e definito, ma è allo stesso tempo rilevante e intenso. In questa direzione il contributo che gli evangelici possono dare al benessere del nostro Paese potrà secondo alcuni essere modesto, ma sicuramente è sostanziale.

Consapevoli della complessità del compito, delle sensibilità facilmente disturbate e degli errori e peccati che noi stessi possiamo commettere o incentivare, riconosciamo il bisogno di sostanziare  quest’impegno oltre che con la franchezza biblica anche con l’umiltà che la grazia di Gesù ci insegna secondo questi dieci principi irrinunciabili:

1. La dignità dell’essere umano
Ogni persona è preziosa ed è chiamata a vivere responsabilmente nel mondo. Riconosciamo che ogni essere umano ha una identità e un destino che trascende la vita terrena, senza per questo assolutizzare la vita quasi considerandola un idolo. Crediamo che coloro che esercitano responsabilità scientifiche, politiche ed amministrative hanno il dovere di proteggere la vita umana in tutte le sue forme e in tutte le sue fasi, oltre all’obbligo di tutelare attivamente i diritti umani.

2. La libertà religiosa e la laicità
Nessun governo deve discriminare una persona o una comunità a motivo della loro fede. Per questo motivo è inopportuno e ingiusto sia affermare che le religioni devono essere confinate nella sfera privata, sia attribuire qualche privilegio o vantaggio ad una qualche fede o confessione religiosa. Laicità è riconoscere il pluralismo religioso ed ideologico, senza posizioni di rendita a favore di qualcuno. La legislazione del nostro Paese sarà giusta quando tratterà con equità tutte le religioni (e le ideologie) e le rispettive comunità di riferimento, in ambito sia privato che pubblico. Questo significa anche un adeguato accesso ai mezzi di informazione di massa per tutte le componenti della società. L’impegno per la libertà religiosa ha sempre caratterizzato la minoranza evangelica nel nostro Paese in quanto essa è un elemento essenziale del buon vivere sociale.
     
3. La famiglia
Riconosciamo la famiglia come uno degli elementi centrali della società. Nella prospettiva evangelica la differenziazione sessuale e la conseguente complementarietà sono elementi strutturali che riflettano alcune caratteristiche di Dio: Dio esiste in relazione. La dimensione della sessualità va intesa in questa cornice. Il matrimonio, quale fondamento della vita familiare, implica inoltre una relazione monogamica e fedele nel tempo e apre la coppia alla progettualità e alla procreazione. Pur riconoscendo che con facilità la famiglia può diventare disfunzionale, amplificando gli orrori e le debolezze dell’oppressione e del peccato umano, siamo convinti che la famiglia deve essere pubblicamente sostenuta e riconosciuta con politiche e azioni opportune.

4. La giustizia e il pluralismo istituzionale
La giustizia si riferisce principalmente ad una opportuna sistemazione della vita e dei suoi aspetti. La giustizia è uno degli elementi centrali che emergono dalla relazione di Dio con il genere umano. Tale giustizia può esprimersi in molti modi, ma uno dei più importanti è attraverso la configurazione dell’autorità politica che deve dare sostegno ai poveri, ai bisognosi e agli oppressi e punire gli oppressori.

5. Il pluralismo istituzionale
Un ordine politico giusto cerca di agire solamente nel suo ambito di attribuzione e di responsabilità. Facilitare la crescita di una società civile significa non esercitare una autorità ingombrante, onnicomprensiva, indifferenziata che spiazza o soprassiede alle responsabilità educative, genitoriali, ecclesiastiche  … attribuite ad altri soggetti. L’autoritarismo legale e politico è da evitare, così come è da controllare la tendenza espansiva del potere politico. Questo significa, in particolare, sia garantire un trattamento equo a tutte le religioni, sia riconoscere l’esistenza di competenze limitate e definite. In ogni caso lo Stato ha la responsabilità di garantire la giustizia pubblica per tutti coloro che fanno parte della comunità civile. Esso ha la responsabilità di perseguire un sistema di welfare pubblico che garantisca il benessere dei cittadini.

6. I poveri
Il termine “poveri” include tutti coloro che sono poveri in diversi modi: affamati, senza casa, stranieri, vedove, orfani, malati, deboli, oppressi, prigionieri, ciechi, esclusi. Nella prospettiva biblica la povertà non è solo un fatto economico. I poveri sono coloro che mancano delle risorse sociali, economiche, politiche per realizzare e vivere la propria responsabilità e la propria vocazione. Il comandamento di prendersi cura dei poveri significa prendersi cura di coloro che soffrono. L’attenzione nei confronti dei poveri e delle povertà vecchie e nuove non può essere lasciato alle sole sensibilità individuale, ma richiede una azione sociale e politica forte, sostenuta dalla prospettiva della giustizia .

7. Il lavoro
Poiché il lavoro è una caratterizzazione essenziale della dignità dell’essere umano, tutti hanno la responsabilità di lavorare con integrità, sicurezza e giustizia. Tutti hanno l’obbligo di strutturare la società in modo da permettere a ognuno di lavorare in un modo che rispetti la sua dignità e gli permetta di vivere con decenza e libertà.

8. La scuola
La tradizione italiana ed  europea di un sistema pubblico dell’istruzione è una eredità di cui siamo grati. Perseguire la giustizia pubblica per lo Stato significa decidere che per formare uguali opportunità tutti i cittadini possono ricevere una istruzione e formazione libera (gratuita) fin dai primi anni di vita. Sono comunque da segnalare alcune criticità: a) manca ancora il riconoscimento pieno delle responsabilità dei genitori nelle scelte educative dei propri figli. L’esistenza del duopolio (sistema educativo cattolico e sistema educativo pubblico) non risolve il problema del necessario pluralismo  educativo e in ambito pubblico il coinvolgimento delle famiglie è marginale e di fatto irrilevante; b) il principio di giustizia richiede una giusto trattamento di tutte le agenzie educative e formative, di fatto l’insegnamento pubblico della religione cattolica crea una lacerazione difficilmente sanabile con semplici accorgimenti organizzativi. Lo Stato dovrebbe onorare, senza discriminazioni, tutte le agenzie formative ed educative che i genitori (quali soggetti responsabili in primis dell’educazione dei propri figli) scelgono. Ogni scuola, a tal fine, dovrebbe essere messa in grado di “aprirsi” realmente al pluralismo civili del territorio di riferimento.

9. L’ambiente
L’agire umano deve essere diretto a proteggere e a far sviluppare il potenziale insito nell’intera creazione. Gli evangelici condividono la necessità di proteggere la diversità e la pluriformità del mondo e incoraggiano tutti a vivere una responsabilità ecologica attenta e decisa. L’amore che dobbiamo alle generazioni future richiede inoltre un ambiente pulito e non inquinato. La responsabilità nei confronti dell’ambiente è diffusa e quindi ognuno di noi deve agire a favore della sostenibilità ambientale. Questo richiede senz’altro una ri-definizione dei nostri consumi e del nostro stile di vita, oltre a ripensare il progresso scientifico e lo sviluppo economico nei termini di giustizia, responsabilità e sostenibilità.

10. La pace
Aspettiamo il tempo in cui non ci sarà più guerra. Sappiamo però che fino alla fine ci saranno “guerre e rumori di guerre”. Tutti gli evangelici (e i cristiani) vedono nella guerra la modalità peggiore, la più disonorevole e distruttiva,  per risolvere i conflitti. L’impegno realistico per la pace e la non violenza risponde alle parole di Gesù “beati quelli che si adoperano per la pace”. Inoltre crediamo che coloro che minacciano (internamente ed esternamente) la società in cui viviamo devono essere fermati; questo significa anche lavorare per la costruzione di relazioni internazionali giuste e non più caratterizzate dall’oppressione e dallo sfruttamento. Rifiutiamo quindi come pericolosi i nazionalismi competitivi, le volontà politiche di costruire imperi regionali, o sogni utopistici finalizzati a conquistare una illusoria pace globale. Esiste una dimensione internazionale della responsabilità politica che va segnalata. Ogni autorità umana deve ricordarsi che questo è il mondo di Dio e che tutti gli esseri umani condividono l’identità di creature fatte ad immagine di Dio.

Per tutti coloro che esercitano una responsabilità politica e pubblica garantiamo le nostre preghiere, e un impegno a ricercare con forza la giustizia, la pace e la libertà. Ribadiamo inoltre la nostra reale disponibilità all’ascolto e al dialogo con tutti coloro che hanno a cuore il bene del Paese.

____________________

[1] Un evangelico è: a) un protestante conservatore; b) che si pone in continuità alla storia dei risvegli del XVIII secolo e successivi; c) che riconosce un posto preminente alla Bibbia nella sua vita cristiana, quale Parola divinamente ispirata e autorità finale; c) che proclama la riconciliazione con Dio attraverso l’opera espiatoria di Gesù Cristo nella croce; d) che incoraggia l’opera dello Spirito Santo nella vita delle persone per la conversione, la comunione e il servizio, incluso il compito di proclamare il vangelo a tutte le genti. Cfr T. Larsen, “Defining Evangelicalism” in Cambridge Companion to Evangelical Theology, Cambridge University Press 2006. Si veda anche P. Bolognesi e L. De Chirico, Il movimento evangelicale, Queriniana 2002.

[2] Il patto di Losanna (1974) è uno dei documenti principali per descrivere la sensibilità socio-politica degli evangelici. Ad esempio nel paragrafo quinto – in P. Bologensi (a cura), Dichiarazione Evangeliche, EDB 1997 - si legge: “Affermiamo che Dio è tanto il Creatore quanto il Giudice di tutti gli uomini. Dovremmo perciò condividere con lui la preoccupazione relativa alla giustizia e alla riconciliazione della società umana, e alla liberazione dell'uomo da qualsiasi forma di oppressione... Anche per questo esprimiamo il nostro pentimento sia per la nostra negligenza sia per aver, talvolta, considerato l'evangelizzazione e i problemi sociali come entità reciprocamente esclusive. Benché riconciliazione con gli uomini non significhi riconciliazione con Dio, ne l'azione sociale sia da identificare con l'evangelizzazione, e neppure liberazione politica significhi salvezza, affermiamo ciononostante che l'evangelizzazione e l'attività sociopolitica fanno parte, ambedue, del nostro dovere cristiano. Per entrambe è necessario l'annuncio delle nostre dottrine di Dio e dell'uomo, il nostro amore per il prossimo e la nostra obbedienza a Gesù Cristo. Il messaggio della salvezza implica pure un messaggio di giudizio su ogni forma di alienazione, di oppressione o di discriminazione, e noi non dovremmo aver timore di denunciare il male e l'ingiustizia da qualsiasi parte si trovino”. Sulla stessa linea si veda anche la recente (2007) Dichiarazione di Filadelfia (Sull’impegno sociale evangelico), consultabile anche online.

[3] L’Alleanza Evangelica Italiana partecipa alla Sfida di Michea (www.micahchallenge.org), un’iniziativa internazionale per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio da parte degli stati membri dell’ONU entro il 2015, tra cui l’abbattimento delle varie forme di povertà.