Documento Evangelico sulla Famiglia: Quale famiglia per quale testimonianza evangelica?

La famiglia è al centro di particolare interesse nel dibattito cristiano e pubblico. Il mondo evangelico numericamente maggioritario in Italia e a livello internazionale ha in questi anni promosso una riflessione biblica, etica e pubblica sulla famiglia1 che rimane un punto di riferimento utile per la chiesa e la società.

1. Nella Bibbia, il matrimonio, e per estensione la famiglia su di esso fondata, è un’istituzione stabilita sin dal principio a coronamento della bontà della creazione (Genesi 1-2). Distinto e prioritario rispetto a qualsiasi altra aggregazione umana, esso implica la comunione di vita fra un uomo e una donna che si uniscono tra loro in un progetto di vita comune (Genesi 2:24). I soggetti del matrimonio sono un uomo e una donna i quali, nella loro uguaglianza di dignità e nella loro differenza di sesso, sono complementari l’uno all’altro (Genesi 2:18). Sulla base di un patto liberamente contratto fra di loro, il matrimonio è finalizzato all’unione di due vite e aperto alla procreazione biologica e/o all’adozione della prole. Il matrimonio è infatti concepito per creare un ambiente stabile e protettivo per il passaggio della vita tra le generazioni, oltre a offrire il quadro ideale per l’espressione della sessualità del marito e della moglie (1 Corinzi 7:2). La famiglia è anche un’istituzione finalizzata all’educazione dei figli, affinché crescano “in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca 2:52). Dall’unione matrimoniale fluiscono i benefici della crescita, del rinnovamento e della stabilità nella società civile nel suo complesso.

Tale visione del matrimonio e della famiglia, stabilita al “principio” della creazione ed universalmente valida, è totalmente accettata nell’insegnamento di Gesù (Matteo 19:4-6), confermata dalla sua partecipazione alle nozze di Cana (Giovanni 2) ed illustrata dal paragone del Regno dei cieli con un banchetto nuziale (Matteo 22:1-14). Essa è altresì sostenuta negli scritti apostolici (Colossesi 3:18-21; 1 Timoteo 3:2) e addirittura paragonata alla relazione che esiste tra Gesù Cristo e la chiesa (Efesini 5:25-27). Questo per dire che, ogni lettura della Bibbia che estrapola un elemento soltanto (l’amore, ad esempio) e lo eleva ad assoluto e onnicomprensivo criterio della famiglia, non rende giustizia alla totalità, alla profondità e alla verità dell’insegnamento biblico.

Lungi dall’idealizzare la realtà, la Bibbia nel suo complesso rende conto delle distorsioni che il peccato dell’uomo e della donna hanno introdotto nel mondo creato da Dio. A causa della rottura dell’alleanza con Dio, l’unione matrimoniale può diventare uno spazio di relazioni soggetto a tensioni e conflitti (Genesi 3:16-17), abusi ed ingiustizie. La storia biblica registra le derive del concubinato e della poligamia, pur mantenendo sempre il modello del matrimonio monogamico come paradigmatico (Cantico dei cantici; Proverbi 5:18-19; Malachia 2:14). Non sorprende, quindi, che, come già osservato, tutta la testimonianza del Nuovo Testamento sia inequivocabilmente chiara nel presentare l’opera della salvezza come richiamo al modello creazionale della famiglia, sempre minacciato dal peccato, ma altresì aperto alla guarigione operata dalla grazia divina.

2. Pur essendo oggetto di continui tentativi di ridefinizione e di re-invenzione, rimaniamo serenamente convinti che la Parola di Dio, la nostra suprema fonte di autorità in materia di dottrina e di pratica, ci presenti la famiglia come un soggetto sociale voluto da Dio alla creazione del mondo e istituito grazie al patto di vita volontario e pubblico tra un uomo e una donna, all’insegna della fedeltà e della solidarietà e aperto alla procreazione e all’educazione dei figli, anche adottati.

La famiglia rappresenta un dato pregiuridico e prepolitico stabilito da Dio, possiede diritti propri e, in quanto “nucleo fondamentale della società”, ha diritto ad essere protetta dalla società, dallo Stato (secondo quanto sancito dall’art.16, terzo comma, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948, anche attraverso adeguate politiche fiscali e idonei sussidi economici) e da coloro che si dichiarano figli di Dio per mezzo di Gesù Cristo. Essa costituisce, più ancora di un mero nucleo giuridico, sociale ed economico, una comunità di affetti e di solidarietà in grado di insegnare e trasmettere valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri e della società. La famiglia è altresì il luogo dove diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a crescere nella sapienza umana e ad armonizzare i diritti degli individui con le altre istanze della vita sociale.

3. Alla luce di queste convinzioni che appartengono da sempre alla chiesa cristiana di ogni tempo, abbiamo seguito con attenzione la presentazione del “Documento sulle famiglie” al Sinodo valdese 2015, accompagnato anche dai testi di “Liturgie di benedizione di unioni di coppie dello stesso sesso”. In spirito di fraterna franchezza, desideriamo esprimere le nostre molteplici riserve sulle posizioni rappresentate nel “Documento”:

  • Nelle sue linee generali, il “Documento” sembra essere appiattito sulle tendenze della società contemporanea più che orientato dalle convinzioni bibliche che, da sempre, hanno plasmato la visione cristiana della famiglia. Esso è attraversato da un’ossessione affannosa di rivestire spiritualmente l’agenda della secolarizzazione, dandole legittimazione teologica. Non è il “sola Scrittura”, ma è il “sola cultura” – una certa cultura secolarizzata – la cifra del “Documento”. Tuttavia, se non è la Scrittura a orientare primariamente la riflessione anche sulla famiglia, che senso ha la testimonianza evangelica?
  • Nella sua sezione biblica, il “Documento” rilegge i dati biblici in modo selettivo, usandoli in modo tale da renderli consoni ad una visione secolarizzata della sessualità, del “genere” e della famiglia. “Dio è amore” è giustamente evocato come straordinaria fonte d’ispirazione della fede evangelica. Ma Dio è anche giusto e santo, che odia il peccato e chiama alla conversione. L’amore, preso in modo avulso dagli altri attributi di Dio, può facilmente essere riempito di contenuti non biblici.
  • Di fronte al disorientamento della società contemporanea, il “Documento” accarezza e vezzeggia le tendenze attuali imperniate sull’autonomia degli individui. Nei termini dell’Evangelo, ciò non esaurisce il discorso cristiano. L’Evangelo infatti chiama al rispetto delle strutture della creazione (come il matrimonio tra un uomo e una donna) e alla conversione evangelica. La crisi delle famiglie non la si affronta certificandola e benedicendo unioni che Dio non ha mai benedetto, ma predicando una buona notizia che dona guarigione, riconciliazione e speranza a chi, aprendosi ad un cammino di pentimento e fede, abbraccia il cammino di discepolato predicato ed operato da Gesù Cristo.

4. Pertanto, riteniamo necessario:

  • Dare voce al protestantesimo italiano ampiamente maggioritario che promuove la concezione evangelica classica della famiglia e della sessualità e che non si riconosce affatto nelle posizioni del “Documento” valdese, invitando il popolo evangelico ad avere il coraggio delle convinzioni bibliche, a viverle con passione ed integrità e a rappresentarle in modo intelligente sulla piazza pubblica;
  • Esortare i soggetti all’interno delle chiese protestanti storiche a far sentire la loro voce di dissenso smarcandosi da questi pericolosi scivolamenti nella religione del “politicamente corretto” che cozzano contro l’Evangelo e che, se non corretti dal pentimento e dal ritorno alle Scritture, portano con sé ulteriori e ancor più gravi degenerazioni;
  • Invitare i mezzi di comunicazione di massa italiani a prestare attenzione alla voce maggioritaria dell’evangelismo italiano che, sui temi teologici ed etici, è molto diversa da quella rappresentata dalle chiese protestanti storiche in trasmissioni del servizio pubblico RAI dove la maggioranza evangelica è ignorata se non imbavagliata. Condizioni minime di pluralismo esigono una diversa articolazione dell’informazione.

Roma, 29 gennaio 2016

Giacomo Ciccone (Alleanza Evangelica Italiana)
Giuseppe Croce (Chiese Elim)
Giovanni Di Francia (Congregazioni Cristiane Pentecostali)
Daniel Costanza (Pentecostal European Fellowship)
Paul Minder (Unione Chiese Bibliche Cristiane)
Lucio Malan (Sentieri Antichi Valdesi)
Giancarlo Rinaldi (Università degli Studi di Napoli L’Orientale)
Marius Livanu (Chiese Pentecostali Rumene in Italia)
Antonio Romeo (Chiesa Evangelica Pentecostale di Giugliano, NA)
Tino Di Domenico (Chiesa Evangelica Pentecostale di Segrate, BG)
Leonardo De Chirico (Chiese Evangeliche Riformate Battiste in Italia)
Salvo Bonaccorsi (Chiesa del Nazareno)
Pietro Evangelista (Centro Cristiano Il Buon Samaritano)
Davide Ravasio (Assemblea Evangelica Bellunese)
Lidia Goldoni (Comitato Insegnanti Evangelici Italiani)
Érica Guimarães Baroncelli (Ministero Persona e Famiglia)
Jean-Claude Saillen (Associazione Insieme)
Antonio Amico (La Fionda di Davide)
Giuseppe Scarallo (Con Voi Magazine)
Enos Nolli (GiM-Italia)
Paul Schafer (Cristo è la Risposta)
Alessandro Iovino (Christian House)
Cataldo Petrone (Parole di Vita)
Franco Bosio (Agape Italia)

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