Mancata visita del papa all'Università la Sapienza

In merito alle vicende legate alla mancata visita del papa all'Università La Sapienza, osserviamo che:

1. Si è trattato di una rinuncia di Benedetto XVI a seguito di polemiche innescate da parte del corpo docente e studentesco dell'Università. L'invito da parte delle autorità accademiche (per quanto problematico nelle motivazioni) è stato confermato, così come la garanzia della sicurezza (a carico dello stato) è stata assicurata.

C'è chi parla di violazione della libertà di parola, ma questa interpretazione appare una forzatura. I professori contestatori hanno giustamente messo in discussione l'invito a tenere la lezionevmagistrale all'inaugurazione dell'anno accademico, non il diritto del papa di esprimere il suo pensiero. Se un interlocutore rinuncia a partecipare ad un evento pubblico (confermato) perché le condizioni non gli piacciono, è libero di farlo. Non si può, tuttavia, gridare alla violazione del diritto a manifestare le proprie idee che al papa era stato super-garantito anche in violazione alla laicità delle istituzioni pubbliche come l'Università statale.

2. Le ragioni che hanno portato il papa a rinunciare alla visita sono indicative. Probabilmente, egli si sente ancora una figura "universale" che parla a tutti in modo indistinto e che tutti ascoltano in riverente silenzio. Dove queste condizioni non ci sono, il papa rinuncia. Deve essere chiaro che questa dimensione "cattolica" del papa e del suo ruolo è anacronistica, anche in Italia. Egli non è una figura "di tutti", ma di una parte. Spesso nei suoi libri, parla dei cattolici come di una "minoranza creativa". Ebbene, è ora che ne prenda atto e che non pretenda che il suo magistero sia da tutti ascoltato con deferenza, ma anche contestato vivacemente. D'altra parte, nel Nuovo Testamento l'Evangelo venne diffuso in mezzo a mille conflitti e questo aspetto non dovrebbe preoccupare i cristiani nella loro testimonianza pubblica.

3. Che non sia in atto un attacco alla libertà di parola del papa e, più in generale, della gerarchia cattolica, è evidente dal fatto che tutti i telegiornali tutti i giorni riportano le parole del papa e delle gerarchie su tutti i temi dello scibile umano. Inoltre, il papa pubblica i suoi libri con le più potenti case editrici commerciali che gli assicurano il massimo della visibilità. Semmai, assistiamo ad una sovraesposizione mediatica del cattolicesimo a spese del pluralismo religioso e culturale del nostro Paese (che non viene rappresentato). E' davvero curioso (per non dire tragico) trasformare in vittime della
libertà di parola coloro che sono responsabili di un'occupazione continua dei media.

4. Le motivazioni che hanno mosso la contestazione all'interno dell'Università sono ambigue e bisognose di approfondimento. Da un lato, condividiamo la difesa della laicità dello stato dalle ingerenze religiose. Dall'altro, respingiamo l'idea che la scienza non abbia nulla a che fare con la fede e che quest'ultima sia nemica della scienza. Questo schema deformato appare un retaggio di una visione irreale della scienza e della fede. L'Università deve essere il luogo dove anche il rapporto tra scienza e fede può e deve essere liberamente discusso tra soggetti "religiosi" diversi che si
confrontano in modo franco e rispettoso.

Il Consiglio Federale dell'Alleanza Evangelica Italiana

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Roma, 16/1/2008