Una fotografia sulla persecuzione dei cristiani nel mondo

Reso noto il Rapporto WWList 2020 di Porte Aperte

Roma (porteaperteitalia.org; AEI), 20 gennaio 2020 – 2983 cristiani uccisi per cause legate alla loro fede; ogni giorno in media 23 cristiane/i vengono abusati sessualmente. Sono questi alcuni dati che emergono dal Rapporto annuale di Porte Aperte (World Watch List), la nuova lista dei primi 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo presentata il 15 gennaio.

Primo dato degno di nota: cresce ancora la persecuzione anticristiana nel mondo in termini assoluti. Oggi salgono da 245 a 260 milioni i cristiani perseguitati nei paesi della WWL, sostanzialmente 1 cristiano ogni 8 subisce un livello alto di persecuzione a causa della propria fede. Su circa 100 paesi potenzialmente interessati dal fenomeno monitorati dalla nostra ricerca, 73 hanno mostrato un livello di persecuzione definibile alta, molto alta o estrema. Il numero di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede scende da 4.305 dello scorso anno a 2.983 del 2019, con la Nigeria ancora terra di massacri per mano soprattutto degli allevatori islamici Fulani, ben più letali dei terroristi Boko Haram. La Repubblica Centrafricana e, in particolare, lo Sri Lanka, con il terribile attentato di Pasqua 2019, sono rispettivamente il 2° e 3° paese per numero di uccisioni.

Al di là delle uccisioni legate alla fede, sconcerta il notevole aumento della “pressione” sui cristiani, in un mix di vessazioni, aggressioni, violenze e discriminazioni. che sintetizziamo con questo schema:
    • Cristiani perseguitati 260 milioni, 1 ogni 8
    • Cristiani uccisi 2.983, 8 ogni giorno
    • Chiese ed edifici connessi attaccati o chiusi 9.488, 26 ogni giorno
    • Cristiani arrestati senza processo, incarcerati 3.711, 10 ogni giorno
    • Cristiani rapiti 1.052, 2 ogni giorno
    • Cristiani violentati o abusati sessualmente 8.537, 23 ogni giorno

11 le nazioni che rivelano una persecuzione definibile estrema, di fatto le stesse dell’anno scorso, con Sudan ed Eritrea scambiandosi le posizioni. Al primo posto sin dal 2002 troviamo ancora la Corea del Nord: qui non cambiano le stime sui cristiani detenuti nei campi di lavoro per motivi legati alla fede (tra i 50 e i 70 mila). Anche Afghanistan (2°), Somalia (3°) e Libia (4°) totalizzano un punteggio uguale o superiore ai 90, ma con fonti di persecuzione diverse rispetto alla Corea del Nord, connesse a una società islamica tribale radicalizzata e all’instabilità endemica di questi paesi.

Ecco le dinamiche persecutorie principali rilevate dal nostro rapporto (analizzate nel dettaglio più sotto):
    1. Diffusione della militanza islamica violenta negli Stati deboli dell'Africa sub-sahariana
    2. Diffusione della militanza islamica violenta nell'Asia meridionale e sudorientale 3.
    3. Aumento dell’influenza della criminalità organizzata in America Latina
    4. Rischio che la persecuzione diventi digitale: l'ascesa della sorveglianza di Stato, soprattutto in Cina.
    5. Il cristianesimo continua a scomparire dall'Iraq e dalla Siria a causa di conflitti e instabilità. (LS)