Ideaitalia - Nuova serie, Anno III · n. 2 · 16 gennaio 2019

In pieno svolgimento la Settimana Mondiale di Preghiera

Molti gli appuntamenti sul territorio

Roma (AEI), 16 gennaio 2019 – E’ in pieno svolgimento la Settimana Mondiale di Preghiera dell’Alleanza Evangelica, quest’anno incentrata sul tema dell’unità cristiana nelle sue diverse declinazioni bibliche. Quest’anno i materiali per la SMP sono stati preparati dalle Alleanza evangeliche spagnole e portoghesi. Gruppi di preghiera possono essere attivati durante la settimana nell’ambito dei consueti incontri di preghiera o organizzando eventi appositi.

Qui di seguito quelli previsti nei prossimi giorni a cura dei vari distretti dell’AEI:

17 gennaio 2019
Roma, Chiesa evangelica Breccia di Roma San Paolo, Villaggio delle Arti, via Valentiniano 3, ore 20.00
Città Sant’Angelo (PE), Centro Il Buon Samaritano, Via della Scafa 29/13, ore 20.00.
Campagna (SA), Chiesa evangelica, Via Mameli 150, ore 19.00
Imola (BO), Chiesa evangelica La Rocca, Viale D’Agostino 65, ore 20.30

18 gennaio 2019
Forlì, venerdì 18 gennaio, Chiesa battista, via Locchi 1, ore 20.00
Spoltore (PE), Chiesa Soli Deo Gloria, piazza Atene 13, ore 19.30
Trento, Chiesa evangelica, Via Verona 110, ore 20.30

19 gennaio 2019
Pescara, Chiesa Lieto Messaggio, Strada Comunale Piana 47, ore 19.00. (CF)


A 90 anni dal Concordato: un appello per tagliare i privilegi

Firmato anche dal presidente dell’Alleanza Evangelica Italiana

Roma (AEI), 16 gennaio 2019 – A 90 anni dalla firma del Concordato, è stato diramato un appello firmato da alcune personalità del mondo laico e religioso (coordinate da Carlo Troilo) per un taglio dei privilegi che il regime concordatario prevede a favore della chiesa cattolica romana. Tra i firmatari anche Giacomo Ciccone, presidente dell’Alleanza Evangelica Italiana.

Richiamando la revisione del Concordato del 1984 che introdusse importanti novità (quali: la religione cattolica non era più la religione di Stato; il suo insegnamento nella scuola statale aveva carattere  facoltativo; nelle questioni di diritto familiare lo Stato rivendicava una propria autonomia; il finanziamento diretto della chiesa da parte dello Stato [congrua] veniva sostituito dall'autofinanziamento da parte dei fedeli grazie al meccanismo dell’8per mille), l’appello constata che le scelte politiche degli anni successivi si mossero però in direzione opposta, riportando in essere i privilegi accordati nel 1929.  Con queste conseguenze:

-  La religione cattolica è rimasta “religione di Stato” nel sentire e soprattutto nei comportamenti della nostra classe politica (per non dire del “servizio pubblico radiotelevisivo”)
- Il suo insegnamento è tuttora di fatto “obbligatorio”, per la casualità delle  alternative. Ed è scandaloso che lo stipendio dei suoi insegnanti sia a carico dello Stato e che essi entrino nei ruoli della scuola senza concorso, con l’impegno a trovar loro un’altra collocazione nel caso la Chiesa – che li designa -  ritiri loro la sua legittimazione
-  Le gerarchie ecclesiastiche continuano ad invadere la sfera della politica italiana e non solo nelle questioni di diritto familiare
-  L’abolizione della congrua è stata più che compensata dal meccanismo dell’otto per mille e dai criteri arbitrari con cui viene eseguita la ripartizione della quota “non destinata” dai contribuenti (circa la metà del totale).  

L’appello chiede “tre provvedimenti urgenti per dare almeno attuazione alla revisione del 1984 :
- Abolizione dell’ora di religione.
- Revisione degli attuali criteri per la ripartizione della quota (quasi il60 %) dell’8 per mille “non destinato”, in ottemperanza ai pronunciamenti della Corte dei Conti degli anni 2014-2015-2016-2018.  
- Revisione delle norme relative all’IMU sui beni immobili della Chiesa e azione determinataper dare attuazione alla recente sentenza della Corte Europea, recuperando nella misura del possibile l’ICI non pagata in passato (4-5 miliardi di euro). (LDC)


Il presepe è la priorità della scuola?

Un comunicato del Comitato Insegnanti Evangelici Italiani

Roma (AEI), 15 gennaio 2019 – Riceviamo e volentieri pubblichiamo un comunicato del CIEI:

È salita agli onori della cronaca una vicenda che, di per sé, non ha nulla di rilevante, perché si inserisce in una prassi quotidiana che si verifica nella scuola ormai da molti anni a questa parte. Tuttavia, la questione sembra aver oltrepassato un limite di decenza che lascia costernati.

L’inizio della faccenda risale all’invito del neo Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, affinché le scuole si apprestassero alle festività natalizie con l’allestimento del presepe. Fin qui, niente di nuovo.  Un semplice invito che le scuole avevano la libertà di valutare, secondo i criteri propri alla loro funzione. Un invito comunque che rientra nei novero di quei numerosi episodi di carente coscienza laica che troppo spesso bisogna segnalare nella nostra classe dirigente.

Una volta passato il periodo natalizio e riprese le lezioni, ecco che un solerte consigliere provinciale, Claudio Cia, avanza un’interrogazione per sapere quante e quali scuole avessero adempiuto all'invito del presidente Fugatti.  La motivazione di questa interrogazione non è ben chiara, e non sembra ravvisabile un qualsiasi scopo ascrivibile a tale richiesta, se non quello di esercitare un certo tipo di pressione, dal sapore di un  passato ormai stantìo. Il richiamo alle espressioni del Fugatti, e cioè che “Il presepe è un emblema spirituale che, nella sua semplicità, esprime valori universali di pace e di amore, in cui tutti possono ritrovarsi. Valori cristiani che sono indubbiamente alla base della cultura europea. Credo, pertanto, che nessuno possa sentirsi offeso o a disagio per la rappresentazione della Natività, anche se professa altre religioni” è molto opinabile, se non anche insopportabile per la sua ipocrita e melensa retorica. A questo punto la macchina burocratica si mette in azione e scatta la schedatura, tramite richiesta ufficiale inviata dalla Sovrintendenza a tutte le scuole del Trentino, tenute a indicare per  iscritto se avessero fatto il presepe oppure  no.

La vicenda a questo punto assume dei toni che, a nostro avviso, fanno pensare a un uso coercitivo del potere amministrativo che, pur nella sua discrezionalità, è tenuto ad attenersi ai termini di Legge.  

I protagonisti di questa vicenda sanno bene che la scuola italiana è pubblica, laica e multiculturale, che la religione vi entra in via surrettizia come “materia alternativa”, ma che in nessun caso essa può essere oggetto di attività didattiche al di fuori dell’orario consentito. Sanno che la storia culturale italiana (ed Europea) non è solo “cristiana”, ma è anche “pagana”, “atea”, “cattolica”, insomma plurale, perché tutte queste componenti hanno contribuito a fare la realtà attuale. Lo attestano i sempre  più numerosi studenti che non si avvalgono dell’IRC e la presenza intorno a noi di famiglie e comunità di altre religioni. Hanno fatto bene i presidi a sottolineare che le scuole oggi hanno ben altre priorità, le quali sono troppo spesso rinviate se non ignorate dalle autorità competenti.

E infine, una lancia spezzata per il povero presepe. Non eravamo stati informati che anche lui era diventato un “simbolo di pace e di amore”, credevamo invece che rappresentasse l’incarnazione del Figlio di Dio. Un Figlio che non è restato bambino, che non ha accettato compromessi con il male, che alle persone chiedeva: “Voi, chi dite che io sia?”. Non era e non è certamente un simbolo, ma una persona vera e crediamo che non avrebbe gradito per niente la strumentalizzazione che oggi molti ne fanno, per motivi non detti, tutt’altro che pacifici e amorevoli.

Lasciamo quindi che le scuole festeggino, se vogliono, secondo le loro modalità, rispettando la loro autonomia didattica e anche la libertà di insegnamento sancita dal dettato costituzionale, rispettando le convinzioni di ciascuno e senza imporre in via autoritaria di aderire a qualsiasi versione della fede e della storia.


245 milioni i cristiani perseguitati nel mondo

Pubblicata la World Watch List 2019 di Porte Aperte

Roma (AEI; Porteaperteitalia.org), 16 gennaio 2019 – Oltre 245 milioni di cristiani perseguitati nel mondo; 1 cristiano ogni 9 sperimenta un livello alto di persecuzione; salgono a 4305 i cristiani uccisi per cause legate alla loro fede. Questi sono alcuni dati che emergono dalla World Watch List 2019 che Porte Aperte ha pubblicato.

Prendendo come riferimento il periodo che va dal 1 novembre 2017 al 31 ottobre 2018, la nuova lista comprende i primi 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo. Primo dato degno di nota: cresce ancora la persecuzione anti-cristiana nel mondo in termini
assoluti,così come cresce il numero di paesi dove essa si verifica.

Oggi salgono ad oltre 245 milioni i cristiani perseguitati, sostanzialmente 1 cristiano ogni 9
subisce una forma di persecuzione a causa della propria fede. Sui 150 paesi monitorati dalla nostra ricerca, 73hanno mostrato un livello di persecuzione definibile alta,molto alta o estrema(punteggio superiore a 41), mentre l’anno scorso erano 58.

Il numero di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede sale da 3.066 dello scorso anno a
4.305 del 2018, con la Nigeria ancora terra di massacri per mano soprattutto degli allevatori islamici Fulani, oltre che dei terroristi Boko Haram. Si contano infatti 3.731 cristiani uccisi in questa nazione, con villaggi completamente abbandonati dai cristiani,che alimentano il fenomeno degli sfollati interni e dei profughi. (CL)


L’Assemblea Federale 2019 dell’Alleanza Evangelica Italiana
si terrà nei giorni venerdì 3 e sabato 4 maggio 2019 a Roma
presso la Chiesa Evangelica Alfa & Omega, in Viale G. De Chirico 73.


Conosciamo le Dichiarazioni evangeliche II (26)

In questa nuova rubrica presentiamo una scheda su ciascun documento contenuto nel volume Dichiarazioni evangeliche II. Il movimento evangelicale 1997-2017, a cura di Pietro Bolognesi, Bologna, EDB 2017.

Ciascuna scheda descrive i principali contenuti delle singole dichiarazioni, nella consapevolezza che esse esprimono una varietà di sensibilità evangeliche  su cui vi possono essere valutazioni diverse (ndr).

La Dichiarazione di Larnaca (2016)

Per la riconciliazione in Israele e Palestina

Roma (AEI), 17 gennaio 2019 – La dichiarazione nasce dall’incontro di ebrei messianici e cristiani palestinesi a Larnaca (Cipro) nell’ambito della seconda consultazione promossa dal Movimento di Losanna per la riconciliazione tra Israele e Palestina. Il testo concordato afferma l’unità dei credenti in Gesù Cristo (sezione 1), chiede un reciproco impegno a vivere quell’unità in mezzo a conflitti e divisioni (sezione 2), riconosce le aree di sfida  e di disaccordo teologico e identifica quelle che richiedono ulteriore lavoro (sezione 3), propone azioni concrete che esprimono speranza per il futuro, soprattutto tra le nuove generazioni delle rispettive comunità (sezione 4) e chiede la preghiera ed il sostegno per questa iniziativa da parte della famiglia evangelica globale.

Visto che spesso il tema legato all’Israele politico e alla lettura della situazione palestinese è segnato da visioni unilaterali e parziali, è tonificante leggere rappresentanti di entrambi i gruppi, uniti nella fede cristiana, affrontare onestamente e fraternamente le questioni sul tappeto, offrendo quindi una prospettiva sui problemi che vanno ben oltre le semplificazioni sioniste e le politicizzazioni filo-palestinesi. La comunione in Gesù Cristo offre una piattaforma più ampia delle provenienze etniche e delle rivendicazioni politiche. (LDC)


A cura dell’Ufficio stampa dell’Alleanza Evangelica Italiana
Tel. redazione: (+39) 333 8558174
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
www.alleanzaevangelica.org
Redazione: Lucia Stelluti, Chiara Lamberti, Leonardo De Chirico, Giovanni Marino, Stefano Bogliolo, Sergio De Blasi, Carine Francq.

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