Ideaitalia - Nuova serie, Anno II · n. 31 · 11 dicembre 2018

SPECIALE SETTIMANA MONDIALE DI PREGHIERA

“Unità nella diversità” - 13-20 gennaio 2019

Roma (AEI), 20 dicembre 2018 – Si terrà dal 13 al 20 gennaio 2019 la Settimana Mondiale di Preghiera (SMP) indetta dall’Alleanza Evangelica. A partire dal 1861, l’Alleanza promuove la Settimana Mondiale di Preghiera nella prima metà del mese di gennaio. All’inizio fu qualcosa di rivoluzionario, perché i suoi ideatori erano convinti che, senza dover rinunciare alla propria specifica identità, fosse possibile a credenti di diverse chiese, uniti dalla stessa fede nel Gesù presentato nelle Scritture, fraternizzare attraverso la preghiera. Si trattava, non di pregare per ritrovare un’unità perduta, ma di rallegrarsi piuttosto perché si era uniti in Cristo, nonostante diversità secondarie.

L’Alleanza non nacque sotto la spinta di sollecitazioni burocratiche, o del bisogno di visibilità, o della possibilità di sentirsi più forti. Prese origine, invece, da un autentico fervore spirituale e dottrinale. Fin dal suo sorgere, l’Alleanza ha sostenuto la necessità del reciproco riconoscimento tra credenti sulla base di una comune piattaforma dottrinale. Essa non ha mai dato per acquisito il consenso né ha fatto conto che esista, ma ha piuttosto cercato di testimoniarlo.

La «Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani» (SPUC) patrocinata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e dalla Chiesa cattolica romana è nata molto più tardi (1958) per iniziativa del «Centro ecumenico per l’unità cristiana» di Lione. Le due iniziative hanno visioni dell’unità cristiana profondamente diverse e non devono essere confuse. La Settimana dell’Alleanza Evangelica si basa sull’unità tra i nati di nuovi, quella ecumenica sull’unità tra i battezzati delle chiese.

In genere, ogni anno un’Alleanza Evangelica di un Paese diverso provvede a fornire i materiali per la preghiera. Sono incoraggiati incontri tra credenti di chiese diverse e momenti speciali di preghiera all’interno delle singole chiese. Quest’anno i materiali della SMP sono stati preparati dall’Alleanza Evangelica Spagnola e da quella Portoghese.

Scoprire e celebrare la diversità per costruire l’unità

Esiste una grande ricchezza e diversità tra gli Evangelici, che deve essere celebrata e non costituire solo motivo di preoccupazione. Un modo di celebrare la nostra diversità e usarla come motore per una più completa unità è la Settimana di Preghiera dell’Alleanza Evangelica Mondiale. Non c’è modo migliore di celebrare che unirci per adorare, ringraziare, confessare, e portare i nostri bisogni a Dio. Molte chiese locali in Europa colgono in questa settimana l’opportunità di organizzare incontri di preghiera, cosa che vorremmo incoraggiare. Ecco alcuni suggerimenti da tenere a mente nell’organizzazione:

1. Per favore, assicuratevi che TUTTE le chiese Evangeliche siano invitate e incluse ai vostri incontri di preghiera. Fate uno sforzo in più per contattare le chiese di migranti. Ci sono comunità ROM che potete invitare? Includere tutti renderà la vostra unità più ricca e varia.

2. È sempre un’esperienza più arricchente andare in posti diversi, dimenticate quelli più piccoli?
Ogni posto è diverso e aggiunge colore alla vostra unità.

3. Quali sono alcuni modi pratici di esprimere la vasta diversità nel vostro paese? Create spazio per questo?
Aprirsi, fare spazio, aggiunge sorprendenti prospettive all’unità.

4. Il vostro evento è pertinente e attraente anche per i giovani? Vi incoraggiamo a permettere ai giovani di partecipare e anche di aiutarvi nella pianificazione e preparazione. L’unità tra generazioni è molto importante per la chiesa.

5. Organizzate un evento creativo, attinente e interessante? Vi siete assicurati che la preghiera occupi la maggior parte del tempo?
L’unità si esprime meglio quando si passa del tempo pregando insieme.

6. Vi esortiamo a mantenere un equilibrio di genere. Ci sono sia uomini che donne che lavorano insieme per creare un programma che aiuti ad esprimere la diversità?
Dio ha creato la diversità e gioisce quando il suo corpo la esprime nell’unità.

7. Considerate il futuro. Immaginate di vedere questo evento crescere negli anni. Come potete fare in modo che l’evento di quest’anno faccia tornare le persone e invitare i loro amici?
L’amore è il collante che riunisce persone diverse in unità.

Dio ci ha benedetti dandoci tanti modi di adorarlo! Che questa settimana di preghiera possa essere un’opportunità di celebrare!  Facciamo in modo che questa settimana di preghiera sia il trampolino di lancio per rendere l’unità visibile nelle nostre comunità e mostrare al mondo che diversità significa essere arricchiti come un unico corpo in Cristo. Preghiamo di scoprire la vasta ricchezza e diversità in modi che costruiscano ed incrementino la nostra unità come mai prima.

Thomas Bucher (Segretario Generale dell’Alleanza Evangelica Europea)


Negli ultimi cinquant’anni, il mondo è cambiato così tanto che se voliamo dall’altra parte del globo proveremo la strana sensazione di vedere cose diverse ma, allo stesso tempo, riconoscere catene e marchi che vediamo ogni giorno nel nostro paese. Proviamo la stessa sensazione con la Chiesa Universale. Condividiamo molti credo di base che ci uniscono, pur mantenendo distinzioni a causa delle quali a volte non ci sembra di appartenere alla stessa famiglia. La domanda che noi, come Cristiani evangelici, dovremmo porci è: se Dio è nostro Padre, lo Spirito Santo la nostra guida, e la Bibbia la nostra mappa di vita, perché siamo così diversi in tanti modi? La risposta dipende da vari fattori:

1. Il nostro limitato intelletto nell’interpretare l’eterna Parola di Dio.

2. La nostra visione del mondo influenzata dalla cultura in cui viviamo, che ci fa leggere la Bibbia con occhiali che non sappiamo nemmeno di indossare.

3. Modi diversi di esprimere e applicare quello che comprendiamo riguardo alla stessa Verità rivelata.

La domanda che mi è stata posta tante volte in Spagna dai non credenti è la seguente: Come fate a mantenere l’unità all’interno del vostro Credo, visione, standard di fede e la vostra forma di espressione nell’adorazione senza avere un Papa, una persona che vi “governi e diriga”? Com’è possibile che una chiesa evangelica in Indonesia abbia così tanti punti in comune con una chiesa evangelica in Europa?

La risposta sta nella Bibbia: Chiunque crede in Cristo è un figlio di Dio. Condividiamo lo stesso Padre; apparteniamo alla stessa famiglia. I fratelli si assomigliano.
Il credo che condividiamo è preso dalla Bibbia, parola di Dio. Cerchiamo tutti di seguire l’esempio di Cristo e degli apostoli ed il modo in cui ci comportiamo è riflettuto nel Libro che tutti seguiamo.

Possa Dio aiutarci a riconoscere la nostra unità in Cristo e, allo stesso tempo, mantenere la nostra arricchente diversità, affinché la grazia di Dio possa essere multiforme e la luce del vangelo possa raggiungere gli angoli più remoti del nostro amato mondo.

Durante questa settimana di preghiera insieme, vedremo come, all’interno della diversità, vi sia Unità nella Chiesa di Cristo. Efesini capitolo 4 ci aiuta a comprendere quale sia il nostro terreno comune come chiesa. Durante la Settimana di Preghiera ricorderemo otto verità che ci uniscono come chiesa di Cristo. Possa l’unità prevalere sulla diversità ed essere evidente nella Chiesa di Dio in Europa e nel mondo intero! (Israel Monte)


GIORNO 1- UNITA’ NELL’AMORE

Per come vengono usati oggi, i verbi “amare” una persona o “sopportarla” sembrano escludersi a vicenda. Io amo una persona che mi fa sentire bene: se sopporto qualcuno questo non è ancora amore, o non lo è più.

Con nostra sorpresa, l’Apostolo Paolo esorta i Cristiani di Efeso a sopportarci gli uni gli altri, con amore (Efesini 4,2). L’amore non è solo un sentimento, non è egocentrico, non è dato in modo condizionato. E sopportare una persona difficile per tanto tempo, perché ho un impegno verso di lui/lei, potrebbe essere espressione di puro amore alla maniera di Cristo. Non abbandono una persona perché questa è testarda o cattiva. C.S. Lewis disse: “L’amore non è un sentimento di affetto, ma un continuo desiderio verso il bene ultimo della persona amata, per quanto lo si possa ottenere”.

Oggi la parola “amore” è usata in un modo che tende a rigettare restrizioni morali. Secondo questo modo di pensare, se mi rifiuto di approvare il peccato nel quale un mio fratello vive, sono “intollerante”: non gli sto mostrando amore.

Ma Paolo esorta i credenti di Efeso a seguire la verità con amore (Efesini 4,15). Quindi, non sta cercando di mettere da parte o rendere relative chiare definizioni dottrinali o etiche. Se chiamo “amore” la mia esitazione ad essere chiaro e diretto con una persona che sta peccando, questo mostra che in effetti potrei “amare” i miei sentimenti più degli interessi di una persona.
L’unità dello Spirito (Efesini 4,3) è un dono glorioso che Dio ha fatto a tutti i discepoli di Cristo perché lo custodiscano. Ma l’unità della fede (v.13) è un obiettivo verso cui tendere, ardentemente ed in modo persistente, anche quando le abitudini di un mio fratello o il suo modo di parlare mi scoraggiano. La crescita del corpo (v. 16), in ogni sua parte- è uno scopo per cui Dio ha dato la Sua vita (cf. Efesini 5,25-27).  (Allan Pallister)

Ringraziamento:
- Grazie per il sacrificio di Gesù sulla croce, attraverso il quale riceviamo salvezza gratuita, che non dipende in alcun modo dalle nostre opere o sforzi.
- Grazie per il fatto che la Chiesa di Cristo esista nelle più disparate località e culture del mondo, con lo scopo comune di annunciare la salvezza in Gesù.
- Grazie per la comunione fraterna di cui godiamo e nella quale viviamo con i nostri fratelli e le nostre sorelle provenienti da contesti diversi.
Confessione:
- Perdonaci per le barriere sociali, razziali e denominazionali che ci hanno spesso impedito di valorizzare ed amare fratelli e sorelle che Cristo ha redento tramite il Suo sangue.
Richieste:
- Aiuta le tue chiese a dare un più alto valore alle verità essenziali del Vangelo, e a non permettere che questioni secondarie le dividano, oltre a considerare anche che queste differenze possano essere positive. (Pensando ad una congregazione evangelica locale che appartiene ad una denominazione diversa o con la quale non avete molti contatti). Aiuta, Signore, la chiesa x, ed il suo pastore o responsabile, a crescere in Te e ad adempiere gli scopi che tu hai loro affidati.


GIORNO 2- UNITA’ NELLO SPIRITO

Stava succedendo qualcosa di strano nella chiesa di Corinto: era ricca di conoscenza e doni spirituali, eppure i suoi membri si erano a poco a poco allontanati gli uni dagli altri, in un triste processo di divisione. Ciò risultò nella formazione di quattro gruppi diversi, guidati da quattro guide (1 Corinzi 1,4-17). Scrivendo anni dopo alle guide di un’altra chiesa, Paolo parlò del bisogno di mantenere l’unità dello Spirito nel vincolo della pace, ma a Corinto l’unità era stata spezzata, e non c’era più pace. Invece di un unico Signore, ce ne erano quattro; invece di un solo corpo, c’erano quattro piccoli “corpi” (Efesini 4,1-6).

Per combattere questa deplorevole situazione, Paolo spiegò ai cristiani di Corinto la potente realtà del corpo di Cristo, di cui tutti i credenti fanno parte, sotto la Sua guida. In questo corpo tutte le membra hanno valore, indipendentemente dalla loro nazionalità, il loro status sociale o i loro doni spirituali, e tutte ne fanno parte allo stesso modo: attraverso la rigenerazione dello Spirito Santo. Questi gioca una parte cruciale nel funzionamento dell’intero corpo, perché è Lui che distribuisce i doni e si occupa di farli lavorare insieme. Ci si aspetta, tuttavia, che cooperiamo con lo Spirito “bevendo” da Lui (cf. 1 Corinzi 12:4-31). Ed è qui che i Corinti avevano sbagliato…

Non è abbastanza il fatto di essere stati rigenerati dallo Spirito, dobbiamo anche camminare in Esso (Galati 5,25), esserne riempiti (Efesini 5,18-21) e mostrarne il “frutto” con le caratteristiche che sono così importanti per l’unità dei credenti come amore, pace e bontà, evitando le “opere della carne”, così dannose a quell’unità, come inimicizie, ira e dissensi (cf. Galati 5,16-23).

Solo in questo modo potremo realizzare il desiderio di Gesù: “che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giovanni 17,21). (Joâo Filipe Silva)

Ringraziamento:
- Grazie perché, per la Tua grazia, siamo stati salvati, e attraverso la rigenerazione dello Spirito Santo apparteniamo al corpo di Cristo.
- Grazie per i doni che lo Spirito Santo ci ha elargito, per l’edificazione della chiesa.
Confessione:
- Perdona tutte le “opera della carne” di cui siamo colpevoli, che sono dannose all’unità dello Spirito.
Richieste:
- Aiutaci a sviluppare con entusiasmo i doni che lo Spirito ci ha fatto.
- Aiutaci a camminare nello Spirito e ad esserne ripieni, vivendo in un atteggiamento di lode e ringraziamento davanti a Te e di sottomissione comune nella nostra relazione coi fratelli e le sorelle nella fede (Efesini 5,18-21).
- Aiutaci ed essere uno in Te con i nostri fratelli e sorelle, come vuole Tuo Figlio, cosicché quelli che sono persi siano attratti a Lui.


GIORNO 3 – UNITA’ NELLA FEDE (CREDO)

Andrea un giorno si svegliò e scoprì che aveva alcuni sintomi preoccupanti. Ne parlò con alcuni amici e si rese conto che stavano tutti avendo lo stesso problema. Quindi, andarono dal dottore. Questo medico si era già preso cura di persone nella stessa situazione e quindi sapeva esattamente cosa fare. La sorpresa arrivò quando Andrea ed i suoi amici iniziarono a discutere sulle migliori pillole e sul modo migliore per guarire. Quella discussione li distrasse dalla consapevolezza che colui che poteva curarli era proprio lì. Efesini 4 parla dell'unità dei seguaci di Gesù. Uno degli aspetti di questa unità è la fede. Ma cos'è questa sola fede? Penso che l'attenzione dell'autore nel versetto 13 ci dia un indizio: "finché tutti raggiungano l'unità nella fede e nella conoscenza del Figlio di Dio e diventino maturi, raggiungendo l'intera misura della pienezza di Cristo". La vera unità nella fede è nella persona di Gesù. L'unità della fede è nel Dio in cui mettiamo la nostra fede. Anche se ci possono essere molte dottrine importanti, penso che tutti siano d'accordo sul fatto che, quando ci incontriamo in Gesù, possiamo essere uniti. Quando ci incontriamo nel Dio che si è fatto uomo per comunicare con noi (al punto di affidare la sua rivelazione a un libro scritto da uomini - la Bibbia) possiamo accettare la sfida di essere uniti. Se Dio è diventato uno con noi, possiamo essere uno con gli altri. Anche se le medicine e il riposo possono essere importanti, il medico è quello di cui abbiamo bisogno. Allo stesso modo, la sfida per noi è che la nostra fede sia fondata unicamente su colui di cui abbiamo bisogno: Dio stesso.
Paolo continua: "affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore; ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.  Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore. "(Ef 4,14-16). La sfida per noi è discernere dov'è la nostra fede: in Dio o nelle dottrine che, anche se possono essere importanti, non sono Dio? (Pedro Wagner)

Ringraziamento:
- Ti ringraziamo perché ci inviti ad una fede che è centrata in Te soltanto
- Ti ringraziamo perché non c’è nessuna salvezza al di fuori del tuo figliuolo Gesù Cristo
- Ti ringraziamo perché abbiamo un Salvatore che ci invita a maturare ed essere come lui
Confessione:
- Perdonaci per quando riponiamo la fede più in alcune dottrine che in te, dimenticando che tu sei l’unico redentore (Suggerimento: pensa alle dottrine che ritieni più importanti e prova a discernere se la tua fede dipende più da queste dottrine o da Dio stesso)
Richieste:
- Dacci il coraggio di innalzarti al di sopra di qualsiasi altra cosa
- Aiutaci ad essere persone ben radicate nella nostra fede in Cristo.


GIORNO 4 – UNITA’ NEL BATTESIMO

È fantastico pensare che, nonostante le nostre differenze, quando entriamo in qualsiasi chiesa evangelica e ascoltiamo la parola «Signore», ci si riferisce esattamente alla stessa Persona di cui stiamo parlando anche noi (Gesù Cristo) e ci identifichiamo nello stesso modo (i suoi servi). Ed è esattamente il termine «Signore» che l'Apostolo Paolo usa per indicare su cui basare la nostra unità nel battesimo. Nelle parole di John Stott: "c'è una sola speranza che appartiene alla nostra chiamata cristiana, una sola fede e un solo battesimo perché c'è un solo Signore".

Sarebbe facile saltare alla conclusione che non sarebbe mai entrato nella testa di Paolo che, nel futuro della chiesa, ci sarebbero state diverse forme di battesimo. Ma è importante rendersi conto che Paolo non stava parlando della forma con cui viene celebrato il battesimo quando afferma che c'è solo un battesimo. L'apostolo parla del battesimo come una confessione pubblica di «una sola fede» e «un solo Signore», cioè l'iniziazione del credente in Cristo, come anche l'iniziazione nel suo unico corpo (la chiesa).

Il battesimo che un giorno abbiamo ricevuto, dichiarando la stessa fede nello stesso Signore, ci pone tutti su un piano di parità. In questo non c'è differenza tra ebrei e greci, o schiavi e liberi, o uomo e donna (Galati 3,26-28). Ma questo non significa che non siamo diversi in niente, uomini e donne di culture diverse (e spesso della stessa cultura) continuano a essere diversi gli uni dagli altri. Tuttavia queste differenze non annullano il fatto che siamo stati tutti ugualmente salvati per grazia, mediante la stessa fede nello stesso Signore - un fatto che siamo venuti a confessare nello stesso simbolo del battesimo. (Rodolpho Lima)

Ringraziamento:
- Grazie Signore per averci fornito un simbolo visibile per esprimere quello che hai fatto per noi
- Grazie Signore per averci chiamato all’uguaglianza nella salvezza e non ad essere arroganti o insoddisfatti di noi stessi
- Grazie Signore per la gioia che possiamo esprimere quando professiamo la nostra fede pubblicamente.

Confessione:
- Perdonaci Signore per quante volte diamo più importanza ai simboli che riceviamo dalla nostra cultura di provenienza che al simbolo che tu ci hai donato: il battesimo

Richieste:
- Signore, donaci la capacità di guardare oltre le nostre denominazioni e differenze teologiche e vedere i fratelli e le sorelle che si identificano in te allo stesso modo in cui anche noi ci identifichiamo in te
- Signore, usa ogni battesimo che amministriamo per trasmettere la verità che siamo tutti un corpo e che ha senso vivere sotto la tua signoria

GIORNO 5- UNITA’ IN UN SOLO CORPO

C'è una barzelletta ben nota in cui diverse parti del corpo discutono su chi è il più importante tra loro. Alla fine, quello che sembrava più insignificante dimostra che tutti sono, in realtà, collegati. Anche se ognuno gioca il suo ruolo, se qualcuno di loro è malato o non funziona, tutto il corpo soffre ed è incapace di funzionare. Il corpo di Cristo funziona allo stesso modo.
In 1 Corinzi 12,12-31, Paolo lo dice in modo chiaro: siamo tutti diversi, ma siamo tutti membri dello stesso corpo. Tutti possediamo tratti diversi e svolgiamo funzioni diverse, ma siamo uno in Cristo. Dio è un meraviglioso creatore e ci ha concesso un'individualità unica, che è completata da altri. Ciò rende tutti noi necessari affinché il Suo corpo possa funzionare correttamente e il Suo lavoro possa essere fatto (Rom 12,3-5). Paolo dice che abbiamo bisogno l'uno dell'altro, che siamo piedi, mani, orecchie o occhi. In inglese, quando qualcuno è molto goffo, si dice che ha due piedi sinistri. Dio non vuole un corpo maldestro, ed è per questo che fornisce alla Chiesa insegnanti, artisti, musicisti, idealisti, pragmatici e molto altro. Ogni dono, ogni personalità, ogni passione, sono necessari e funzionano con tutto il resto per soddisfare il nostro scopo. E tutti noi agiamo collegandoci alla testa, che è Cristo, che ci unifica e ci guida (Col 2,19; Ef 4,15-16).

Tuttavia, essere un corpo va oltre il semplice lavoro di gruppo: ci dice anche della relazione che dovremmo avere con i nostri fratelli e sorelle. Un corpo non può essere diviso; dovrebbe piuttosto prendersi cura di se stesso e di tutte le sue parti. Quando un membro fa male o sta bene, tutto il corpo lo sperimenta con esso. Edifichiamo e aiutiamo l'un l'altro a crescere nell'amore (Ef 4,16). Citando gli U2: "Siamo uno, ma non siamo la stessa cosa. Ci portiamo l'un l'altro". Possa Dio aiutarci ad essere uno e celebrare le nostre differenze per la Sua Gloria.(Miriam Borham)

Ringraziamento:
- Grazie Signore per aver costruito un corpo numeroso in tutto il mondo; con le nostre caratteristiche specifiche, con i doni appropriati che hai dato ad ognuno di noi, attraverso i quali contribuiamo alla crescita della tua chiesa e alla proclamazione del tuo glorioso vangelo.
- E’ un piacere vedere il tuo lavoro nel copro e attraverso questo corpo. Ti lodiamo e ti riconosciamo come Signore. Siamo grati per avere un Dio così paziente con noi.

Confessione:
- Tante volte vogliamo modellare le cose per adattarle alla nostra comprensione. Ti chiediamo, o Dio, che il tuo corpo sia quello che tu vuoi che diventi.

Richieste:
- Signore, aiuta ognuno di noi a lavorare con i nostri doni e talenti. Ti preghiamo perché possiamo essere consapevoli di come usare le nostre differenze per arricchire il corpo e non farlo soffrire.
- Lascia che la tua chiesa funzioni bene! E possa questo portare Gloria alla nostro capo: Cristo.


GIORNO 6 – UNITÀ NELLA MISSIONE

Efesini 4,1 e 4 ci parla della missione alla quale siamo stati chiamati, in unità con chi condivide la nostra stessa speranza. Cioè, tutti i credenti condividono il ministero della riconciliazione per il quale, in qualità di ambasciatori del nome di Cristo, dobbiamo intercedere affinché gli altri siano riconciliati con Dio. (2 Cor 5,18.20)

Per far sì che questa missione condivisa sia compiuta, ci deve essere una squadra di persone che lavorino in unità, ordine e coordinamento affinché tutto funzioni. Possiamo prendere ad esempio uno staff medico che deve svolgere una difficile operazione. La loro missione è quella di salvare una vita e, per fare ciò, ci sono solitamente un chirurgo, diversi assistenti, qualcuno che si occupi degli strumenti, un anestesista, un assistente anestesista e a turno un infermiere. Tutti i membri di questa squadra lavoreranno uniti e coordinati, ognuno compiendo il proprio ruolo fino alla conclusione dell’operazione.

Cosa accadrebbe se questo team medico cominciasse a discutere di diversi protocolli medici da seguire nel bel mezzo dell’operazione, lasciando passare diverse ore senza nessun accordo? O se la persona responsabile dell’apparecchiatura non svolgesse il proprio lavoro a causa di questo disaccordo o se il chirurgo decidesse di abbandonare l’operazione a metà? Se anche solo una di queste situazioni si verificasse, il paziente rischierebbe seriamente di morire, e lo staff medico ne sarebbe considerato responsabile. Purtroppo, invece di lavorare per raggiungere la missione di fare nuovi discepoli, noi Cristiani spesso discutiamo, infrangendo l’unità, perché non accettiamo le differenze che esistono tra di noi. Come viene descritto dal compositore Marco Vidal “qulacuno crede nelle profezie, altri no, qualcuno predica fede, altri l’amore, qualcuno parla in lingue e altri si vantano delle proprie virtù, ed il mondo muore senza vedere la luce”.  Non siamo indispensabili per compiere la missione di Dio, ma Egli ci ha concesso il privilegio ed il comando di esserne parte. In Giovanni 17:18, Gesù dice: “Come tu hai mandato me nel mondo, anch'io ho mandato loro nel mondo.” Tutti i Cristiani sono mandati con una missione: che le persone credano in Gesù Cristo e credendolo possano avere vita nel Suo nome. Questa missione è obbligatoria, è trascendentale ed è uguale per tutto il popolo di Dio. L’unità del popolo di Dio non è un opzione o un’alternativa. È necessaria per raggiungere i perduti. E il diavolo cerca sempre di distruggere quell’unità che Gesù desidera: che i credenti siano uno come Egli è uno con il Padre. (Giovanni 17,21).

Lasciamo da parte le nostre differenze denominazionali, le nostre diverse opinioni e modi di fare. Rispondiamo in unità alla nostra chiamata in modo da completare la nostra missione come Chiesa: far sì che il Vangelo della salvezza e la vita eterna in Cristo Gesù raggiunga quelli che sono perduti.(Natanael Montes)

Ringraziamento:
- Grazie Signore per il privilegio di poter lavorare con la miglior compagnia del mondo. Grazie per la tua chiamata, per come ci prepari ed incoraggi quando ne abbiamo bisogno.

Confessione:
- Perdonaci per non essere all’altezza del compito e per non compiere la missione che ci hai fedelmente affidato.

Richieste:
- Aiutaci a lasciare “ciò che è nostro” per cercare il bene della chiesa universale. Che possiamo essere la chiesa unita nella missione nel modo in cui tu desideri.


GIORNO 7 – UNITÀ NELLA VISIONE

Molte organizzazioni cristiane e chiese si sono impegnate nel definire la propria visione come una priorità per raggiungere il successo. Spesso questo compito è svolto con grande difficoltà a causa delle differenze esistenti tra le diverse persone coinvolte. La prospettiva di cosa significhi essere uniti nella visione secondo Paolo, nel capitolo 4 degli Efesini, emerge nella sua intercessione secondo la quale dovremmo vivere una vita all’altezza della chiamata che abbiamo ricevuto in Cristo Gesù (v.1) ed è racchiusa in tre aspetti fondamentali.

- Primo (vv. 1-2) la nostra visione deve puntare al nostro cuore, il modo in cui dobbiamo essere. Paolo ci sollecita a lavorare sul nostro carattere in relazione alla nostra comunione come corpo: umiltà, gentilezza, pazienza e costanza.

- Secondo (vv. 7-16) la nostra visione deve puntare alle nostre mani, al modo in cui dobbiamo agire. Paolo ci esorta specificatamente ad usare i doni che ci sono stati dati. La chiamata in Cristo ci guida all’azione, servendo ed edificando il corpo per ottenere la piena misura della pienezza di Cristo. (v. 13)

- Terzo (vv. 17-29) la nostra visione deve puntate alla nostra mente, al modo in cui dobbiamo pensare. Paolo insiste dicendoci che dobbiamo vivere gli insegnamenti che abbiamo ricevuto, il frutto di ciò è visto come una mente rinnovata ed anche come una nuova natura che si rifletta nella trasformazione delle nostre azioni. Secondo gli standard del mondo, la vita di Paolo poteva essere vista come un fallimento, dal momento in cui si trova in prigione quando scrive e, successivamente, le sue richieste si rivelano inutili. Noi potremmo dire lo stesso delle nostre vite e chiese. Nondimeno la promessa è che se viviamo uniti nella visione, come un corpo, prendendoci cura reciprocamente dei nostri cuori, mani e menti “cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. (v. 15)” “a un uomo perfetto(v. 13)” non c’è successo più grande. Non c’è ricompensa migliore.(Edith Vilamajó)

Ringraziamento:
- Apprezziamo la tua promessa secondo la quale, se viviamo con un’unità di visione e crescita come chiesa, riceveremo una meravigliosa ricompensa.

Confessione:
- Siamo carenti di visione, Signore. Abbiamo bisogno di te dalla nostra parte, sempre.
- Ti chiediamo perdono, amato Padre, per le volte in cui non vediamo come tu vedi, non amiamo come tu ami e non sentiamo come tu senti.

Richieste:
- Aiutaci a migliorare il nostro cuore e a prenderci cura del nostro carattere in relazione con la nostra coesistenza come chiesa. Concedici più umiltà, pazienza e tolleranza.
- Aiutaci a migliorare il nostro modo di guardare ai nostri doni per servirti meglio.
- Aiutaci a pensare nella tua stessa maniera, così che possiamo avere una giusta visione di te, del tuo regno, di noi stessi, dell’umanità e della nostra missione in questo mondo.


GIORNO 8 - UNITÀ IN CRISTO

Il primo “credo” che si diffuse nella prima chiesa prese forma da una breve dichiarazione: “Gesù Cristo è il Signore” (Filippesi 2,11). Paolo vide come desiderio di Dio l’arrivo del giorno in cui tutta l’umanità avrebbe fatto questa confessione. C’è un solo Signore, ed è Gesù Cristo il Salvatore. Un solo Signore regna sulla chiesa, tutti i credenti sono sottomessi all’autorità e al servizio di dello stesso Signore.
“Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: 21 che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.” Giovanni 17,20-21

Questa è la preghiera più emozionante del Maestro, che ci rivela la più intima parte del Suo cuore. Era una vittima sull’altare del sacrificio, e nei suoi ultimi momenti il Salvatore non solo desidera la salvezza del proprio popolo, ma anche intercede per l’unità di quelle salvati, così che venendo salvati, possano essere uniti.

L’unità era così vicina al cuore del Salvatore in momenti di grande sofferenza che noi dovremmo considerarla come qualcosa di inestimabile e incalcolabile. L’unità non è automatica, ci dobbiamo lavorare, e non è semplice da ottenere. Ottenere unità richiede volontà, impegno e maturità.

Egli desidera che tutte le pecore siano riunite in un gregge sotto la propria cura. Quelli che sono stati vivificati dallo Spirito Santo e condotti ad una vitale unione con il Signore devono costruire unità. L’amore di Cristo ci costringe a non considerare nostro fratello uno sconosciuto, ma un concittadino dei santi.

Dobbiamo assicurare l’unità basata sull’amore che il Signor Gesù ci domanda di avere l’un l’altro, facendo il possibile per amare gli altri come Gesù ha amato noi. Cristo prega per l’unità della Sua Chiesa, in modo che tutti i santi siano guidati all’unità di una vita in Lui. Così sia! (Manuel Díaz)

Ringraziamento:
- Padre, grazie per tuo figlio Gesù Cristo
- Grazie perché Gesù è e sarà la persona più interessata all’unità della chiesa. Noi confidiamo nel suo piano eterno e apprezziamo la sua opera.

Confessione:
- Confessiamo che non sempre viviamo nella convinzione che tu sia il Signore di tutte le aree della nostra vita. Aiutaci a desiderare la tua signoria.

Richieste:
- Chiediamo che la tua chiesa, in tutto il mondo, riconosca la vera unità che risiede nel Nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo.
- Che possiamo ricordarci, nonostante le nostre diversità, che siamo uno e che il mondo possa vederlo.


Altre notizie

Impegno cristiano e diritti umani

Per il 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Roma (AEI), 10 dicembre 2018 – Così parla il SIGNORE:Esercitate il diritto e la giustizia; liberate dalla mano dell'oppressore colui al quale è tolto il suo; non fate torto né violenza allo straniero, all'orfano e alla vedova; non spargete sangue innocente, in questo luogo (Geremia 22,3)

Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva con 48 voti favorevoli e 8 astensioni, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Dal duro confronto emerge una condivisione di fondo che cerca di realizzare il dettato dell’articolo 1 della carta costitutiva delle Nazioni Unite: promuovere e incoraggiare il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali per tutti, senza nessuna distinzione di sesso, di razza, di lingua o di religione. Nata dalle ceneri della seconda guerra mondiale, la Dichiarazione è chiaramente uno strumento per riaffermare le fondamenta della vita, della dignità e della libertà di tutti gli uomini.
La Commissione che elabora il testo, presieduta da Eleanor Roosevelt, vede la partecipazione di personaggi di primissimo piano, ad esempio: René Cassin (giurista francese e Nobel per la pace), Peng-Chun Chang (studioso confuciano), John Peter Humphrey (giurista Canadese), Charles Malik (cristiano maronita libanese) e Jacques Maritain (filosofo cattolico francese). Il lungo processo ha garantito comunque l’interazione e l’ascolto di molte altre posizioni (religiose e ideologiche)a vario titolo rappresentate nei lavori della Commissione.

Alla fine dei lavori, quando a Maritain fu chiesto come fosse possibile tenere assieme posizioni così apparentemente divergenti e riuscire a trovare l’accordo sull’elenco definitivo dei diritti fondamentali, la sua risposta fu al tempo stesso disarmante e illuminante: “Si, abbiamo trovato l’accordo sui diritti, ma a condizione che nessuno ci chieda “perché?”.

Il testo è stato da subito pensato non come sintesi di posizioni ideologiche diverse e distanti, ma come connessione fondamentale tra culture, come strumento di convergenza tra principi che possano facilmente rilevarsi utili all’azione e alla promozione umana. Dal 1948, a partire dalla Dichiarazione, diversi organismi internazionali sono riusciti ad elaborare diversi strumenti per la promozione dei diritti umani: da quelli riferibili alle libertà (parola, stampa, religione, ecc.) ai diritti riferibili al benessere (istruzione, lavoro, salute, ecc.).Si è così costruita una rete di diritti finemente interrelata, indivisibile e interdipendente al punto da non permettere una promozione parcellizzata ed episodica dei diritti umani.

Gli articoli 2 e 18 della Dichiarazione, inoltre, precisano una categoria di diritti - libero pensiero, coscienza e religione – che fin da subito ha raccolto l’attenzione di tutti i cristiani.

La relazione tra cristiani e diritti umani è stata comunque una relazione complessa, soprattutto nel XX secolo. Complessità sostenuta da un lato dalle violazioni dei diritti umani compiute dagli stessi cristiani, dall’altro dalla convinzione (o dal pregiudizio) che tali diritti rappresentino nella migliore delle ipotesi una pericolosa forma di religione secolare, di umanismo che autocelebra le sue virtù: somiglianti più a Hobbes o Locke, più che ai tratti del Vangelo.

Il linguaggio morale e politico della dichiarazione universale dei diritti umani è stato, però, il frutto della riflessione sui diritti naturali sviluppatasi nell’alveo del pensiero giuridico dell’occidente cristiano già a partire dal Medio Evo e da allora è stato usato diffusamente da filosofi, teologi e giuristi. Da tale bacino sono emerse molte delle riflessioni, ancora oggi ritenute fondanti, che sulla base di precise coordinate bibliche rilanciano e sostanziano il pensiero e l’impegno dei cristiani (e non solo loro) per i diritti umani fino ai giorni nostri:  a) in primo luogo, i diritti umani sono una chiara affermazione della dignità umana, come donne e uomini siamo cioè tutti creati ad immagine di Dio (Gen 1,26-27; Gen 2,7; Gen 9,5-6; Sal 116,15);
b) in secondo luogo, rappresentano una solida base per l’uguaglianza di tutti gli uomini (Lc 12,24; Mt 6,26);
c) poi, i diritti umani sono un appello alla responsabilità. Invitandoci ad amare e servire il nostro prossimo, la Bibbia ci invita, infatti, ad impegnarci per gli altri e i loro diritti, anche a costo di rinunciare ai nostri (Mt 25,31-46).

In questa prospettiva sono dunque da respingere tutti quei tentativi – tipici del nostro tempo - di estendere, diluire e strattonare i diritti umani a favore di rivendicazioni egoistiche e quindi a scapito dei diritti di altri.

A 70 anni dalla Dichiarazione le comunità cristiane possono ancora essere un modello per l’intera società civile, contesti dove principi quali la dignità, la responsabilità e l’uguaglianza siano riconosciuti e onorati. I diritti umani aprono così, naturalmente, a una visione di ciò che è davvero importante, inviolabile e universalmente riconoscibile.

Come cristiani evangelici abbiamo la responsabilità di dimostrare l’amore di Cristo attraverso la predicazione del vangelo e l’impegno sociale (Patto di Losanna § 5, Impegno di Città del Capo). Il 70° della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ci sfida a fare la differenza. Ed è per questo motivo che il pensiero e l’impegno cristiano non possono dimostrarsi rinunciatari nei confronti di una delle più grandi sfide del mondo contemporaneo.

Giuseppe Rizza, coordinatore del distretto Nord-Est dell’Alleanza Evangelica Italiana; membro della Commissione socio-politica dell’Alleanza Evangelica Europea.


L’Assemblea Federale 2019 dell’Alleanza Evangelica Italiana
si terrà sabato 4 maggio 2019 a Roma.


Conosciamo le Dichiarazioni evangeliche II (24)

In questa nuova rubrica presentiamo una scheda su ciascun documento contenuto nel volume Dichiarazioni evangeliche II. Il movimento evangelicale 1997-2017, a cura di Pietro Bolognesi, Bologna, EDB 2017.

Ciascuna scheda descrive i principali contenuti delle singole dichiarazioni, nella consapevolezza che esse esprimono una varietà di sensibilità evangeliche  su cui vi possono essere valutazioni diverse (ndr).

Lettera di Smirne (2014)

La missione per la chiesa globale

Roma (AEI), 10 dicembre 2018 – La  Lettera di Smirne nasce da una consultazione della Commissione missioni dell’Alleanza Evangelica Mondiale (WEA) tenuta nel 2014. E’ un breve documento che, richiamando  lo spirito unitario dell’evangelismo contemporaneo, lancia un appello alla chiesa evangelica globale a tenere alta la tensione spirituale verso il raggiungimento del mandato ricevuto dal Signore Risorto.

Siccome la consultazione è stata organizzata in un luogo citato dall’apostolo Giovanni nelle lettere alle sette chiese (Apocalisse 2-3), questo testo biblico ha accompagnato i lavori della conferenza e ha spinto i promotori a scrivere una “lettera” alla chiesa di oggi che echeggiasse le antiche lettere dell’Apocalisse alle chiese di ieri. L’intreccio tra fedeltà alla Scrittura, dedizione a Cristo, impegno unitario, afflato cooperativo, attenzione ai sofferenti, slancio in avanti, umiltà e modestia negli atteggiamenti, coraggio nelle prove costituisce l’ossature della Lettera. Per questa natura parenetica, la Lettera si presta per essere letta e meditata anche in contesti locali come stimolo a non perdere di vista ciò che è essenziale nello svolgimento del compito che Dio ha affidato alla chiesa. (LDC)


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