Ideaitalia - Nuova serie, Anno IV · n. 40 · 19 ottobre 2020

Speciale Domenica della memoria

Il 31 ottobre 1517 Lutero affisse le 95 tesi a Wittenberg. Questa data ha un forte valore simbolico in quanto viene ritenuta, se non proprio l’inizio della Riforma protestante, almeno un suo passaggio fondamentale. Sta di fatto che dopo l’affissione delle 95 tesi, la Riforma assunse un profilo pubblico e di popolo. La Domenica della memoria (in molti Paesi chiamata “domenica della Riforma”) è allora un’occasione per ricordare la riscoperta dell’evangelo imperniata sul riconoscimento dell’autorità della Scrittura, la centralità di Gesù Cristo, la gratuità della salvezza, l’esigenza che tutta la vita sia vissuta per la gloria di Dio. Oltre a sentirsi eredi spirituali della Riforma protestante, l’Alleanza Evangelica è consapevole del fatto che l’identità evangelica possa e debba collegarsi a tutte le epoche della storia del popolo di Dio che hanno contribuito alla testimonianza fedele all’evangelo, partendo dall’età dei padri della chiesa sino ai risvegli dell’età moderna e contemporanea.

L’Alleanza Evangelica Italiana invita le chiese evangeliche a dedicare un tempo particolare in occasione dei culti domenicali del 25 ottobre o del 1 novembre. Il 2020 è un anno ricco di occasioni (centenari, anniversari) per coltivare la memoria del popolo di Dio nel corso della storia.

Scheda N. 1
La Bibbia nella trincea italiana

Il 2020 è un anno in cui fare memoria di diverse tappe della diffusione e della traduzione della Bibbia, accompagnata come sempre da opposizioni di vario genere, soprattutto nell’Italia moderna.

Si può partire da Gerolamo (331-420). Proprio nel 420, milleseicento anni fa, moriva Gerolamo, il Padre della chiesa che tradusse la Bibbia in latino. Nativo della Dalmazia, condusse una vita da monaco in giro per l’Europa, concludendola a Betlemme dove si dedicò all’opera di traduzione dei testi biblici ebraici e greci che lo ha reso celebre. La sua traduzione fu soprannominata “vulgata” perché animata dal desiderio di rendere accessibile la Bibbia al popolo in una traduzione comprensibile. L’impatto di quest’opera sulla vita della chiesa latina è stato quindi notevolissimo, costituendo per lunghi secoli la fonte principale della predicazione, dell’evangelizzazione, della catechesi e della liturgia. Il Concilio di Trento (1545-1563) la elevò a traduzione “ufficiale” della Chiesa di Roma, l’unica autorizzata ad essere impiegata. Questa decisione fu usata come arma per contrastare la diffusione della Riforma protestante che, al contrario, aveva promosso la traduzione della Bibbia nelle lingue vernacolari, proprio per renderla accessibile al popolo. La tragica ironia fu che, dal XVI secolo in poi, la traduzione di Gerolamo (che era nata con l’obbiettivo di diffondere la Parola di Dio), fu usata ed abusata per ottenere l’effetto contrario.

In epoca moderna la Bibbia per il popolo si riaffacciò solo a seguito della traduzione in italiano ad opera di Giovanni Diodati: la Scrittura in italiano cominciò a circolare tra i pochi protestanti perseguitati sparsi nella penisola. La Valtellina, per una discreta presenza evangelica, era forse il territorio con maggiore diffusione di Bibbie in italiano. Ecco perché nel nostro percorso di memoria, ricordiamo il “sacro macello” in Valtellina (1620) in cui persero la vita più di 500 persone di fede evangelica e che chiuse le porte alla Scrittura e alla Riforma in Italia settentrionale. Questo genocidio va inquadrato storicamente assieme ad altri massacri che furono condotti sempre in età moderna verso la sparuta minoranza evangelica nel nostro paese. Esso fu preceduto in Calabria dal massacro di Guardia Piemontese del 1561 (riconducibile allo “zelo” di quel cardinal Ghislieri che da sanguinario inquisitore domenicano diventerà papa Pio V) e seguito dai massacri delle Pasque Piemontesi ad opera dell’esercito del Ducato di Savoia del 1655 che portarono alla morte complessivamente circa 4-5000 valdesi. Il Sacro Macello si pone cronologicamente nel mezzo dei due, assumendo anche un significato diverso. Innanzitutto in Valtellina non morirono solo Valtellinesi e Grigioni ma anche diversi altri italiani aderenti alla fede evangelica che là si erano spostati a causa delle persecuzioni. Inoltre, va notato come col Sacro Macello furono colpiti in particolare gli Evangelici di recente conversione. Per queste ragioni esso costituisce di fatto la Notte di San Bartolomeo del protestantesimo italiano. Sul piano spirituale, questo drammatico evento storico dovrebbe ricordare al popolo evangelico contemporaneo quanto la fede in Cristo Gesù sia potente fino a rendere modesti peccatori capaci di affrontare con coraggio le peggiori tribolazioni per la testimonianza del Vangelo.

In epoca contemporanea la Bibbia per il popolo ricompare laddove entra in crisi il potere della Chiesa Cattolica: emblema di questo ritorno di diffusione della Scrittura è la Breccia di Porta Pia (1870) di cui quest’anno ricorre il 150° anniversario. Nel 1870, il 20 settembre di centocinquant’anni fa, la Breccia di Porta Pia portò alla liberazione di Roma da un potere religioso che voleva anche essere politico. Gesù Cristo (nel vangelo di Matteo 22,21) aveva insegnato a distinguere ciò che è di Dio (l’autorità religiosa) da ciò che è di Cesare (l’autorità politica), ma a Roma i due aspetti si erano sovrapposti con effetti molto negativi. Dalla Breccia di Porta Pia in poi, Roma è diventata una città più libera (e anche la capitale d’Italia). Da quella “breccia” entrarono anche le Bibbie in lingua italiana. Finalmente, la Bibbia poté essere distribuita liberamente ai romani. Una delle contraddizioni di Roma era che, pur essendo conosciuta in tutto il mondo come una città molto religiosa, la Bibbia in italiano era vietata. Gli italiani non potevano avere accesso diretto e libero alla Parola di Dio. Da allora la Bibbia iniziò a circolare nelle case e le persone poterono finalmente leggerla per conoscere la Buona Notizia di Gesù Cristo. Quella “breccia” fu anche il simbolo della speranza di un Paese libero e plurale, dove nessuna religione poteva impedire alle altre di esprimersi liberamente. Dalla “breccia” in poi, Roma ha avuto un’altra possibilità per scoprire cosa significa veramente essere una città libera. Dove la libertà religiosa non è garantita, tutte le libertà sono strozzate. 

Nel ricordare quella “breccia”, vogliamo riflettere sul bisogno che la nostra vita conosca delle “brecce”, delle aperture nuove verso un’esistenza diversa. Anche la nostra vita è oppressa da mura spesse che le impediscono di essere libera e che solo una breccia esterna può iniziare a liberare.

Scheda N. 2
Jan Comenio (1592-1670) e la riforma dell’educazione

Le scuole non possono chiudere! - è il grido che si diffonde in questi giorni nel nostro Paese. Le ragioni del grido sono molte e le più diverse ma certamente possiamo essere tutti d’accordo sul valore della scuola come luogo d’istruzione, formazione e socialità. Per riscoprirne il suo compito, la necessità e l’utilità e per avere una visione per il futuro della scuola, sarebbe bene fermarsi per fare un po’ di memoria. Certamente il popolo evangelico ne guadagnerebbe in discernimento, le famiglie evangeliche sarebbero portatrici di una visione per la scuola e i nostri studenti guarderebbero ad essa con passione e speranza.

Il 15 novembre 1670, 350 anni fa, morì ad Amsterdam Jan Amos Komensky, Comenio, teologo, pedagogista e riformatore ceco, membro dell’Unione dei Fratelli boemi (nata dall’opera di Jan Hus) di cui fu anche un pastore riconosciuto. Lutero, Melantone, Calvino con la loro predicazione biblica avevano restituito il giusto scopo e valore alle attività umane fino ad allora definite profane e ciò contribuì alla nascita di scuole popolari in tutta Europa per insegnare al popolo a leggere nella propria lingua. Comenio portò oltre questo lavoro e fu certamente il padre di una riforma dell’educazione, di una visione sistematica e integrale di essa che rifletteva sul ruolo dell’istruzione, sui suoi obiettivi e sui suoi metodi. La sua visione e la sua opera, di una vastità impressionante, ebbero un’influenza straordinaria sulla storia dell’istruzione occidentale e Dio la usò per dare un contributo significativo alla pedagogia moderna. Il suo nome è presente in ogni manuale di storia della pedagogia ma la sua opera è per lo più misconosciuta nel nostro paese e non studiata o valorizzata a sufficienza.

La vita di Comenio, rimasto orfano in giovanissima età e vissuto sempre come un rifugiato, si svolse a cavallo della Guerra dei Trent’Anni e fu segnata, fino alla fine dei suoi giorni, da miseria e morte. Nonostante la difficoltà e la precarietà continua della sua vita fu un uomo di Dio completamente dedito alla visione della riforma e mosso dal desiderio di vedere la chiesa dei Fratelli Boemi riconosciuta e libera di professare e proclamare la fede protestante nel proprio Paese. Allo stesso tempo un fuoco per una riforma dell’educazione ardeva in lui così forte che per tutta la vita scrisse a questo fine e anche quando un incendio bruciò gran parte del suo lavoro ciò non fu per lui un motivo per desistere.

Comenio era convinto che ci fosse un legame indissolubile tra la teologia e quella che oggi chiamiamo pedagogia. Furono le sue profonde convinzioni teologiche che diedero forma e sostanza al suo pensiero pedagogico: l’universalità dell’educazione, valore fondato sull’idea dell’essere umano quale creatura ad immagine di Dio; l’idea dell’unitarietà del sapere in quanto la creazione divina è buona, bella, ordinata ed armonica; l’esperienza del mondo come di un labirinto di confusione a causa del peccato, che l’educazione è chiamata a riordinare; la fonte triplice della conoscenza perché il Dio trino ne è l’autore (il libro del mondo, il libro della mente e le Scritture – il libro sacro). Comenio definì i principi e i metodi dell’insegnamento e dell’apprendimento in conformità alla natura stessa dell’uomo e delle cose come Dio le ha create, ricavando tale metodo dalla natura stessa della sacra Scrittura. Comenio valorizzò l’educazione della prima infanzia e il ruolo fondamentale della famiglia in essa.

Questi sono solo alcuni esempi, perché la vastità delle sue idee non può essere sintetizzata in poche parole. Tra le sue opere più famose è possibile leggere in italiano La Grande didattica e Il prodromo alla pansofia (in Opere, a cura di M. Fattori, Torino, UTET 1974), ma si dedicò tutta la vita anche alla stesura di libri di testo che potessero essere delle guide per gli insegnanti. Come chiesa possiamo ringraziare Dio che abbia suscitato per il bene dell’Europa un simile ingegno ma possiamo pregare per oggi che Dio esaudisca il desiderio di Comenio di vedere uomini e donne dedite al lavoro di riforma dell’educazione confidando nella dichiarazione di Cristo: “Io farò ogni cosa nuova” (Apocalisse 21,5).

Che Dio abbia pietà del secolo nostro, e apra gli occhi della mente a qualcuno[…]. Noi, Se Dio vuole, daremo un saggio del nostro tentativo nel compendio della Pansofia cristiana, con l’umile speranza che a suo tempo, per mezzo di altri, Dio mostri altro ancora.

J.A. Comenio, Opere, a cura di M. Fattori, Torino, UTET 1974, p. 240.

Scheda N. 3
Il Novum Organum e il metodo scientifico di Bacone

Nel 1620, 400 anni fa, Francesco Bacone (1561-1626) scrisse il Novum Organum, una pietra miliare per l’affermazione nel mondo moderno del metodo scientifico basato su osservazione, esperimento e induzione. Bacone era un credente. Suo padre, Sir Nicholas, era un avvocato protestante che divenne Cancelliere della regina Elisabetta. Sua madre, Ann Cooke, una devota puritana, leggeva la Patristica in latino, il Nuovo Testamento in greco ed era poliglotta. Lady Ann tradusse i sermoni del senese Bernardino Ochino (Ochines Sermons) ed ebbe modo di dialogare con numerosi teologi del tempo. La tempra di questa donna lasciò un segno sulla vita del giovane: fu lei a farle da precettrice per poi avviarlo agli studi al Trinity College di Cambridge, dove anni prima aveva ottenuto la cattedra il predicatore puritano Thomas Cartwright. Bacone era un adolescente con una grande inclinazione alla filosofia: in quegli anni, in linea con un cavallo di battaglia dei puritani, si oppose duramente allo scolasticismo in uso nelle università del tempo. Bacone soffriva il dilagare del pensiero aristotelico negli ambienti accademici, perché basato su sillogismi, metodo deduttivo ed una scarsa aderenza alla realtà. Successivamente Bacone fu introdotto agli studi giuridici al Gray’s Inn di Londra. Iniziato alla carriera giuridica e diplomatica dal padre, quando arrivò al trono Giacomo I ebbe diversi ruoli e diventò Lord gran Cancelliere: in questa posizione successivamente subì una grave condanna della Camera dei Comuni nell’ambito di una diatriba tra poteri.

Bacone scrisse anche di teologia, ma la sua vocazione fu primariamente filosofica e giuridica. Egli si cimentò in un’opera rimasta incompleta, la Instauratio Magna che nel progetto iniziale doveva constare di 7 libri. Il primo di questi (De dignitate) rappresenta una sistematizzazione delle discipline umane dentro una griglia di memoria (storia, scienza, …), immaginazione (poesia, narrativa, …) e ragione (filosofia, teologia, etc.) che echeggiano memoria, volontà, intelligenza di Agostino (De Trinitate, X, 17-19).

Nel 1620 Bacone scrisse il Novum Organum, in due parti. In antitesi con l’Organon di Aristotele e le sue astrazioni del pensiero, l’idea di fondo è quella di far aderire il pensiero umano alla realtà creata attraverso l’osservazione e l’induzione. Nella prima parte il filosofo tratta degli “idola”, gli errori che possono adombrare l’intelletto umano e che possono essere tipici del genere umano (tribus), della persona (specus), delle influenze esterne (fori) e del contesto culturale (theatri). Risuona sullo sfondo la concezione biblica del peccato. Nella seconda parte del libro Bacone delinea i passi da compiere per svolgere la ricerca dentro uno schema induttivo: tavole di presenza dove si elencano i casi in cui un fenomeno si verifica; tavole di assenza per enucleare i casi in cui non si verifica; tavole di esclusione per eliminare i casi non pertinenti; “prima vendemmia” volta ad abbozzare una conclusione ed infine un processo di raffinamenti successivi volti a raggiungere risultati stabili e confermati.

Seppure il pensiero di Bacone non sia avulso da errori, è importante perché ci fa comprendere che Bibbia e scienza non sono necessariamente in contrasto e che il protestantesimo determinò una rivalutazione e la promozione delle discipline scientifiche. Inoltre, partendo dalle riflessioni baconiane, l’approccio alle discipline scientifiche può essere svolto al riparo sia da una irragionevole e illimitata fiducia nell’intelletto (scientismo), sia da un atteggiamento di generale diffidenza. Sulla scia delle idee di Bacone, altri devoti cristiani hanno dato un contributo enorme alle scoperte scientifiche: tra i tanti ricordiamo James Clerk Maxwell (1831-1879), padre dell’elettromagnetismo.

Scheda N. 4
Abraham Kuyper (1837-1920) e la ricerca del “bene della città”

Abraham Kuyper (1837-1920) è una figura di assoluto rilievo in quell’impetuoso risveglio evangelico che caratterizzò l’Olanda a cavallo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento e i cui effetti si propagarono ben al di fuori dei confini dei Paesi Bassi. Il suo pensiero ha formato almeno cinque generazioni di teologi, filosofi, scienziati sociali, critici d’arte in tutto il mondo. Da Kuyper ha preso le mosse una vera e propria scuola di pensiero che è tutt’ora un laboratorio di idee tra i più vivaci e fecondi del cristianesimo evangelico.

Nato nel 1837, Kuyper si formò come pastore protestante, anche se successivamente lasciò il pastorato per dedicarsi alla politica come esponente del partito anti-rivoluzionario. Eletto parlamentare per diverse legislature, ricoprì la carica di primo ministro del suo paese dal 1901 al 1905. Accanto all’attività politica, proseguì infaticabile la sua vocazione di teologo e scrisse alcune opere come L’opera dello Spirito Santo (Hetwerk van den Heiligen Geest, 1888-1889), Principi di teologia sacra (Encyclopaedie derheilige godgeleerdheid,1894), i tre volumi della Grazia comune (De gemeene gratie, 1902-1905) che sono considerati dei classici della teologia calvinista e un patrimonio inestimabile di quella evangelica. Inoltre, le sue celebri Conferenze sul calvinismo tenute a Princeton negli Stati Uniti nel 1898 sono un piccolo gioiello di sintesi di una visione del mondo culturalmente ampia e radicalmente cristiana. Nella straordinaria carriera di Kuyper che fu definito “un uomo con dieci teste e cento braccia”, egli fu inoltre ispiratore e fondatore dell'Università libera di Amsterdam nel 1880 dove insegnò per molti anni e che rimane un'istituzione accademica di un certo prestigio a livello internazionale. Fu un giornalista brillante e fecondo (si pensi che ha scritto più di ventimila articoli) e un oratore trascinante.

1. La sovranità di Dio e l'opposizione frontale al “principio” della Rivoluzione francese. Per Kuyper la dottrina fondamentale che contraddistingue il calvinismo da tutte le altre forme di cristianesimo è la confessione che tutto ha avuto origine da Dio alla creazione, che tutto è mantenuto in vita per la provvidenza divina, che tutto quanto accade è decretato dalla volontà di Dio e che tutte le molteplici espressioni di vita soggiacciono agli ordinamenti che Dio ha conferito loro. La natura, le società, la storia, le culture, le nazioni, tutto è sottoposto alla sovranità di Dio per il vincolo creazionale e provvidenziale che lega ogni cosa a Dio stesso.

Per la sua portata onnicomprensiva, la sovranità di Dio assume per Kuyper una valenza cosmologica. Di qui la sua celebre frase: “non c'è un solo centimetro quadrato della nostra esistenza su cui Cristo, che è sovrano su tutto, non dica: è mio!”. Va da sé che, in quest'ottica, la vita associata e l’ambito della politica sono pensate come costitutivamente dipendenti da Dio; inoltre, viene legittimato l'impegno dei cristiani a vivere e pensare cristianamente ogni sfera della vita, politica compresa.

Kuyper vive in un periodo storico in cui la Rivoluzione francese del 1789 e soprattutto l’ideologia di quella rivoluzione esercitano una grande influenza sull’Europa intera. Kuyperera consapevole dell'esistenza di un’antitesi netta, radicale e insanabile tra il principio della rivoluzione (l’autonomia) e la confessione cristiana della sovranità di Dio. Tra i due principi, l'incomponibile diversità si gioca al livello più profondo, laddove si determinano gli orientamenti di fondo che poi si manifestano ad esempio nell'elaborazione di programmi politici e nella loro attuazione.

La lezione di Kuyper pare indicare al mondo moderno che la laicità intesa come neutralità religiosa sia in realtà un’opzione impossibile da sostenere perché o si riconosce la sovranità di Dio o quella dell'uomo in tutte le sue varianti. Il cristianesimo per Kuyper non incide solo sulla pietà personale lasciando poi al pensiero sedicente laico di strutturare la vita sociale, lo stato, la cultura e l’economia; il cristianesimo è un modo di pensare complessivo, un sistema di valori organico, una prospettiva sulla vita integrale, insomma una visione del mondo fondata sulla confessione della sovranità di Dio su ogni cosa.

2. La grazia comune e la possibilità di un’attività cristiana in una società pluralista. Non si deve ricavare l'impressione che l’approccio kuyperiano alla politica sia perseguibile solo qualora il partito d'ispirazione cristiana conquisti la maggioranza assoluta dei seggi di un parlamento e possa governare sa solo. L’Olanda di fine Ottocento ha sì una forte componente calvinista che appoggia il partito anti-rivoluzionario ma è sostanzialmente una nazione pluralista in cui formazioni politiche liberali, conservatrici, socialiste e cattoliche si contendono il consenso dei cittadini. Anzi, il partito di Kuyper è di dimensioni medio-piccole rispetto agli altri e, prima dell'avvento di “Abramo il grande” (come lo chiamavano gli ammiratori) o “Abramo il terribile” (come lo definivano gli avversari), ha un'importanza marginale nella vita politica olandese. Kuyper stipula delle alleanze in parlamento su questioni di legislazione sociale con i socialisti, sulla riforma della scuola, con i cattolici ed è proprio con il partito cattolico che in seguito forma la coalizione che sosterrà il suo governo.

La sua idea della perenne antitesi tra visioni del mondo radicalmente disomogenee non gli impedisce di dialogare, confrontarsi, stabilire delle convergenze, concordare dei programmi minimali e costituire dei fronti comuni con i partiti d'ispirazione diversa da quella cristiana. Per Kuyper, l'attività cristiana in ogni campo, pur consapevole delle antitesi tra i propri principi e quelli degli altri, ha comunque un ruolo da svolgere nell'ambito della dialettica propria di una nazione pluralista, multiculturale e multireligiosa. Questa possibilità è radicata nella dottrina della grazia comune, che insieme alla dottrina della sovranità di Dio, modella la sua azione politica e culturale. Tale dottrina asserisce che la grazia di Dio opera non solo in modo speciale o particolare a favore dei credenti donando loro la salvezza, ma anche in modo comune o generale ponendo dei freni agli effetti devastanti del peccato e permettendo il perseguimento del bene nella società anche da parte di coloro che non confessano la fede in Dio. Ciò permette a Kuyper di collocarsi in modo responsabile nell'arena politica senza atteggiamenti di stampo manicheista e con il desiderio di contribuire al “bene della città” secondo le parole del profeta Geremia (29,7) con il concorso delle altre forze politiche.Al centro della visione kuyperiana è la società civile, nella sua diversità e nella ricchezza di espressioni, che deve emergere e fiorire.

Per approfondire:

Opere di Kuyper in italiano:
Lezioni sul calvinismo. Le Stone Lectures, Princeton 1898
, Caltanissetta, Alfa & Omega 2020;
“Grazia speciale e grazia comune”, Studi di teologia NS XVI (2004) N. 32, pp. 169-173;
“Sovranità di sfere”, Studi di teologia NS XXXII (2020/1) N. 63, pp. 44-65.

Studi su Kuyper:
J. Bratt, Abraham Kuyper. Calvinista moderno, cristiano democratico, Firenze, BE Edizioni 2018;
AaVv, “Abraham Kuyper (1837-1920)”, Studi di teologia NS XXXII (2020/1) n. 63.

Come usare il materiale di questo inserto

Il seguente è un modo con cui può essere organizzato l'incontro o il culto della Domenica della memoria. Si tratta evidentemente di un suggerimento che può essere utilizzato con una certa elasticità.

  • Benvenuto. Si rievoca il senso dell'incontro che mira a sottolineare il valore della fedeltà di Dio nel tempo e del combattimento cristiano

  • Canto

  • Letturabiblica

  • Preghiera

  • Rievocazione storica (secondo una delle schede fornite)

  • Canto

  • Rievocazione storica (secondo una delle schede fornite)

  • Preghiera

  • Inno di consacrazione

  • Benedizione

(A cura di Lucia Stelluti, Giacomo Ciccone e Leonardo De Chirico)

Non dimenticare di ascoltare e diffondere il podcast di Ideaitalia
https://ideaitalia.buzzsprout.com/


A cura dell’Ufficio stampa dell’Alleanza Evangelica Italiana
Tel. redazione: (+39) 333 8558174
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Redazione: Lucia Stelluti, Chiara Lamberti, Leonardo De Chirico, Giovanni Marino, Stefano Bogliolo, Sergio De Blasi, Carine Francq.

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