Giornata Internazionale di preghiera per la chiesa perseguitata

IDOP 2017

Dalla cenere alla gloria

La persecuzione è una realtà per milioni di cristiani nel mondo. Ogni giorno c’è chi viene molestato, picchiato, discriminato, imprigionato ed anche ucciso. Qual è la colpa che scatena simili giudizi su di loro? La loro fede sincera nel Signore Gesù Cristo. I cristiani perseguitati sono deboli e spesso invisibili. Non hanno concrete possibilità per far sentire la propria voce al mondo cosiddetto libero. Loro soffrono in silenzio e noi abbiamo la responsabilità di interrogarci se da qui è possibile aiutarli.

La Bibbia (Ebrei 13,3) indica ai cristiani di identificarsi con coloro che soffrono, pregando come se fossero essi stessi a subire la persecuzione. È una sollecitazione a combattere e resistere insieme a loro. Preghiamo quindi, come se fossimo là con loro!Ricordiamoci di chi è perseguitato e nel bisogno! Difendiamo la causa dell’oppresso. Mobilitiamoci, come se fossimo là con loro.

La vita è dura per i nostri fratelli e sorelle perseguitati e non siamo in grado di comprendere fino in fondo la loro sofferenza. Sappiamo però che è reale. Siamo anche consapevoli con loro che, nella sofferenza, nella paura, nella fame, rimangono ferme le promesse di Dio. La vita cristiana è un viaggio “dalla cenere alla gloria”, durante il quale Dio non ci abbandona e continua a far avanzare il Suo Regno.

Anche per questi motivi ti invitiamo ad unirti a noi il 12 ed il 19 novembre, per pregare insieme a milioni di altri cristiani nel mondo, alzando la voce a favore di chi soffre per la propria fede in Gesù Cristo e ringraziano Dio per la sua fedeltà

La Commissione per la libertà religiosa dell’Alleanza Evangelica Mondiale

In diverse città italiane l’Alleanza Evangelica Italiana si unirà alla voce di milioni di cristiani in tutto il mondo. Ti invitiamo a consultare le pagine del nostro sito (www.alleanzaevangelica.org) per sapere qual è il posto più vicino a te per partecipare a questa grande occasione per manifestare l’unità e la solidarietà cristiana.

Iran

Le comunità cristiane
La popolazione iraniana si aggira attorno agli 80 milioni di abitanti, dei quali il 90% sono sciiti ed il 9% sunniti. Il restante 1% è composto da cristiani armeni e siriaci. Si tratta di comunità cristiane cosiddette indigene che tendono a preservare le proprie tradizioni culturali e linguistiche, ma che negli ultimi anni sono diminuite a causa dell’emigrazione. Gli altri cristiani non hanno uno status ufficiale. In genere si tratta di persiani provenienti dalla fede musulmana, il cui numero cresce considerevolmente. Stime approssimative, ma verosimili indicano un incremento in termini di centinaia di migliaia in pochi anni.

Il contesto giuridico
La costituzione definisce l’Iran come uno stato islamico e stabilisce la legge islamica come base di qualsiasi legislazione. Solo alcune delle altre religioni, come il cristianesimo, il giudaismo e lo zoroastrismo, sono riconosciute come minoranze, godendo quindi del diritto formale di essere rispettate se non agiscono contro l’Islam o la Repubblica Islamica dell’Iran. Esse possono avere propri rappresentanti in parlamento e praticare i propri riti in forma privata.

I punti critici
Dal 2011, le chiese riconosciute ufficialmente sono sottoposte a crescenti controlli e restrizioni.Si cerca di evitare soprattutto il passaggio di persiani dall’Islam al Cristianesimo. Per esercitare un controllo più efficace si impedisce l’utilizzo della lingua farsi nelle attività della chiesa. Le chiese domestiche sono ritenute pericolose e dannose per la società e per questo motivo molti cristiani vengono arrestati con imputazioni di tipo politico, anche se è evidente la matrice religiosa della repressione.
Le restrizioni della libertà religiosa non si limitano alle tre religioni ufficialmente tollerate, ma si estendono in maniera ancora più oppressiva al qualsiasi minoranza ritenuta pericolosa per gli equilibri politici e religiosi della nazione.
Chiunque scelga di lasciare l’Islam va incontro a forti pressioni da parte della società ed anche della stessa famiglia di appartenenza. Per questa ragione molti iraniani tendono a lasciare la nazione.

Preghiamo per
- Le autorità affinché governino con giustizia e saggezza
- La testimonianza dei cristiani nell’annunciare la buona notizia di Gesù
- Forza e protezione per il crescente movimento delle chiese domestiche
- Giustizia e libertà per i cristiani accusati ingiustamente ed imprigionati
- Crescita della libertà religiosa

Siria

Le comunità cristiane
Nel 2011, prima dell’inizio del conflitto, la popolazione della Siria era stimata intorno ai 23 milioni. Etnicamente e religiosamente è molto varia essendo composta per il 74% da Sunniti, 13% da Alawiti ed altri gruppi musulmani, 3% da Drusi e circa 10% da cristiani. Una piccola parte delle chiese ortodosse, cattoliche e protestanti sono riconosciute ufficialmente. Lo spostamento massiccio dei siriani a causa del conflitto, ha colpito tutte le comunità religiose, compresa quella cristiana.

Il contesto giuridico
Il conflitto in corso ha causato un evidente deterioramento del ruolo della legge in tutto il paese. La costituzione del 2012 stabilisce la legge islamica come fonte principale di legislazione. Essa inoltre afferma il principio di non-discriminazione, incluso quello per motivi religiosi, ed obbliga lo Stato al rispetto di tutte le religioni garantendo la libertà religiosa.
Le organizzazioni religiose devono registrarsi ufficialmente e sono controllate dal governo. I gruppi religiosi riconosciuti dal governo beneficiano di facilitazioni di diverso tipo, compresa l’esenzione dal pagamento delle tasse. Il proselitismo e la promozione di idee religiose sono fortemente limitati, così come la possibilità di abbandonare l’Islam per altre religioni ed i matrimoni di donne musulmane con uomini di altre fedi.

I punti critici
Le comunità cristiane affrontano molteplici sfide a causa del conflitto in corso. Nelle aree del paese maggiormente controllate dal governo, i cristiani godono di uno status relativamente positivo, pur essendo limitati dalle leggi che vietano il proselitismo. Il fatto che i cristiani siano considerati come un gruppo favorevole al regime, pur non essendo sempre vero, causa problemi e pericoli nelle aree controllate dai gruppi di opposizione. Spesso essi subiscono attacchi, rapimenti con richieste di riscatto, appropriazione di beni e minacce di morte. La costrizione a diventare musulmani e l’imposizione di tasse ingiuste, provoca spesso la fuga dei cristiani siriani verso l’Europa.

Preghiamo per
- Pace, giustizia, ristabilimento della legalità e garanzie di pluralismo
- Una soluzione sostenibile per i milioni di profughi fuggiti dalla Siria
- Sapienza e coraggio per le guide delle chiese nel contrastare l’ingiustizia ed il male
- Fedeltà nell’annuncio della buona notizia di Gesù da parte dei cristiani
- La capacità dei cristiani di essere agenti di pace e riconciliazione

Sudan

Le comunità cristiane
La popolazione del Sudan è di circa 36 milioni. Approssimativamente il 97% è musulmano sunnita ed il restante 3% è cristiano. Le chiese riconosciute ufficialmente sono composte da denominazioni ortodosse, cattoliche e protestanti. Le comunità cristiane sono diminuite significativamente nel 2013, dopo la divisione della nazione in Nord e Sud Sudan, quando molti abitanti cristiani del nord furono costretti per legge a trasferirsi nel sud.

Il contesto giuridico
La costituzione provvisoria del Sudan stabilisce la legge islamica ed il consenso popolare come fonte del diritto. È riconosciuto il principio della libertà religiosa, ma nella pratica non è rispettato. La blasfemia, la diffamazione religiosa ed il proselitismo cristiano sono strettamente proibiti
L’apostasia è ritenuta un crimine grave e viene punita con la prigione o con la morte, in caso mancata abiura. Nel 2013 il ministro per gli affari religiosi ha confermato la validità delle restrizioni, avendo considerato la loro efficacia per la diminuzione di cristiani nella nazione.

I punti critici
I cristiani sudanesi affrontano continuamente forti pressioni. Le comunità cristiane riconosciute ufficialmente, sono state gradualmente marginalizzate e la loro libertà di culto è fortemente ostacolata, soprattutto negli ultimi anni, tramite la confisca o la distruzione di edifici, la chiusura forzata di istituzioni, l’espulsione di immigrati cristiani, l’imprigionamento di pastori. Dal 2016 ad oggi, il governo ha programmato la demolizione di 27 edifici appartenenti a comunità cristiane, lasciando numerosi cristiani senza luoghi di culto. Il semplice sospetto di colpevolezza è un elemento sufficiente per procedere all’arresto. I sudanesi che lasciano l’Islam devono affrontare pesanti sanzioni, che vanno dalla confisca dei beni fino alla pena di morte.

Preghiamo per
- le autorità. Che governino con saggezza e giustizia, per promuovere la pace;
- i cristiani. Che, nonostante le pressioni, restino forti nella fede e nella testimonianza;
- i leader delle chiese. che resistano alle opposizioni con pazienza
- la fine delle confische e delle demolizioni da parte del governo, affinché i cristiani sudanesi abbiano accesso a luoghi di culto sicuri
- i responsabili delle campagne di odio contro i cristiani. Che si pentano e rinuncino alle proprie azioni
- il popolo sudanese. Che ascolti la buona notizia di Gesù Cristo

Yemen

Le comunità cristiane
La popolazione dello Yemen è stimata attorno ai 26 milioni di abitanti, per il 99% di religione musulmana. Le piccolissime comunità cristiane sono composte soprattutto da lavoratori immigrati, provenienti dall’occidente. Gli unici edifici cristiani sono anglicani e cattolici nella zona di Aden. In altre aree del paese le attività di culto diverse da quelle islamiche hanno luogo in case private, ma le stesse comunità che le svolgono stanno sensibilmente diminuendo negli ultimi anni, a causa del protrarsi di un lungo conflitto. Esiste un piccolo movimento di comunità cristiane composte da yemeniti ex-musulmani, ma non è riconosciuto ufficialmente .

Il contesto giuridico
Anche prima del conflitto attualmente in corso, il ruolo della legge era molto debole e soggetto a differenti interpretazioni a causa delle varie tradizioni tribali presenti nella nazione. La costituzione del 1994 stabilisce l’Islam come religione di stato, quindi la legge islamica è ritenuta l’unica fonte per qualsiasi tipo di legiferazione.
La costituzione tutela il principio di non-discriminazione, protegge la libertà di pensiero e di espressione, stabilisce l’inviolabilità dei luoghi di culto. Sono proibite sia la diffamazione religiosa, sia la bestemmia, ma anche qualsiasi forma di proselitismo diverso da quello islamico. L’apostasia è un reato criminale, punibile con la morte dell’apostata che rifiuta di ritrattare. Sono assolutamente proibiti i matrimoni tra donne musulmane e fedeli di altre religioni. Gli immigrati sono generalmente liberi di praticare culti non islamici, ma solo in privato.

I punti critici
I cristiani fanno fronte a pressioni molto forti soprattutto a causa dell’instabilità politica e della scarsa applicazione delle leggi. Chi tenta di lasciare l’Islam deve affrontare forti pressioni sociali, che in alcuni casi includono reazioni violente da parte dei familiari. Sebbene negli ultimi anni non si registrino casi di esecuzioni capitali per apostasia, secondo il codice criminale, quest’ultimo reato meriterebbe la morte. Le azioni di repressione, condotte soprattutto dai gruppi estremisti come al-Qaeda e Daesh, sono orientate soprattutto contro gli yemeniti che abbandonano l’Islam e non contro i cristiani immigrati per lavoro. A questi ultimi è assolutamente impedito di svolgere attività di proselitismo.
Dal rapporto di un inviato speciale dell’ONU, stilato nel luglio di quest’anno, si legge: “La situazione umanitaria nello Yemen è spaventosa. Le persone soffrono a causa della guerra, della fame e del colera. Non c’è una sola emergenza ma una serie di situazioni complesse che colpiscono più di 20 milioni di persone ed i cui effetti si sentiranno a lungo dopo la fine della guerra”
Un credente yemenita ha scritto questa testimonianza: “Prima di questa guerra molte chiese domestiche dipendevano dai cristiani stranieri. I cristiani locali non potevano accedere ad una formazione teologica e difficilmente crescevano in capacità ed assunzione di responsabilità. Ora che gli stranieri sono andati via, dobbiamo fare da soli. All’inizio sembrava che tutto sarebbe finito, ma successivamente alcuni hanno assunto delle responsabilità ed ora guidano con coraggio e fedeltà la chiesa del Signore”

Preghiamo per:
- La pace, la giustizia e lo stato di diritto da stabilire in tutto lo Yemen
- L’aiuto umanitario ed il supporto per raggiungere tutti coloro che ne hanno bisogno
- La soppressione di gruppi ed ideologie estremiste che danneggiano tutto il popolo dello Yemen
- La forza e la protezione per i movimenti crescenti delle chiese domestiche
- La saggezza e la guida per i cristiani in tutti gli aspetti della loro vita e testimonianza
- La possibilità per molti yemeniti di ascoltare e rispondere alla buona notizia dell’Evangelo

Alcuni brevi aggiornamenti su situazioni per cui abbiamo pregato durante questo anno

Nigeria. Dal gennaio di quest’anno, uomini armati nascosti nelle campagne, hanno ucciso più di 200 persone e ferito oltre 500 nelle aree a maggioranza cristiana di Narasawa.

Turchia. Il cittadino statunitense Andrew Brunson continua ad essere imprigionato con l’accusa ingiusta di terrorismo.

Sri Lanka. Dal 2015 sono stati registrati circa 200 casi di persecuzione, incluse le costrizioni a chiudere 49 locali di culto cristiani

Malesia. Il pastore Raymond Koh è scomparso all’inizio di febbraio. Insieme a lui, molti altri pastori sono introvabili da mesi

Egitto. Molti cristiani sono stati uccisi, compresi i 7 nella città di al-Arish, nel febbraio scorso, di cui si sono occupati i media internazionali.

Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui (1 Corinzi 12,26)