La laicità calpestata del crocifisso

La sentenza del giudice dell’Aquila che ordina la rimozione del crocifisso dall’aula scolastica in cui c’è un bambino di famiglia islamica ha riproposto vecchi e irrisolti problemi della laicità nel nostro Paese. Al dilà del fatto che il pronunciamento del giudice sia fondato o meno da un punto di vista giuridico, s’impongono comunque due riflessioni di carattere generale. La prima ha a che fare con l’invadenza persistente della Chiesa cattolica nelle istituzioni pubbliche. Il fatto che uno dei simboli del cattolicesimo sia imposto con forza giuridica nei luoghi statali è indice di una malcompresa distinzione tra cultura religiosa e laicità delle istituzioni. Il crocifisso può essere esposto nelle case private, nelle scuole e negli edifici cattolici o di chi lo voglia esporre, ma i luoghi dello stato laico devono essere privi di simbologie religiose. Ciascuno esponga i suoi simboli a casa sua, ma lo stato che è la casa di tutti non può sposarne alcuno.

La Chiesa cattolica fa la battaglia per il pluralismo educativo a favore delle scuole cattoliche, ma si guarda bene dal recedere dalle posizioni di privilegio di cui gode nella scuola pubblica (cioè l’insegnamento confessionale pagato con i soldi di tutti i contribuenti). La sua politica continua ad essere animata da questa contraddizione di fondo. Se la scuola è statale e se lo stato è laico perché voler mantenere i privilegi di uno stato confessionale che, grazie a Dio, non c’è più? Se la maggioranza dei cittadini è favorevole al crocifisso, se lo esponga a casa, ma si lascino stare i locali pubblici. La seconda riflessione riguarda la minoranza islamica nel nostro Paese. Tutta la polemica è stata innescata da una denuncia di un genitore di religione islamica (Adel Smith) che si è fatto paladino della laicità della scuola. Si potrebbe dire: da che pulpito viene la predica! Un musulmano integralista si batte per la laicità della scuola quando nei Paesi islamici non si sa nemmeno cosa sia la laicità e, peggio ancora, si calpesta la libertà religiosa. Perché il sig. Smith non si fa portavoce dei valori di laicità nei Paesi islamici dove vengono negati i più elementari diritti alla libertà religiosa? Che i musulmani in Italia si impegnino a chiedere la reciprocità nei loro stati di provenienza, cioè che la libertà di cui godono le minoranze religiose in Occidente sia estesa alle minoranze religiose nei loro Paesi. E’ troppo facile fare il laico in Occidente, quando si è integralisti nei Paesi di provenienza! Che anche in questi stati sia data piena libertà religiosa e non siano più discriminati i cristiani.

Solo così,i musulmani in Italia avrebbero l’autorevolezza morale di condurre una battaglia per la laicità della scuola e per circoscrivere l’invadenza della Chiesa cattolica nella vita pubblica del nostro Paese. Infine, gli evangelici dovrebbero provare un certo imbarazzo di fronte a questa battaglia condotta da un solo cittadino, straniero per giunta. Indipendentemente dal fatto che risulti vincente o meno, è necessario riflettere. Il mondo evangelico è debole in termini di confronto pubblico e di proposta culturale, non perchè sia una minoranza, ma perchè è senza forza a causa delle divisioni interne, nelle quali ognuno crede di avere in assoluto la gestione della Verità. Riflettiamo e corriamo ai ripari.

Siamo ancora in tempo per cambiare e per servire meglio il Signore nel nostro Paese.

Past. Roberto Mazzeschi
Presidente dell'Alleanza Evangelica Italiana