La libertà religiosa di chi è minacciata?

Di per sé, il discorso che oggi il Papa ha rivolto al nuovo ambasciatore italiano presso il Vaticano appartiene ad una liturgia istituzionale che può interessare o meno. Siccome, però, il centro del discorso di Ratzinger riguarda la libertà religiosa in Italia, esso tocca corde sensibili anche a cittadini italiani e comunità religiose non cattoliche. In particolare, interessa le chiese evangeliche che, tra l’altro, ritengono la promozione della libertà religiosa come prioritaria nell’agenda pubblica del Paese e che, nella fattispecie dell’Alleanza Evangelica Italiana, hanno organizzato una marcia per la libertà religiosa proprio pochi mesi fa a Roma.

In sostanza, il Papa ribadisce l’idea che, con i Patti Lateranensi ed il Concordato, la Chiesa cattolica non vuole “ottenere potere, privilegi o posizioni di vantaggio economico e sociale”, né intende “sconfinare dall’ambito che è proprio della missione assegnata dal Divino Fondatore alla Sua comunità in terra”. È convinto che l’attuale assetto del rapporto Italia-Vaticano sia, oltreché legittimo, doveroso. Semmai, avanza l’idea che, sul fronte della libertà religiosa, la Chiesa cattolica in Italia è tra i soggetti minacciati, vedi ad esempio le polemiche sull’esposizione del crocifisso.

Per cittadini italiani appartenenti a “culti ammessi”, è curioso (ri)leggere le convinzioni della Chiesa cattolica sulla situazione italiana. Ci si trova di fronte ad una percezione della realtà diametralmente opposta. Che la Chiesa cattolica si senta addirittura minacciata suscita un moto di amara ilarità. È come se il Papa avesse il prosciutto sugli occhi e fosse ingabbiato mentalmente e spiritualmente al punto da “costruire” una propria (falsa) realtà che è impenetrabile all’evidenza.

Proprio nei giorni in cui la Chiesa sembra favorire la “stabilità” del governo e si mostra contraria al “laicismo” delle opposizioni, anche di centrodestra, e si prodiga affinché questo disegno si attui politicamente. Come si fa a dire che la Chiesa non sconfina nella vita dello stato? Proprio nei giorni in cui la scuola pubblica è soggetta a tagli brutali, che però, guarda caso, non riguardano l’insegnamento della religione cattolica. Come si fa a dire che la Chiesa non vuole privilegi? L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma il risultato non cambierebbe. L’evidenza non serve se le cose sono viste in chiave difensiva e legittimante, a prescindere dall’analisi della realtà.

Non resta che continuare ad impegnarsi affinché in Italia sia introdotto un sistema che riconosca e tuteli la piena libertà religiosa per tutti i cittadini e per tutte le confessioni, superando schemi del passato e aprendosi ad assetti avanzati di pluralismo e laicità. Troveremo le istituzioni italiane attente a questo progetto?

Sin qui, esse sono state più acquiescenti alle gerarchie cattoliche che non interessate a dare attuazione alla Costituzione repubblicana.

Roma, 17/12/2010