Bene la sentenza del TAR, ma la scuola deve essere veramente pluralista

Gli insegnanti di religione cattolica (IRC) non possono partecipare a pieno titolo agli scrutini e i crediti formativi acquisiti per la frequenza dell'IRC non valgono. Questo, in sintesi, è il contenuto della sentenza del TAR del Lazio.

Detta sentenza riconosce un dato di realtà: cioè che l'IRC è un insegnamento confessionale (anche se blindato ai sensi del Concordato e pagato coi soldi di TUTTI i contribuenti!) e come tale non può rientrare nel giudizio complessivo di un alunno della scuola pubblica e statale. La sentenza pone dei legittimi paletti all'invadenza della chiesa cattolica nella scuola dello stato e dà una scossa all'acquiescenza della politica alle rivendicazioni della stessa nelle istituzioni pubbliche.

Bene ha fatto il TAR a difendere un elementare principio di laicità dello stato. Ma non basta. Resta l'anacronismo storico, giuridico e culturale dell'IRC: un insegnamento confessionale in una scuola pubblica e pagato dallo stato.

Le religioni non hanno bisogno di posizioni di privilegio sociale o di rendita di potere. In un quadro di libertà religiosa compiuta, la laicità è il sistema che rispetta la distinzione tra sfera dello stato e sfera delle confessioni religiose. Quando nel nostro Paese si faranno altri passi in avanti in questa direzione?

Roma, 13 agosto 2009