I paradossi del vilipendio

Nel mese di maggio 2005, la Corte costituzionale ha parificato il trattamento delle religioni per quanto riguarda il reato di vilipendio. Questo significa che, davanti alla legge, non ci sono religioni di serie A e religioni di serie B, ma tutte le religioni hanno diritto alla stessa tutela giuridica. Mentre nel nostro Paese si è affermato un principio di civiltà giuridica, il reato di vilipendio è stato recentemente evocato nei confronti di Oriana Fallaci per alcune sue espressioni sull'islam in quanto sono state considerate penalmente perseguibili.

Senza entrare nel merito delle opinioni in questione, suscita sconcerto che la libera espressione del pensiero sia affrontata con lo strumento del diritto penale da chi non la condivide. Sulle religioni, le passioni possono essere forti, ma, a meno di offese rivolte a persone o a luoghi di culto, il dibattito, per quanto acceso, deve mantenersi sul piano della dialettica e dell'argomentazione. Un'opinione sull'islam può essere controbattuta con la libera circolazione delle idee (anche opposte e contrastanti) senza dover ricorrere ai tribunali. In Italia, questa libertà è garantita.

Ulteriore imbarazzo deriva dal fatto che a sollevare la questione del vilipendio siano esponenti radicali di una religione che, dove è maggioranza politica, molto spesso soffoca la libertà religiosa. Mentre in Italia, esiste la libertà di religione e di pensiero, in molti Paesi a maggioranza islamica, la stessa libertà non è garantita alle minoranze. Perché? Coloro che vogliono portare in tribunale chi sostiene idee diverse dalle loro, si facciano un esame di coscienza e promuovano la libertà di espressione nei Paesi islamici per tutti.

Lasciamo perdere il vilipendio alla religione e impegniamoci piuttosto a promuovere la libertà religiosa e di espressione per tutti.

Past. Roberto Mazzeschi

(Presidente dell'Alleanza Evangelica Italiana)

8/6/2005